3. - Eve

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Quel che importa non è la nostra vittoria,
bensì la nostra resistenza.

- François Mauriac


DOMINIC.




- Allora, l'hai uccisa oppure no? - era la domanda che Rebecca, mia sorella, mi stava rivolgendo da più di un'ora e io stavo seriamente cominciando ad innervosirmi. Sentir ripetere quella domanda era snervante, ma la mia cara sorellina non aveva tutti i torti: non le avevo ancora fatto onore di una risposta. Mi limitavo a rimanere in silenzio, scuotendo piano la testa. Le avevo spiegato nei minimi dettagli ciò che avevo visto, ma lei non mi credeva, o forse non riusciva a capacitarsene. In fondo, neanche io ci riuscivo.
Nell'appartamentino rustico che avevamo affittato temporaneamente la tensione era palpabile.
- La sua anima non è pura - ripetei per la milionesima volta. Lo dissi quasi come una cantilena, con voce monotona e stanca.
Rebecca sbuffò.
- E' impossibile - ribatté, di nuovo. Invece non mi ero sbagliato - assolutamente - avevo centrato appieno il mio bersaglio. L'unico problema era che non me l'aspettavo in quel modo totalmente sbagliato.
- Consegnaci l'anima mortale più pura sulla Terra - avevano ordinato i Superiori. - E riavrai indietro il tuo angelo. Non diremo niente ai Figli del Paradiso e, se tu adempirai a questo compito, non daremo inizio ad una nuova guerra -
- Come farò a rintracciarla? - avevo chiesto, allora. Non mi era mai piaciuto scendere a patti con i Superiori - un pugno di demoni che controllava l'Inferno sotto conto di Lucifero - ma lì si trattava di Eve. Eve, l'angelo che amavo più di ogni altra cosa e che mi era stato portato via. E io dovevo riaverlo, nonostante non mi fidassi di loro.
- Semplice, cadrai nel punto giusto - avevano risposto. Ed ero caduto, certo. Mi ero ritrovato a Londra, un'enorme città in cui sapevo che nulla sarebbe stato facile, ma non mi ero stupito più di tanto. Non mi aspettavo certo un resort a cinque stelle.
Tutta colpa di un bacio. Un bacio posato sulle morbide labbra di Eve, e l'attimo dopo era scomparsa. Ero sicuro che ci avrebbero uccisi entrambi. Da quando la lotta tra Inferno e Paradiso si era placata, i due fronti avevano stipulato un accordo: la pace sarebbe durata, ma nessun Figlio del Paradiso o dell'Inferno avrebbe potuto avere contatti con il proprio fronte opposto. Ma, a quanto pare, l'amore vince anche sulle regole infrangibili: avevo perso la testa per l'angelo più bello che le nuvole del Paradiso avessero mai visto. Eve, la cui essenza luminosa rischiarava perfino la tenebra più oscura dell'Inferno, il motivo per cui ora mi trovavo sulla Terra. La domanda era, perché? Perché avrei dovuto uccidere un essere umano, strappandogli via l'anima, e portarla ai Superiori? A cosa mai poteva servire un mortale? Non credevo che volessero davvero sventare una guerra.
- Dominic - mi richiamò Rebecca, facendomi trasalire visibilmente.
Mi stava osservando circospetta, segno che non si fidava della mia versione dei fatti.
Era un puro caso che la cugina del mio migliore amico - almeno, l'unico che dal giorno in cui ero arrivato sulla Terra mi aveva accolto a braccia aperte - fosse la mia vittima?
Aria Husher era proprio l'ultima persona che mi aspettavo di dover uccidere. Non ci tenevo.
- Becca, te l'ho già spiegato. Non sono riuscito a portarle via l'anima. Non sono riuscito ad ucciderla - ritentai, seccato.
Mia sorella schioccò forte la lingua, alzandosi di scatto dalla poltrona in pelle su cui era seduta e raggiungendomi.
- Perché? Sentimentalismo? - domandò sarcastica. Sentimentalismo? Certo che no. Per riavere indietro la mia Eve...avrei fatto di tutto. Se avessi potuto, avrei strappato l'anima dal corpo della Husher in un nanosecondo. Perché mia sorella dubitava di me?
- Rebecca, a volte credo che ti manchi qualche neurone - commentai placido.
Lei, però, non batté ciglio.
- Ed io a volte credo che tu non stia facendo quello che ti è stato chiesto -
- Ordinato - specificai a denti stretti.
Non potevo continuare ad andare avanti così con mia sorella, non c'era via d'uscita. Quello che era accaduto con Aria era stato del tutto inaspettato. C'era qualcosa in lei che non andava...ma non sapevo cosa, dannazione! Dovevo trovare una soluzione. Ma era davvero giusto uccidere un mortale innocente per...amore? No. Quello non sarebbe più stato amore. Non si uccide per amore, uccidendo non si merita affetto. Era dentro di me che si stava combattendo una guerra.
- A cosa stai pensando, Dom? - chiese piano Rebecca, cambiando del tutto atteggiamento. Si vedeva che era preoccupata per me. Ero confuso, ma allo stesso tempo sicuro sul da farsi. Era ora di esporre la mia opinione.
- Io credo...che forse non dovremmo ucciderla - soffiai, con la speranza che non mi sentisse.
Ovviamente capì tutto.
- Cosa? Per tutte le schiere dell'Inferno, sei impazzito? - esclamò incredula.
- No -
- Dominic, ucciderla è la tua unica scelta. Non puoi fare altrimenti! -
- Non è vero, non è la mia unica scelta! - urlai. Non poteva esserlo, avrei fatto in modo che non lo fosse.
- Fratello, ragiona - disse Rebecca. - Solo strappando l'anima di quella ragazza potrai salvare Eve. Darei la vita per aiutarti, sul serio, ti asseconderei in ogni tua decisione...ma così come credi non otterrai nulla di buono! -
Volevo davvero ascoltarla, però ormai ero convinto. Ucciderla non sarebbe stato giusto e, sinceramente, nessuno poteva confermarmi che facendolo avrei riavuto indietro Eve. Dovevo agire con astuzia e avevo già qualcosa in mente. Al diavolo i Superiori. Me la sarei ripresa a modo mio.
- Fidati, Rebecca. Ho un'idea. Non mi fido dei Superiori -
Lei mi guardò per un attimo, poi sospirò.
- D'accordo, proviamoci. Qualunque cosa tu stia architettando potrebbe funzionare, ma se va storto non dire che non ti avevo avvertito - accettò, la voce ancora grave.
Sorrisi.
"Ah, la mia sorellina".
In quel momento entrarono i Regolatori, con passo svelto e pesante. Imprecai. Mi ero quasi dimenticato di loro. Erano cinque demoni armati fino ai denti che avevano il compito di supervisionare l'andamento della mia punizione.
Di solito non parlavano molto, infatti, appena entrati si andarono a sedere al tavolo senza proferir parola.
Fu allora che abbracciai mia sorella, tenendola stretta tra le mie braccia, al sicuro. Avevo sempre avvertito il bisogno di proteggerla. Sentii una sua lacrima bagnarmi la sottile T-shirt nera.
- Per Eve - mormorò, attenta a non farsi sentire dai Regolatori.
- Per Eve - acconsentii.


The Cursed Love - The "Immortal Kiss" TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora