Sweater weather

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Jessica's pov
Eravamo in treno e avevo la testa appoggiata alla spalla di Luke, che mi teneva la mano. Sinceramente avevo paura, paura che le cose con Luke andassero male. Che per lui fossi un gioco, una sfida, come la mia vita mi ha insegnato a non fidarmi di nessuno. Alla fine venivo abbandonata e ferita. Capitava sempre, ogni volta, e avevo paura che mi giudicasse, che non mi amasse davvero. Avrebbe trovato una ragazza più bella e mi avrebbe scordata. In effetti non mi vanno mai le cose tanto bene. Non sono mai stata brava nei rapporti con le persone. Ero sempre stata quella ragazza timida, goffa, illusa. All'inizio pensavo fossero le altre persone sbagliate. Ma il problema più grande è quando pensi di essere tu la persona sbagliata. Pensi di essere un errore, di fare schifo e che non sei abbastanza per nessuno. Iniziai a provarlo ogni giorno. E di sicuro sapevo che con Luke le cose sarebbe andate male, perché non riesco ad essere felice. Però mi sono sempre fatta delle domande, tipo: non riesco ad essere felice, non sarò mai felice, o semplicemente non mi permetto di essere felice? Domande a cui non ho ancora trovato una risposta.
La voce di Luke mi riporta alla realtà:"-stai bene? Ho fatto qualcosa di sbagliato?-"
Io dissi:"-nulla tranquillo-"
Luke:"-lo capisco se sei triste, quando sei triste hai una voce strana e alzi sempre lo sguardo-"
Io:"-beh non è importante-"
Luke:"-per me è importante-" dice stringendomi la mano, come se stessi per cadere in un burrone e lui mi salvi.
Io:"-non so se questa cosa funzionerà-"
Luke:"-spiegati meglio-"
Io:"-vuoi sapere davvero quello che penso? Beh troverai una ragazza più bella di me e mi abbandonerai, come fanno tutti, e mi ferirai e io non voglio-"
Luke mi prese il viso tra le sue calde e morbide mani e disse:"-per me, nessuna sarà più bella di te, per me nessuna sarà più qualcosa di te, tu sei unica e fantastica e non riuscirei mai a trovare qualcuna più di te-" Lo abbracciai. Mi venne spontaneo. E fu la sensazione più bella del mondo quando mi strinse ancora più forte tra le sue braccia. Quell'abbraccio era come un "ho bisogno di te".
Scendemmo alla fermata dopo e Luke dopo aver parlato al telefono con non so chi disse:"-un mio amico abita qui e domani torna in città mi ha detto che semmai possiamo stare da lui-"
Io:"-e sta notte dove dormiamo?-"
Luke:"-beh, cerchiamo un posto. Camminammo fino a trovare una fantastica spiaggia. Quella spiaggia era maledettamente bella, come quelle che si trovano nelle cartoline, ed era assolutamente deserta. Beh, in effetti chi andrebbe in spiaggia alle due di notte?
Ci sistemammo con due coperte fregate all'albergo ed accendemmo un fuoco. Poi Luke mi disse con tono serio:"-per quello che mi hai detto in treno, comunque, questa è la mia risposta, se non vuoi credermi voglio almeno provare a dimostrartelo-"
Ero piuttosto confusa soprattutto quando aprì la sua valigia e prese una di quelle piccole chitarre stile okulele e mi scappò una risata. Iniziò a cantare:"-all I am, Is a man I want the world in my hand, I hate the beach but I stand in California with my thousand sand-"e continuò a cantare Sweater weather dei The Neightbourhood e continuai a ridere, mentre lui suonava quella piccola chitarra e cantava quelle dolci parole. Poi cantò Just the way you are di Bruno Mars.
Concluse dicendo:"-ecco quello che penso-"
Io:"-grazie-"
Lui:"-di che cosa?-"
Io:"-di esserci-"
Ci abbracciammo in uno di quei silenzi eterni che vorresti che non finissero mai. Era questa la cosa che mi piaceva di più di lui. Quando rendeva tutto così magico e speciale, quando faceva quelle cazzate per renderti felice, quando faceva quelle stupidaggini che nessuno avrebbe mai fatto, perché era così stupido ed inaspettato, e si mi piaceva un sacco e senza di lui forse sarei persa. Come un sonnambulo, quel genere di persone che non sente niente, non prova niente, va solo avanti, e continua la sua vita con lo sguardo perso nel vuoto senza sapere dove la porterà. Ecco, io ero una specie di sonnambulo, ma a differenza loro, ero così fragile, e tutto rischiava di ferirmi. Forse ne avevo passate così tante che mi sarei chiesta se avevo ancora quel minimo di speranza che le cose migliorino. Se ne valeva la pena, di continuare a provare, a vivere, e guardai Luke. Sí, ne valeva la pena. Ci sdraiammo e restammo a guardare le stelle. A guardare quell'immenso cielo blu scuro e quelle lucine che lo facevano risplendere, gli davano un non so che di speciale. Ho sempre amato guardare il cielo, il vuoto, non lo so è una cosa mia. Lo trovavo estremamente poetico. Beh non penso di esser tanto una persona normale. E ci addormentammo pian piano.

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