9-UN LEGAME INDISSOLUBILE

483 14 0
                                    

Mi svegliai nel cuore della notte.
Era più di un mese Che non accadeva.
Di nuovo quel risveglio all'improvviso con il cuore che batteva all'impazzata.
Probabilmente era il nervosismo pre-esame.
Poche ore e avrei dovuto sostenere l'esame. Poche ore e avrei sostenuto l'esame di letteratura latina.
Sapevo benissimo di non essere una cima in quella materia, ma dovevo assolutamente essere promosso, per non arretrare altri esami.
Provai a riaddormememtarmi ma non ci riuscii. Ogni volta che chiudevo gli occhi, era una tortura, proprio come nel corso dei due anni precedenti. Avrei voluto tanto prendere altre gocce di filexat per tranquillizarmi un po, ma non dovevo cedere. Mi alzai dal letto e cercai di distrarmi in qualche modo. Presi il quaderno con gli appunti di letteratura latina e provai a ripetere qualcosa, ma non riuscivo a concentrarmi, e quindi dopo pochi minuti rinchiusi il libro. Stavo attraversando un periodo particolarmente sereno, però quella notte ero davvero agitato. L'esame di latino sicuramente contribuiva a rendermi nervoso, ma non poteva essere l'unico motivo. C'era qualcosa che mi turbava più nel profondo, e forse sapevo cosa. Tornai a letto ma non riuscii a trovare pace, e così sceso in tavernetta. Giocai a FIFA. Nemmeno giocare alla Playstation riuscì a distrarmi. A ogni minuto che passava, ero sempre più sicuro di sapere cosa fosse a turbare. Stavo nascondendo alcune cose a JASMINE e lei aveva diritto di sapere, lei doveva sapere di Marta e dei miei problemi di depressione, non potevo fingere per sempre. Le prime luci finché del mattino iniziarono a illuminare timidamente la stanza. Smisi di giocare a FIFA e feci una doccia caldissima . Alle nove c'era l'appello. Dovevo prendere il treno delle sette e trenta per essere li in orario. Dopo un po iniziarono a svegliarsi tutti. Poco prima delle sette si sveglio papà, seguito pochi minuti da mamma . << vuoi che ti riscaldi il latte ?>> mi chiese mia madre. << No, grazie. Ho lo stomaco chiudo e non riuscirei a mangiare nulla.>>
Appena papà fu pronto per andare a lavoro, salii in auto con lui, e mi accompagnò in stazione. La mia auto di mattina serviva a amata per accompagnare Anna e Natalia a scuola, quindi quel treno rimaneva sempre l'unica soluzione per arrivare a Napoli. Quella mattina trovai miracolosamente parecchi seggiolini liberi. Il treno era stranamente meno affollato del solito. Arrivato a Napoli, percorsi come sempre il tratto stazione-universita a piedi. Camminando per quelle strade ripetevo in mente alcune nozioni di latino. Arrivai in sede, proprio dove seguivo i corsi. L'esame si sarebbe tenuto nell'aula di lezione.
<< Carisolo Luigi. >>
Era stato chiamato.... toccava a me.
Non mi sentivo pronto, e probabilmente non lo sarei stato mai per quelle same.
Fino allora, avevo aspettato fuori dall'aula perché stare seduto ad assistere all'esame degli altri mi rendeva sempre più nervoso, e soprattutto più dubbioso della mia preparazione.
In aula c'erano ancora altri dieci ragazzi in attesa di sostenere il loro esame. Il professor Amedeo leone era seduto alla cattedra, mentre il suo assistente era seduto poco distante e stava già riempiendo di domande una ragazza che aveva l'aria, di essere più agitata di me.
<< Si accomodi.>> dire i il professore quando mi fui avvicinato alla cattedra.
<< Buongiorno professore.>>
<<Lei è Carisolo Luigi, giusto? >>
<< Si, sono io.>>
<< Prima di iniziare devo farle alcune domande.>> Mi fissava con un grigio malefico. Sembrava si stesse divertendo nel mettermi in difficoltà. << ha studiato latino alle superiori ? >>
<<No. Ho frequentato un istituto tecnico per geometri e li il latino non viene studiato.>> Mi fisso come se avessi appena detto qualcosa di grave. Rimasi in silenzio per qualche secondo, poi proseguii. << Ho ricevuto qualche nozione di latino alle scuole medie , e in questi mesi ho tentato di fare il massimo per apprendere il più possibile.>>
Iniziò a giocherellone con i suoi pollici.
<< Ritiene che la sua conoscenza del latino sia compatibile a uno studente che ha frequentato il liceo classico, o quello scientifico?>>
<< Suppongo di no.>>
<< Quindi la sottoporre a un esame alla sua altezza. Spero per lei che sia abbastanza fortunato da superarlo, e in tal caso, non si aspetti un voto esente>>
Ancora dovevamo iniziare e già mi aveva gettato nello sconforto più assoluto.
Mi chiese ben poco sulla letteratura latina. Le sue domande era indirizzate principalmente sulla grammatica. Cercava in tutti i modi di mettermi in difficoltà, facendomi tradurre versioni sempre più complicate.
Finalmente si ritenne soddisfatto della miriade di domande alle quali mi aveva sottoposto.
<< Davvero nie eterna male per uno studente che arriva da un istituto tecnico.>>
Il mio volto, che fino allora era stato sempre teso, si rilasso. Accennato un piccolo sorriso.
<< Posso arrivare a mettere un ventisette, e si ritenga fortunato perché oggi sono di buon umore.>>
Mi fissò di nuovo con quel suo sorrisetto malvagio. << Acetato il voto o vuole riprovare il prossimo semestre?>>
<< Accetto, accettato.>> Sarebbe stata una follia rifiutare quel voto , e poi era andata molto meglio di quanto spararsi.
Quando ebbe registrato il voto dell'esame, fui libero di andare .
Ero entusiasta si com'era andata. Il nervosismo della notte appena trascorsa era andato via, ma c'era andato nuora qualcosa che non andava.
Scesi alla solita fermata poco prima delle quattordici. Avevo voglia di camminare, e quindi non chiamai mia madre per farmi venire a prendere in stazione.
Percorsi qui due chilometri che portavano a casa con un bel sorriso stampato in faccia.
<< Mamma, avevo voglia di camminar, e un po' d'aria fredda fa bene al cervello.>>
Aspettava che le dicessi l'esito dell'esame,ma non dissi nulla . Poi fu lei a chiedere: << Allora ? L'esame com'èandato? >>
<< Promosso. Mi ha messo ventisette.>>
In un attimo le sia espressione cambiò. Era più felice di quanto lo fossi stato io alla fine dell'esame.
Pranzai e poi preparati il borsone da calcio per andare all'allenamento.
Alla fine dell'allenamento andai a casa di Riccardo. Era da poco tornato da lavoro.
<< Stasera andiamo a festeggiare il mio ventisette.>>
<< Ormai ho un amico dottore.>>
<< Magari... mancano ancora altri sedici esami.....>>
<<Che saranno mai sedici esami per uno come te?>>
<< Sono tanti ... sono tanti.>>
Restai mezz'ora con lui e parlammo tutto il tempo. Mi aggiorno sulla sua situazione con Katia e mi chiese se stessi ancora facendo uso di filexat. Gli raccontai la verità è fu molto felice di sapere che se pur con difficoltà, stavo iniziando a fare un uso sempre minore di quellansiolitico. Prima che andassi via, mi disse che sarebbe passato a prendermi poco prima delle ventuno.
Trascorremmo una piacevolissima serata. Andammo a mangiare in un pub che aveva aperto da poco. Mangiammo l'impossibile, e quando fummo sazi, tornammo a casa.
Ero così stanco per le poche ore di sonno della notte precedente che per la prima volta, dopo tanto tempo, mi addormentati senza usare il filexat, ed ero sobrio.
Il mattino seguente mi svegliai di buon umore. A casarsi mia c'era un gran caos. I miei genitori si stavano preparando per andare al matrimonio di un cugino di papà.
Io e mia sorella Anna avevamo deciso di non andare. Lei si era organizzate per andare a casa di un'amica, e quindi , come spesso accadeva, avevo casa tutta per me.
Risposi al consueto messaggio del buongiorno di Jasmine e più le chiesi se dopo scuola sarebbe voluta venire a studiare da me. Dopo un po' mi rispose sarebbe venuta subito dopo pranza.
A casa mia sembrava davvro di essere a un manicomio. Papa era simile a un ragazzino che doveva andare al suo primo appuntamento, e non faceva altro che chiedermi: << Come sto così? >>
Finalmente verso le undici rimasi solo a casa.

Ho bisogno di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora