CAPITOLO 3

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Il viaggio verso casa sembra interminabile. La testa mi pulsa in continuazione, non riesco quasi a pensare. Mi corrono davanti gli occhi le immagini dell'incontro col commissario. Il suo sguardo fisso su di me mi tormenta e non capisco perché. Ne sono affascinata, non c'è dubbio, mi sento come se potesse capirmi completamente, come se il solo sguardo potesse infiammare tutto il mio corpo.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalla voce di Giacomo. "Come ti senti?". Il tono è preoccupato e premuroso. Non ha smesso di guardarmi da quando siamo entrati in macchina. Carlo e Noemi sono seduti di fronte e noi nei sedili posteriori. "Tutto bene, ho solo mal di testa, ma il dottore ha detto che è normale e che durerà un paio di giorni. Mi ha consigliato di stare a casa almeno fino a venerdì, ma ho troppo lavoro da fare in ufficio". "Il tuo capo saprà cavarsela benissimo senza di te per due giorni. Rimani a casa e riposati". Odio il tono autoritario con il quale ha pronunciato le ultime parole. Ma chi è lui per dirmi cosa fare oppure no? Non è più il mio fidanzato quindi non deve intromettersi. "Non sta a te decidere cosa è meglio per me. Posso benissimo farlo da sola". Fa per replicare aprendo leggermente le labbra, ma si ferma. Ecco, meglio così. Non ho proprio voglia di discutere con lui dopo la schifosissima serata che ho avuto. "Bea non esagerare dai, Giacomo voleva solo essere gentile. È preoccupato, e poi ha ragione, rimani a riposo fino a venerdì. Puoi lavorare da casa come hai fatto già altre volte". Noemi, la "voce della mia coscienza" quando il mio nervosismo è causato da Giacomo! Le sue parole mi fanno ripensare alla mia reazione, ho esagerato, sono stata un pò brusca. "Scusa Giacomo non volevo essere scortese, ma sono stanca e non peso bene le parole. Scusa ancora". Sento la sua mano avvicinarsi alla mia, la prende nella sua e la stringe dolcemente. Quanto avevo bisogno di un contatto fisico così familiare. Tutta la tensione della serata sta iniziando a svanire, mi sento più leggera. "Non preoccuparti, ti capisco, hai avuto una serataccia". La sua mano non lascia mai la mia per tutto il tragitto fino a casa. Glielo lascio fare anche se questo gesto rende la situazione tra noi ancora più difficile. La verità è che mi piace il contatto tra le nostre mani, mi rilassa. Improvvisamente mi torna alla mente tutta la sofferenza che mi ha causato, così mi libero d'istinto. Lui mi guarda deluso e ferito, poi allontana lo sguardo verso il finestrino. Mi dispiace vederlo così, ma non posso farci niente. Ormai è finita tra noi.
Appena arrivati sotto casa mia saluto i miei amici. Noemi si è addormentata e non la disturbo. Entrata nel mio appartamento mi spoglio e metto il mio pigiama, sono esausta. Mi butto sul letto e i miei occhi si chiudono immediatamente.

Mi trovo seduta davanti una scrivania, sto aspettando una persona ma non so bene chi. La porta della stanza si apre e qualcuno entra a passi lenti..verso di me. Il mio cuore comincia a battere forte, ho paura, non so chi sia la persona che si avvicina verso di me. Non riesco a voltarmi per cercare di capire chi possa essere. Una mano tocca la mia spalla e il mio respiro si fa sempre più pesante. Vogliono farmi del male, devo scappare da questa stanza. Raccolgo le mie forze e mi alzo dalla sedia. Mi giro lentamente e i miei occhi si bloccano su un viso familiare. Sulla sua bocca compare un ghigno bellissimo..oddio..conosco quel ghigno, so chi è quest'uomo. Le sue mani prendono il mio viso e le punte delle sue dita cominciano a disegnare dei cerchi sulle mie guance. Un gesto dolcissimo che però scatena un fuoco dentro di me. Riapro gli occhi ed è allora che lo vedo, lo vedo benissimo. È il commissario De Carlo! Le gambe cominciano a tremare quando la sua voce emette queste parole "Ti stavo aspettando. Non preoccuparti, non ti succederà niente, ci sono io con te adesso, nessuno ti farà del male". Non riesco a muovermi, sono bloccata e completamente persa nel suo sguardo. Prima che possa rendermene conto, noto che le sue labbra si stanno avvicinando alle mie. Per istinto chiudo gli occhi per prepararmi al suo bacio, ma un suono in lontananza rompe l'atmosfera e lui svanisce.
Apro gli occhi e sento il cellulare che squilla incessantemente. NON POSSO CREDERCI, STAVO SOGNANDO. HO SOGNATO VERAMENTE QUELL'UOMO? Ma la domanda più importante è un'altra: perché sono così attratta da questa persona che neanche conosco al punto di desiderare ardentemente un suo bacio? Decido di pensarci più tardi. Rispondo al telefono senza guardare ne l'orario ne il nome sul display. "Bea, tutto ok? Sono quasi le 10 e ancora non sei in ufficio. Mi sto preoccupando perché di solito avverti quando hai un problema". MERDA MERDA MERDA!!! Ho dimenticato di mettere la sveglia! "Scusami hai ragione Franco. Ho dimenticato di mettere la sveglia, ma ho avuto una serataccia". Gli racconto dell'incidente e lui, da gentiluomo quale è, mi dice di rimanere a casa fino a venerdì. "Sono solo due giorni Bea, me la caverò". Concordiamo di mandarmi il lavoro da fare, nei limiti del possibile, via email così gli do una mano da casa.
Devo assolutamente fare due telefonate: i miei genitori che sicuramente arriveranno qui dopo un nano secondo, e il mio agente assicurativo. La seconda telefonata va meglio della prima. Per fortuna riescono ad assegnarmi una macchina in sostituzione fino a che non rilasciano la mia, e posso andare a prenderla oggi stesso.
I miei vanno subito nel panico appena gli racconto l'accaduto. Decidono di venire da me il giorno dopo. Non abitano più nella nostra casa di Fregene, l'hanno intestata a me dopo essersi trasferiti nel loro paese natio vicino Rieti. Vengono spesso a trovarmi e io vado da loro. Ormai sono abituata a vivere da sola. Mio fratello Fabrizio vive a Genova con la compagna e i miei due adorati nipoti,quindi per loro non aveva più senso continuare a stare nella vecchia casa.

Con un soffio di ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora