III.

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Igiorni e le settimane passarono. Alain continuava a lavorare nellaGuardia francese, mentre Evelyn tagliava la stoffa in sartoria. Orache avevano due salari, potevano mangiare di più, non molto, perchéle tasse erano sempre a livelli astronomici.

Ormaiil ricordo del tentato stupro stava svanendo nella sua memoria. Oalmeno lei cercava di dimenticarlo, con tutte le sue forze. Alaindopo quel giorno non l'aveva più toccata. Ma non perché gli facesseribrezzo il suo corpo quasi violato da degli stupratori. Ma per nondestare in lei il ricordo di quel tragico pomeriggio. Jean l'avevasalvata. Sapeva che l'amava, ma sapeva anche che non l'avrebbe maisfiorata. Era un suo amico leale e non l'avrebbe mai tradito.

Evelynsi trovava sulla soglia dei vent'anni, e il desiderio di avere unfiglio ardeva in lei. Quando vedeva i bambini che correvano, urlavanoe giocavano a nascondino per le strade, una mano invisibile lestringeva il cuore.

Ungiorno ne parlò con Alain.

<<Alain...>>

<<Dimmi.>>

<<Hai mai pensato di avere un figlio?>> gli chiese senza troppigiri di parole. Alain le sorrise.

<<Sì, ci ho pensato. - Ma per non illuderla aggiunse: - Ma questi nonsono i tempi giusti per mettere al mondo dei bambini. Dobbiamopensare al loro bene. La Francia ora non è il posto adatto percrescere i nuovi nati.- La strinse forte a sé. - Quando tutto questosarà finito ne potremo avere quanti ne vorremo, te lo prometto.-Evelyn annuì più incoraggiata. - Ora è tardi Evelyn, andiamo aletto.>> Si coricarono ma non dormirono. Evelyn si agitava nelletto, travolta dai suoi pensieri. Sembrava che anche Alain nonriuscisse a prendere sonno.


Eral'aprile 1789.

unamattina, tre Guardie Reali arrivarono al galoppo, strepitando diavere un annuncio da parte del re. La notte prima, Alain non erastato in servizio, e perciò il mattino si trovava a casa al momentodella notizia.

Idue giovani si precipitarono sul lungofiume e si unirono alla follache si accalcava intorno ai soldati.

<<Cittadini - urlò uno, per farsi sentire meglio. - con la presente,re Luigi XVI annuncia l'assemblea degli Stati Generali, prevista perla giornata del 5 maggio 1789.>> A queste parole mille cappellivolarono in aria accompagnati da acclamazioni di gioia. Alain eEvelyn si abbracciarono e abbracciarono anche i loro vicini e i loroconoscenti che si trovavano con loro. Finalmente il re li avrebbeascoltati, avrebbe conosciuto la miseria che imperava su Parigi esull'intera Francia. Un lume di speranza aveva acceso l'interapopolazione parigina.

Alaine Evelyn tornarono nel loro appartamento ebbri di felicità. Eranocosì pieni di gioia, che fecero l'amore dopo tanto tempo di tensionee ansia. Mentre giacevano a letto, stretti in un abbraccio, qualcunobussò alla porta. Alain e Evelyn si rivestirono in fretta e ilgiovane andò ad aprire. Evelyn sentì la voce di Jean. I due siscambiarono qualche frase, poi si salutarono. Alain chiuse la porta etornò in camera.

<<E' stato deciso che la Guardia cittadina sorveglierà le portedell'hotel dea Menus-Plaisirs,dove si riuniranno gli Stati Generali.>>

<<Ma potrebbero impiegare giorni prima che i tre ordini giungano ad unaccordo, o forse settimane.>>

<<Esattamente.- Alain sospirò. Sembrava molto triste. - Questosignifica che per giorni non ci potremo vedere...>> Gli occhidi Evelyn si velarono di lacrime.

<<Ci vedremo presto Evelyn. - Le asciugò le guance con i pollici. -Oggi sono in servizio.>>

<<Non puoi restare a casa?>> La felicità dell'annuncio del re siera già dissipata. Dalle strade si levavano risate e clamori digioia come da molto non se ne sentivano. Ma Evelyn non condividevapiù quell'allegria. E nemmeno Alain.

<<Lo sai che non posso.>> La guardava sofferente. Nemmeno a luipiaceva stare lontano a lungo dalla sua Evelyn, ma dopotutto quellaera il suo dovere. Evelyn annuì. << Ci vediamo presto.>>Alain uscì, e poco dopo anche la giovane lo seguì. Doveva andare insartoria. Passava per strade gremite di gente felice e ubriaca digaiezza e anche di vino. Cercava di evitare i vicolo o le scorciatoieper non rischiare di incappare in delinquenti.

Avrebbepreferito percorrere il tragitto in compagnia, magari con Alain, cosìsi sarebbe sentita più sicura. Il suo desiderio non tardò adavverarsi, anche se non esattamente come lei aveva sperato.

<<Ciao Evelyn. >> disse Jean, accostandolesi accanto.

<<Ciao Jean.>>

<<Stai andando al lavoro?>> le domandò Jean con un sorrisoinnocente.

<<Ti dispiace se ti accompagno?<< Evelyn scosse la testa. Erasincera. Sebbene avesse preferito la compagnia di Alain, ora sisentiva comunque al sicuro. Inoltre Jean era armato e l'avrebbedifesa nuovamente se fosse successo qualcosa.

<<Sei di servizio?>> gli domandò. Jean fece segno di sì con latesta. Rimasero in silenzio per alcuni istanti. Quando il silenziodivenne opprimente, Jean decise di dire qualcosa.

<<Il re ha decretato la riunione degli Stati Generali.>>

<<Sì, lo so.>>

<<Era ora no?>> Evelyn sorrise.

<<Evelyn io...>>

<<Lo so.>>

<<Lo sai?>> La guardò con gli occhi sgranati.

<<Sì Jean. Lo so che mi ami. L'ho sempre saputo.>>

<<Allora perché non mi hai mai dato una possibilità?>> C'erauna nota lamentosa nella sua voce che irritò Evelyn.

<<Perché io amavo e amo tutt'ora Alain.>>

Jeanannuì mestamente. Poi si fermò e anche Evelyn vedendo che l'amiconon si muoveva si arrestò. Jean la guardava con una certadeterminazione nello sguardo che le ricordò Alain e la feceavvampare.

<<Dimmi la verità Evelyn. Se non ci fosse stato Alain, ti sarestiinnamorata di me?>>

Evelynsospirò. Non voleva creargli false illusioni. Dopotutto era suoamico e gli voleva bene.

<<No Jean. - disse infine. - Tu per me sei sempre stato solo unamico.>>

Glivoltò le spalle e si avviò verso la sartoria. Dietro di lei sentivagli occhi di Jean che le trafiggevano la schiena come pugnali.


1789Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora