1_VERDE SMERALDO

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Ero sveglio da molto tempo, ma non ne volevo proprio sapere di lasciare il letto. Mi godevo l'ultimo giorno di ozio assoluto.
L'indomani sarebbero ricominciati i corsi all'università, non avrei potuto svegliarmi più tardi delle sei e mezzo, e considerati i miei problemi col "prendere sonno" sarebbe stata dura. Alle otto s'iniziava con la lezione di latino e avrei dovuto cercare anche di anticiparmi per trovare un posto libero ed evitare di seguire la lezione in piedi oppure seduto sul pavimento dell'aula. Purtroppo la situazione non era delle migliori, qui funzionava male anche l'università e tutto ciò ricadeva sugli studenti. Stavo per iniziare il secondo anno da studente universitario. Il primo anno non era andato un granchè, appena due esami superati sui sei totali, però considerando l'anno difficilissimo che avevo dovuto affrontare, pieno di tormenti di ogni genere, non era andata poi così male.
In un certo senso mi faceva quasi tristezza pensare che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno di totale nulla facenza, poi tra corsi da "seguire, libroni da studiare, palestra e allenamenti con i miei bambini della scuola calcio, non avrei avuto nemmeno il tempo di concedermi una salutare partita a FIFA alla Playstation. Forse era meglio così.
Mi alzai dal letto e andai in bagno per una doccia rivitalizzante. Accesi il cellulare, erano le dodici e trentasette. Mi arrivarono diversi messaggi su whatsapp.
Ero ancora troppo intontito per rispondere, quindi rimandai tutte le conversazioni al post doccia.
Feci tutto con calma e poi mi misi comodo sul divano aspettando mia madre e le mie due sorelle per pranzare. Mamma era andata a prenderle all'uscita di scuola. Anna, la più grande delle due, aveva sedici anni e frequentava il terzo anno di liceo scientifico, mentre Natalia, era l'ultima arrivata in famiglia, aveva 5 anni e mezzo e aveva da poco iniziato la prima elementare.
Verso l'una e mezza erano a casa.
<< Ciao Naty, com'è andata oggi a scuola? >> Le chiesi.
<< Benissimo. Oggi la maestra mi ha messo tre cuoricini. >>
<< Tre cuoricini? Certo che sei bravissima. >>
Nella classe di Natalia, poiché erano tutti bambini alle prese con i loro primi giorni del loro primo anno scolastico, le maestre usavano correggere gli esercizi assegnati mettendo dei cuoricini al posto dei voti, che variavano da uno a tre.
<< Oggi devo fare tre paginette, mi aiuti? >>.
<< Ma certo che ti aiuto, ora però andiamo prima a mangiare.>>
Mi strinse in un abbraccio.
Dopo aver pranzato, come promesso, aiutai Natalia con i suoi compiti e poi mi recai al centro sportivo per tenere l'allenamento con i miei baby allievi della scuola calcio.
Ho sempre amato il calcio, e quando mi è stato proposto di allenare quei bambini, non ci ho pensato su nemmeno mezza volta e ho accettato. Il mio gruppo era formato prevalentemente da bambini dai cinque ai sette anni, fatta eccezione per qualcuno un po' più piccolo. Erano tutti piccolissimi, ma si comportavano come veri e propri adulti, e in ogni allenamento ci mettevano un impegno unico, e questo non faceva altro che riempirmi il cuore di gioia.
Durante gli allenamenti mi sentivo davvero bene, era uno di quei rari momenti in cui riuscivo a staccare la spina dai miei ossessivi pensieri.

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