4_HALLOWEEN

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"Negli ultimi giorni avevo ricevuto diversi messaggi da parte di Jasmine, e non avevo risposto a nessuno di essi.
Il mio atteggiamento era insensato. Non capivo perché mi stavo comportando in quel modo. La sera in cui eravamo andati al cinema, ero stato molto bene con lei, e in quel bacio avevo davvero provato una forte emozione. Non era stato un bacio come tanti altri. Però qualcosa mi frenava. Il giovedì seguente, al ritorno dall'università, Jasmine si presentò nel treno.
<< Era l'unico luogo in cui ero sicura di poterti trovare. >> Mi disse.
<< Perché sei qui e non a scuola? >>
<< Poichè non rispondi ai miei messaggi, questo era l'unico modo a mia disposizione per poterti parlare. >>
<< Ho sbagliato, ne sono consapevole. Ti chiedo scusa. >> Ero in difficoltà.
<< Non sono qui per ricevere delle scuse. >>
<< E allora cosa vuoi? >> Le domandai.
<< Voglio capire il perché di questo tuo comportamento.>>
<< Jasmine, lascia perdere, non puoi capire. >>
<< Come non posso capire, non sono mica stupida? >>
<< LASCIAMI IN PACE. >> Le urlai.
Mi guardò con stupore. Non mi era mai capitato di alzare la voce con lei, fino allora ero stato sempre dolce e gentile.
<< Io non lascio perdere un bel niente. Non puoi entrare nella vita di una persona, come un uragano, e poi uscirne così all'improvviso. Non hai dato importanza nemmeno a quel bacio? >> Singhiozzava.
<< Non devo spiegazioni a nessuno >>, il mio tono di voce era glaciale. << Te lo ripeto ancora, lasciami in pace. >> Non proferì più una parola. Una lacrima le scivolò lungo il viso. Si voltò, e poco prima che il treno partisse entrò nel vagone successivo, scomparendo dalla mia vista.
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Rimasi seduto dov'ero, anche se il cuore mi diceva di rincorrerla. Estrassi il lettore MP3 dalla tasca destra dei jeans, infilai le cuffie nelle orecchie, e i miei pensieri si mescolarono alla musica. Mi ero comportato uno schifo, e Jasmine non lo meritava per niente.
Quella stessa notte sognai. Nel sogno c'era una ragazza, ma non era Jasmine.
Ci tenevamo per mano lungo una stradina molto affollata e ricca di negozi. D'un tratto persi il contatto con la sua mano. Le persone per strada iniziarono a scappare in ogni direzione. Impaurito, la cercai con lo sguardo ovunque, fin quando notai un corpo riverso a terra. Mi avvicinai. Era lei. Il suo corpo giaceva inerme in una pozzanghera di sangue.
Mi destai dal sonno e balzai a sedere sul letto. Dopo pochi istanti ricadetti nel sonno e dormii profondamente. Mi svegliai alle undici del mattino, esausto e depresso.
Era Halloween, e già dalla sera precedente avevo deciso di saltare i corsi.
Feci colazione e subito dopo telefonai Riccardo.
<< Pronto? >>
<< Riccà, sono Luigi. >>
<< Oh Luì, dimmi. >>
<< Hai programmi per questa sera? >>
<< Per ora no. Tu hai già qualche idea? >>

"<< Che ne dici se facciamo tappa al Just e poi andiamo in una discoteca a caso? >>
<< Hai intenzione di sballarti, eh? >> Chiese ridendo.
<< Esattamente. >>
<< Ottimo. Conta pure su di me. >>
<< Allora a stasera. Ciao Riccà. >>
<< A stasera. >> Riattaccò.
Trascorsi il resto della giornata oziando, con il pensiero che di tanto in tanto andava su Jasmine. Mi mancava.
Si fece buio e iniziai a prepararmi.
La notte di Halloween mi trasmetteva una sorta di gioia, mista a leggerezza d'animo, non so per quale motivo, forse era solo una sensazione, ma il fatto di potersi nascondere dietro a una maschera, e di poter fare tutto ciò che mi passava per la testa, era sicuramente molto liberatorio.
Andai a prendere Riccardo, e poi ci recammo al Just. Bevemmo parecchio, e quando iniziai a perdere lucidità andammo in discoteca.
In quel locale vidi scene che mi sconvolsero. Non sono mai stato un tipo da locali, la confusione e la musica forte mi rendevano facilmente irritabile, però dato che era la notte di Halloween, volevo trascorrere una serata leggermente diversa dal solito.
Ci sedemmo su un divanetto di pelle, azzurro. Più osservavo ciò che accadeva in pista da ballo e più provavo un senso di forte schifo.
La mia attenzione cadde su una ragazzina che all'apparenza poteva avere massimo quindici anni, forse era ancora più piccola. In poco più di dieci minuti aveva baciato tre ragazzi diversi, e permetteva a tutti di farsi palpeggiare.
<< Luì, andiamo in pista anche noi, guarda quante maiale.>>
<< Pensi sempre alla stessa cosa. >> Dissi mentre mi alzavo.
Iniziammo a "ballare" anche noi.
Il tempo di girarmi e Riccardo si stava già baciando con una ragazza tutta svestita. Rimasi solo e quindi incominciai a "darmi da fare" anch'io.
Adocchiai una ragazza molto carina e mi avvicinai.
Stava ballando con delle amiche, la afferrai per mano e la strinsi a me. Mi sorrise. Era un sorriso ebete, aveva bevuto sicuramente troppo.
Senza nemmeno presentarmi provai a baciarla. Lei non si ritrasse, e ci baciammo con molto trasporto. Più la baciavo e più mi eccitavo. Strinsi la sua mano e la guidai fuori dal locale. Andammo in auto.
I baci diventarono sempre più eccitanti. Mi baciò sul collo e in quel momento persi il controllo. Provai a toccare le sue parti intime, ma mi bloccò, dicendomi che aveva le mestruazioni.
A quel punto fu lei che iniziò a toccare me. Mi praticò sesso orale, e poi dopo essersi ricomposta, scese dall'auto e rientrò nel locale.
Provai lo stesso senso di colpa della sera in cui feci sesso con Carmen. Non era da me comportarmi in quel modo, ma era già la seconda volta che accadeva.
Mandai un sms a Riccardo avvisandolo che mi trovavo in auto. Dopo circa un'ora uscì dal locale e mi raggiunse.
Mi raccontò delle sue conquiste senza curarsi del perché mi trovavo già in auto da un'ora abbondante. Lo accompagnai e mentre ritornavo a casa, il mio cellulare squillò, cosa insolita alle quattro e mezzo del mattino. Era Jasmine. In altre circostanze non avrei risposto, ma una chiamata a quell'ora m'insospettì.
<< Jasmine? >>
<< Luigi ... >> Piangeva. << Per favore aiutami. >>
<< Che cosa succede? Perché stai piangendo? >>
<< Ho bevuto tanto, un tizio ... e ora ... Luigi. >>
<< Jasmine, calmati e dimmi dove ti trovi. >>
<< Credo di essere ... >>
<< Jasmine, Jasmine. >>
La telefonata terminò lì. Provai a chiamarla, ma il suo cellulare era irraggiungibile, con molta probabilità si era scaricata la batteria.
Temevo che le fosse accaduto qualcosa di brutto, ma non sapevo cosa fare, mi sentivo completamente impotente. Iniziai a provare un forte senso di colpa, quello stesso senso di colpa che ormai mi divorava da quasi due anni, e il pensiero ritornò proprio a quella sera.
Una rapina. Partì un colpo da una pistola e la colpì. Non aveva colpe, era la persona più buona del mondo. Si trovò semplicemente nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
L'amavo più della mia stessa vita. Da allora il senso di colpa mi logorava sempre di più, giorno dopo giorno. Quella sera avrei dovuto essere con lei, come spesso accadeva, ma alcuni miei amici organizzarono una partita di calcetto e m'invitarono a giocare. Se non ci fossi andato Marta ed io ci saremmo visti, e Marta non si sarebbe trovata lì, dinanzi un marciapiede, con una pallottola che le aveva attraversato il cranio.
C'eravamo conosciuti quando eravamo molto piccoli. Con lei avevo vissuto tre anni fantastici, forse i più belli della mia ancor breve vita.
Ebbi molta paura. Temevo che fosse capitato qualcosa di terrificante anche a Jasmine.
Speravo che la notte di Halloween potesse darmi un briciolo di spensieratezza, e invece no, servì solo a peggiorare la situazione.
Poi il mio cellulare squillò ancora.
<< Luigi? >> Era la voce di Jasmine, ma quello non era il suo numero.
<< Jasmine, sei tu? >>
<< Sì. Avevo dimenticato di avere con me il cellulare di una mia amica. >>
<< Non m'interessano i dettagli. Dimmi subito dove ti trovi. >>
<< Ero alla discoteca Vertigo, poi un tizio mi ha portato in una stradina buia, poco lontano da lì. >>
<< Riesci a ritornare fuori al locale? >> Le chiesi.<<Sì, ma ho paura di incontrarlo ancora. >>
<< Resta dove sei, vengo a prenderti. >>
<< Ho paura. >> La sua voce era rotta dal pianto.
<< Arrivo. >>
Mi diressi in fretta e furia al Vertigo, e per poco non finii spiaccicato contro un guard rail. Per strada c'erano pochissime auto, quindi impiegai molto meno tempo di quanto pensassi.
Fuori al Vertigo era in corso una vera e propria rissa, ma poco m'importava.
Poco distante dal locale intravidi una coppietta che s'incamminava in una stradina buia, ed ebbi la certezza che Jasmine si trovasse proprio lì.
Ai lati di quella strada c'erano tante auto parcheggiate, con i vetri ricoperti da stracci o fogli di giornale. Dopo un po', l'asfalto lasciò spazio alla terra battuta. Proseguivo lungo quella strada, il buio aumentava e la vegetazione stava incominciando a infittirsi. Anche la stradina in terra battuta stava scomparendo, lasciando spazio a un terreno molto più soffice. Mi fermai perché con l'auto era diventato impossibile proseguire. Proprio in quel momento vidi Jasmine, seduta ai piedi di un albero. Appena notò la mia auto balzò in piedi e corse verso di me. Aveva la gonna macchiata di erba e terra. Aprì lo sportello dell'auto e si sedette al lato passeggero.
<< Che diamine hai combinato? >> Le chiesi in tono severo.
<< Scusami, non dovevo disturbarti a quest'ora. >>
<< Non ti devi scusare. >>
Scoppiò in lacrime e si gettò sul mio petto, abbracciandomi molto forte.
Sentivo la camicia bagnarsi delle sue lacrime e provai un forte senso di tenerezza.
<< Jasmine, ora calmati, e dimmi cosa è successo. >>
Mi liberò dall'abbraccio e si asciugò il viso. Il trucco le si era completamente sciolto, ma era incantevole anche in quelle condizioni.
<< Ho conosciuto un tizio in discoteca, mi ha offerto da bere. >>
<< Poi? >> Le domandai con impazienza.
<< Poi voleva che bevessi ancora, ma sapevo di aver raggiunto il mio limite massimo e mi sono data una regolata. Ha provato a baciarmi, ma l'ho respinto. >>
<< Continua. >> Ero visibilmente arrabbiato. Non ce l'avevo con lei, ma con quel tizio, e se l'avessi avuto davanti agli occhi, gli avrei inferto le peggiori torture possibili.
<< Ero stanca, volevo tornare a casa e lui si è offerto di accompagnarmi. Ingenuamente ho accettato il suo passaggio, e mi ha portata qui. Ha provato nuovamente a baciarmi, ma l'ho respinto ancora. Poi ha provato a toccarmi ed io ho urlato, avevo paura di essere violentata. A quel punto mi ha ordinato di scendere dall'auto, minacciandomi di morte se solo mi avesse rivista all'interno del locale. >>
Mi fissò per interminabili secondi, per poi scoppiare di nuovo in un pianto senza sosta.
<< Ti devo delle scuse >>, le sussurrai. << Sono sparito senza un motivo. Perdonami. >>
<< Avrai avuto le tue buone ragioni. >>
<< Niente affatto. Io sono un vigliacco. L'unica cosa che so fare, è scappare dalla felicità. >>
Stavo smaltendo la sbornia. Iniziavo a essere molto più razionale.
Restammo in auto per poco più di mezz'ora, sempre in quel tenero abbraccio.
<< E' quasi l'alba, ti accompagno a casa. >> Le dissi.
<< Voglio prima ritornare al Vertigo, Katia dovrebbe essere ancora lì, e ora che è tornata la ragione anche a me, non sono più così sicura di lasciarla sola. >>
<< Katia sarebbe la tua amica? >>
<< Sì. Ho anche il suo cellulare. Se i suoi la chiamano e lei non risponde potrebbero preoccuparsi. >>
Andammo fuori al Vertigo, e Katia si trovava proprio all'uscita.
<< Falla venire qua, accompagno anche lei. >>
Jasmine scese dall'auto e tornò con Katia. Quella ragazza era completamente ubriaca. Non riusciva a reggersi nemmeno in piedi. Aiutai Jasmine ad adagiare Katia sui sedili posteriori dell'auto.
<< Accompagnaci entrambe a casa mia, non può tornare dai suoi in quelle condizioni, poi una volta tornate a casa chiamerò sua madre, e le dirò che Katia sta dormendo.
>> << Tu sei sicura di esserti ripresa del tutto? >> Chiesi a Jasmine.
<< Sì. Sono abbastanza lucida da poter badare a Katia. >>
Arrivati a casa di Jasmine, Katia scese dall'auto barcollando e borbottando frasi senza senso. Jasmine adagiò l'amica su una sdraio,

"abbastanza distante dalla piscina per evitare che ci finisse dentro, poi tornò da me.
Mi abbracciò ancora una volta.
<< Grazie di tutto. >> Mi sussurrò all'orecchio.
<< Non ringraziarmi. Ho molte cose da rimproverarti. >>
<< Accetterò i rimproveri. >>
Le diedi un bacio sulla guancia e tornai in auto.
Il buio aveva lasciato spazio ai primi timidi raggi di sole.
Mi ero tranquillizzato. Sapere che Jasmine era al sicuro aveva in parte affievolito il mio senso di colpa.
Stavo iniziando a provare qualcosa d'importante nei riguardi di Jasmine, e ciò mi spaventava. Volevo approfondire la conoscenza con lei, ma allo stesso tempo avevo paura. Negli ultimi due anni ero scappato dai miei sentimenti, mi ero costretto a non legarmi affettivamente a nessun'altra ragazza. Temevo di soffrire ancora, e poi nessuna sarebbe stata in grado di prendere il posto di Marta.
Era proprio quello il mio più grande limite. Cercavo Marta in ogni ragazza con la quale
uscivo, e ciò era un male. Dovevo voltare pagina, dovevo tornare a essere felice, e per farlo dovevo distaccarmi dal mio passato. Marta non avrebbe voluto vedermi così triste e depresso. Lei mi amava a tal punto da desiderare la mia felicità, anche con un'altra ragazza al mio fianco.
Forse il destino mi aveva dato un'altra possibilità, e non potevo sprecarla.

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