CAPITOLO 4

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Le quattro arrivano in un batter d'occhio ed il disagio di vedere Giacomo comincia a farsi sentire. Mi pesa aver chiesto a lui di accompagnarmi a prendere la macchina, ma ero disperata, non sapevo proprio a chi chiedere. Spero solo non cominci di nuovo con la storia che siamo fatti l'uno per l'altra!

Un messaggio sul cellulare mi avverte che è arrivato e mi aspetta sotto casa. Entro nella sua Mini Cooper nuovo modello color blu e tettuccio bianco. Il suo profumo, Allure Homme Sport di Chanel mi pervade. E' un mio regalo, lo adoro e mi fa impazzire! Cerco di sforzarmi e non pensarci. "Come ti senti? Ancora mal di testa? Il tuo capo ti ha riempito di lavoro? Deve essere impazzito quando gli hai detto che non sarai in ufficio per due giorni!". Vi prego fermate questo fiume di parole!!! Cerco di mantenere la calma e rispondono semplicemente "La testa va meglio ed il mio capo è stato così gentile da darmi poco su cui lavorare, è un gentiluomo..lui!". Lo so..avevo detto che dovevo mantenere la calma, ma proprio non ce l'ho fatta. Giacomo lascia passare e non dice nulla.

Il viaggio fino al concessionario prosegue in silenzio ed io ne sono grata. Mi sento in colpa per la battuta poco carina che ho fatto, ma in questo momento non ho voglia di pensarci. Alle 18 sono a casa con la macchina sostitutiva che dovrò riconsegnare appena riavrò la mia. Ripensando alla mia macchina mi rendo conto di essermi completamente dimenticata di chiamare il meccanico che Gabriele mi ha suggerito. Non faccio altro che pensare alla nostra conversazione di stamattina. Non riesco a capire il suo cambio d'umore improvviso. Gli uomini..chi li capisce..poi dicono che noi donne siamo complicate! Chiamo il Sig. Marini che mi dice che posso portargli la macchina appena la Questura me la riconsegna, senza avvertirlo prima. A quanto pare Gabriele l'ha già informato di tutto e pare gli abbia anche detto di trattarmi bene. Adesso sono ancora più confusa! Decido di non pensare alle ragioni del suo comportamento e gli mando un messaggio per sapere quando posso passare a prendere la macchina. Mi risponde semplicemente:

"La macchina è disponibile da domani pomeriggio. Passa in Questura e chiedi dell'agente Gavioli, se ne occupa lui."

Questo è il suo messaggio, ne un ciao, ne un arrivederci, niente di niente. Rimango un po' delusa, ma perché poi?!? Lui sta facendo solo il suo lavoro e ha fatto anche troppo. Al suo messaggio rispondo semplicemente con un GRAZIE.

Il giorno dopo arriva velocemente. Mio padre mi accompagna in Questura così posso portare la macchina dal meccanico e tornare poi con lui. I miei sono arrivati ieri sera come previsto, ma non mi dispiace farmi coccolare dalla mamma. Arriviamo a destinazione e chiedo dell'agente incaricato. Ci escorta alla mia macchina che si trova in un garage sotterraneo nello stesso edificio della Questura. Mi prende un tuffo al cuore appena la vedo lì, mezza distrutta e i fatti dell'altra sera mi tornano alla mente, mi torna alla mente la rissa tra i due criminali, lo schiaffo che ho preso, gli strilli di Noemi, l'ambulanza, il pronto soccorso e poi...LUI!!! Mi torna in mente la sua voce e i suoi occhi che non lasciano il mio viso neanche per un istante. Non so se dimenticherò velocemente quella fredda serata di Gennaio...

Arrivati all'officina il Sig. Mancini ci accoglie molte gentilmente. E' un signore di circa una sessantina di anni, basso e un po' in sovrappeso, ma si rivela essere molto cortese e disponibile, non so se è per via della "raccomandazione" di Gabriele o se è proprio la sua natura. Mi dice che posso riavere la mia macchina tra una settimana, non mi lamento perché credevo potesse andarmi peggio. Mio padre comincia a fargli domande tecniche sui vari interventi da fare, linguaggio troppo tecnico per me! Mi sto annoiando a starli a sentire, voglio solo andare a casa, mi è tornato il mal di testa e voglio buttarmi sul letto. Comincio a guardarmi intorno per passare il tempo e il mio sguardo si ferma sulla porta d'ingresso dell'officina. Il cuore comincia a battermi forte quasi volesse uscire dal mio petto, cerco di darmi una calmata, non capisco proprio perché devo reagire così, non sono familiare con queste sensazioni così forti. Lui è lì, ha chiuso la porta e si dirige verso di noi. Indossa un paio di jeans blu scuro e la solita giacca di pelle con una camicia bianca a righe grigie. E' stupendo..così sexy!!! Mio padre e il Sig. Mancini sono troppo occupati a parlare di motori per accorgersi della sua presenza. Si avvicina verso di me senza guardarmi negli occhi, sembra a disagio e nervoso, non saprei decifrarlo. "Ciao Beatrice, come ti senti?". La sua voce è coì calda e profonda, le parole sembrano essersi bloccate tra le mie corde vocali, non riesco ad emettere neanche un suono, mi sento ridicola. Cerco di riprendermi dall'imbarazzo che sento, faccio per aprir bocca ma vengo interrotta. "Oh salve Commissario, a cosa devo il piacere?  Visita personale o di lavoro?". Il Sig. Mancini si avvicina verso di noi accompagnato da mio padre. "Entrambe. Posso aspettare nel tuo ufficio visto che sei occupato". Gabriele sembra aver fretta di sparire dalla circolazione ed io sono sempre più amareggiata. "No, resta pure qui, stavo chiacchierando con il signore qui, abbiamo scoperto di avere una passione comune per le Fiat 500 antiche". Gabriele si gira verso mio padre, gli porge la mano e si presenta "Piacere, Commissario De Carlo." "Piacere, Franchini ma può chiamarmi Pietro. Lei è il Commissario che ha assistito mia figlia l'altra sera giusto? La ringrazio!". Il disagio di Gabriele sembra essere scomparso mentre parla con mio padre, quindi sono io il suo problema? Sono io la causa? Ma non ho fatto o detto niente di sbagliato mentre ripenso alla nostra ultima conversazione telefonica. "Si figuri, ho fatto solo il mio lavoro. Non mi deve ringraziare". "Ha fatto molto di più mi creda. Ha aiutato mia figlia a farle avere la macchina in anticipo. Lo apprezzo molto. Lei è gelosa della sua Golf, me la fa guidare a malapena, sarebbe diventata insopportabile se avesse dovuto aspettare un'eternità". Non posso credere alle parole di mio padre, vorrei sprofondare nel terreno e scomparire dalla faccia della terra. Mio padre è una persona senza peli sulla lingua, dice ciò che pensa e che gli passa dalla testa senza pensarci troppo, e a volte questo non è un bene. Gabriele accenna un sorriso sincero e divertito "Avevo capito quanto tiene alla sua macchina, mi creda!". Ok, adesso è proprio troppo, voglio andare via da qui, voglio mettere fine alle chiacchiere di mio padre, ma soprattutto voglio allontanarmi da Gabriele. Il suo incomprensibile distacco è troppo scomodo, ma alla fine dico a me stessa che è così che deve essere, lui fa il suo lavoro, ed io forse ho mal interpretato delle sue parole, forse ho sentito quello che volevo sentire. Rompo l'imbarazzo e mi volto verso il Sig. Mancini "Ok, grazie Sig. Mancini, appena ha finito con la mia macchina mi faccia sapere". Lui, avendo capito il mio disagio e il desiderio di uscire da questa situazione surreale, mi dice "Certo, come le ho detto ci vorrà più o meno una settimana". "Benissimo. Possiamo andare adesso papà, si è fatto tardi". Gabriele mi guarda interdetto ed io approfitto per salutarlo, la rabbia è così forte che decido di parlargli molto formalmente "Grazie per il suo interessamento e per avermi fatto avere la macchina prima del previsto". Ci pensa su prima di parlare, ma poi acquista di nuovo quella sua aria professionale "Non c'è di che!". Mio padre si avvicina a lui ed al Sig. Mancini, porge la mano ad entrambi salutandoli. Ci allontaniamo per andare verso la macchina, la voglia di voltarmi e guardarlo un'ultima volta è forte, resisto, tengo lo sguardo fisso di fronte a me ma sento due occhi che pesano sulla mia schiena...









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