L'incontro con Gabriele in officina mi ha lasciato una certa inquietudine che non so spiegarmi. Non è che fosse successo un gran che tra noi due, nessuna promessa, nessun bacio rubato, niente di niente. Ma gli sguardi rubati, i suoi non chiari tentativi di flirtare con me non li ho immaginati. Le sue parole mi risuonano ancora nella mente, ma la cosa di cui non riesco proprio a liberarmi è la sua voce. Sto diventato patetica e irrazionale, questo non mi piace. Sono una donna romantica, lo ammetto, quale donna non lo è, ma cerco di rimanere sempre con i piedi per terra anche se per me l'amore vero esiste da qualche parte. Credevo di averlo trovato con Giacomo, ma mi sbagliavo.
Dopo aver passato un intero fine settimana ad analizzarmi e a declinare gli inviti degli amici ad uscire, decido di prendere provvedimenti seri e drastici. Ok..BASTA..ho rimuginato abbastanza su quello che è successo in questi giorni, non ne vale più la pena, devo riprendere in mano la mia razionalità, la mia "integrità mentale" e le mie abitudini! Già..sono un tipo molto abitudinario e mi piace avere tutto sotto controllo. Noemi mi prende sempre in giro, dice che sono un MANIACA, ma non posso farci nulla, è sempre stato così da che mi ricordo. Gli eventi di questi ultimi giorni mi hanno un po' allontanato dalla mia natura, così, lunedì mattina alle otto sono già in ufficio, pronta ad affrontare una nuova settimana di lavoro. Il mio capo, Franco, è sempre il primo ad arrivare in ufficio ed infatti lo trovo seduto dietro la sua scrivania. "Buongiorno Franco, come è andato il week-end?". Si alza immediatamente e corre ad abbracciarmi "Oh cara Bea, come ti senti? Sei sicura che sei pronta a rientrare in ufficio dopo quello che ti è successo?". Rimango un po' stupita da questa sua reazione, Franco non si è mai comportato come il tipico capo autoritario e indisponente, spesso mi dimostra il suo affetto, ma questa volta ha proprio superato se stesso. "Si Franco, non preoccuparti, è tutto ok, poi non è successo niente di che!". "Due criminali ubriachi e drogati ti fracassano la macchina, ti prendono a schiaffi, finisci al pronto soccorso e ne esci con due punti e una leggera commozione celebrale..e tu hai il coraggio di dire che non è nulla?". Ok, forse ho scelto male le mie parole. Porto d'istinto la mano verso il sopracciglio dove ho il cerotto che copre i punti e mi rendo conto che forse Franco ha ragione. "Si scusa, forse ho sminuito l'accaduto, ma non voglio più pensarci, voglio solo tornare al lavoro. Allora, hai organizzato il tuo viaggio a Londra mentre ero via?". Il suo viso torna rilassato e professionale. "Si, ho prenotato i biglietti aerei, avvertito la sede di Londra, ma dovresti prenotare il solito albergo e mandare una mail all'ufficio amministrativo per comunicargli tutti i dettagli del viaggio". Mi metto subito al lavoro e riprendo il mio ritmo senza pensare più all'incidente, alla mia cicatrice e soprattutto a LUI.
L'ora di pranzo arriva in un baleno. Tiziana è già al nostro solito tavolo della mensa aziendale che mi aspetta. Appena mi siedo accanto a lei mi abbraccia forte e mi guarda con quegl'occhioni marroni pieni di preoccupazione. "Ehi teddy bear, sto bene, non è successo niente, sono come nuova, non vedi?!?". Cerco di sdrammatizzare. Tiziana è una ragazza molto sensibile, lo è diventata ancora di più dopo che il padre ha lasciato sua madre e sua sorella per un'altra donna. "Lo so che stai bene ma quello che ti è successo è comunque spaventoso, io non so come avrei reagito". "Si in effetti non è stato piacevole, ma per favore non parliamone più, ok?". Senza farmi troppe domande fa cenno con la testa e passiamo ad altri argomenti. Adoro quest'aspetto di lei, capisce quando è il momento di fare domande e quando no.
Alle sei esco dall'ufficio e mi dirigo direttamente in palestra per la lezione di crossfit. Appena entro nei camerini sento il telefono squillare, sul dispaly compare il nome di Noemi e la foto che abbiamo fatto un mese fa davanti al Colosseo. "Ciao tesoro, credevo di trovarti già in palestra". "L'intenzione era quella ma il mio capo mi ha incastrato, devo finire di scrivere delle email per lui e non faccio in tempo per la lezione". Noemi lavora per un ente turistico che si occupa di promuovere varie attività ed iniziative sulla costa romana. E' molto in gamba e per questo il suo capo le mette molta pressione, è un sostenitore del motto "Più spingi una persona a lavorare sotto stress e a dare il meglio di se, più le capacità professionali emergono". Personalmente non la penso allo stesso modo, e neanche il mio capo, ma ognuno ha le proprie idee e le sue, sinceramente, fanno schifo! "Ok, dai, ci vediamo per la prossima lezione". La sento agitata e stranamente nervosa, questo non è da lei, è sempre allegra e positiva. "Noemi, tutto ok? Sei molto silenziosa. E' successo qualcosa? Hai litigato con Carlo?". Non tarda a rispondere "No no, anzi, tra noi va tutto benissimo. Eh che..insomma..volevo dirti..". Non ne posso più di questo tentennamento e sinceramente mi sto preoccupando "Cosa volermi dirmi, forza! Ti conosco e quando non riesci a parlarmi vuol dire che c'è qualcosa sotto". ""Ok..va bene..Carlo sta organizzando una cena da noi per sabato sera. Alessandro, Elena e Patrizio sono tornati da Londra e abbiamo pensato di riunirci tutti da noi per farci raccontare un po' del loro viaggio". Sinceramente non capisco dove sia il problema e perché si sentiva nervosa "Ok, va bene, ci sto. Perché avevi paura di chiedermelo?". "Ci sarà anche Giacomo e visto che voi due ultimamente non andate molto d'accordo, allora ho pensato che avrebbe potuto darti fastidio". L'idea di stare tutta la sera nella stessa stanza con Giacomo non mi entusiasma visto che le cose tra noi non vanno benissimo nell'ultimo periodo. Non è una situazione che posso continuare ad evitare, facciamo parte della stessa compagnia di amici quindi è inevitabile frequentarci. "Noemi non devi preoccuparti, è ok, sono tranquilla, sul serio". "Sicura?" "Certo. Adesso vado che devo cambiarmi, la lezione sta per iniziare". Ci salutiamo e comincio a prepararmi. Stasera ho optato per un leggings al ginocchio blu e canottiera bianca. Mi dirigo verso la stanza di crossfit quando non vedo nessuno ad aspettare l'istruttore. Chiedo in reception se per caso c'è stato qualche cambio di orario, ma mi dicono che l'istruttore stasera ha un impegno e la lezione è stata cancellata. Non mi rimane che fare sala dal momento che sono ormai vestita.
Dopo aver usato vari attrezzi decido di concludere il mio allenamento sul tapis roulant. Sono persa nei miei pensieri ascoltando i Maroon 5 col mio ipod quando sento una mano sulla mia. D'istinto la spingo via, mi giro alla mia destra e trovo due occhi verdi che mi fissano. "Ehi, scusa non volevo spaventarti. Ti ho chiamata un paio di volte, ma sicuramente hai la musica ad alto volume come al solito". Giacomo è accanto al mio tapis roulant con i capelli raccolti in una bassa coda, la solita barba che ormai porta lunga e un outfit ginnico di tutto rispetto con i muscoli e i tatuaggi in bella mostra. Cerco di non pensarci e mi focalizzo su altri pensieri "Ciao, si scusa, ascoltavo i Maroon 5". "Come stai? Ti senti meglio? Non ti ho visto questo week-end al cinema, Noemi mi ha detto che non ti sentivi bene. Adesso è tutto ok?". Comincio ad innervosirmi senza motivo, ma alla fine mi dico che sta cercando di essere solo gentile. "Si tutto bene, avevo mal di testa ma è passato. Oggi sono tornata anche a lavoro, quindi direi che è tutto apposto". "Bene, sono contento". I suoi occhi non lasciano i miei, mi fissa con troppa intensità, lo fa apposta, lo so, sa che mi mette a disagio. Decido che il mio allenamento può bastare per questa sera così premo il tasto stop e scendo dal tapis roulant. "Vado, è già un'oretta che sono qua. Buon allenamento, ciao". Appena mi muovo per dirigermi verso il camerino Giacomo si mette davanti a me per tagliarmi la strada. "Perché vai via così? Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?". "No, ho solo voglia di andare a casa, sono stanca. Scusa, fammi passare per favore". La mia richiesta non viene ascoltata e lui non muove un passo. "Ti ho messo a disagio vero? Non sopporti quando ti fisso in quel modo e vuoi sapere perché? Vuoi sapere perché stai scappando da me? Perché stai scappando e lo sai bene!". Non riesco a guardarlo negli occhi perché so che in fondo ha ragione. "Non sto scappando Giacomo, sto solo andando a casa. Poi perché dovresti mettermi a disagio?". "Vuoi sapere perché Bea? Sei sicura?". Sento la rabbia che mi sale dal petto, sto per scoppiare ma cerco di contenermi visto che siamo in un luogo pieno di gente e non ho voglia di fare scenate. "Illuminami Giacomo!". Si avvicina verso di me, i nostri corpi si sfiorano e il suo viso si avvicina al mio. La sua bocca si appoggia delicatamente al mio orecchio "Non riesci a reggere il mio sguardo perché in fondo tu tieni ancora a me. Non riesci a guardarmi negli occhi perché i ricordi di noi ti tornerebbero alla mente. Ma il motivo principale per cui stai scappando è perché muori dalla voglia di sentire ancora le mie mani sul tuo corpo". Sento un calore pervadermi completamente, la sua bocca si sposta dal mio orecchio e va verso il punto di pelle che separa il collo dalla spalla. E' il mio punto debole e lui lo sa! Quando stavamo insieme le sue labbra si posavano sempre in quell'incavo, mi faceva sentire in ecstasy e perdevo completamente il controllo. Il calore si sta trasformando in incendio, il mio respiro si fa sempre più profondo "Ecco, vedi quanto ho ragione. Vedi come ti faccio sentire..vedi perché tra me e te non può finire..mai". Il fuoco che sentivo fino a pochi secondi fa lascia spazio ad una doccia fredda. Le sue parole mi feriscono, la sua presunzione mi ferisce. Mi ricompongo in fretta e riprendo il controllo delle mie azioni "Stai giocando sporco e ti stai approfittando di quello che c'è stato tra noi. STATO..passato..capisci Giacomo?! Tra noi è finita tempo fa e non voglio tornare di nuovo sull'argomento. Sei insistente e troppo sicuro di te. Non ti sopporto". Il suo corpo si allontana dal mio e suoi occhi si cala un velo di delusione. Non mi interessa se l'ho ferito, ma non doveva dire quelle parole. La colpa è anche mia, devo biasimare me stessa. Gli ho permesso di avvicinarsi a me e lui ha approfittato di una mia debolezza per insinuarsi, di nuovo, nel mio spazio. "Va bene Bea, come dici tu! Vieni alla cena di Noemi sabato?". Sono stupita, non credevo reagisse in questo modo, mi aspettavo una reazione tutt'altro che accondiscendente. "Si verrò alla cena. Ora vado, ciao, ci vediamo".
Sono in macchina, voglio solo tornare
a casa. Gli U2 riempiono lo spazio intorno a me, ma la musica viene interrotta dallo squillo del mio telefono. I miei occhi non vogliono credere a ciò che compare sul display. Accosto la macchina al lato della strada, mi sento nervosa e ho bisogno di calmarmi prima di rispondere. Lo scontro che ho avuto con Giacomo ha avuto i suoi effetti collaterali. Mi faccio forza e rispondo tutto d'un fiato "Salve Commissario De Carlo".Nota:
Ragazze mi farebbe piacere avere qualche parere o suggerimento sulla storia. Che ne pensate? Giacomo è troppo insistente? Bea è confusa? E il tenebroso commissario cosa vorrà dirle?Nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa in più su Gabriele..fatevi sentire!!!!
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Con un soffio di vento
عاطفيةBeatrice (Bea per gli amici) ha 29 anni,occhi grigi,capelli castani,forme al punto giusto,un lavoro che ama,degli amici di cui non potrebbe fare a meno e crede che l'amore vero esista ancora..nascosto da qualche parte. Gabriele è un commissario di p...