CAPITOLO 10

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Beatrice

Ho accettato di seguirlo al Caffè Letterario per mettere fine a questa storia, a questa ossessione a cui non riesco a dare un nome. Tutta la mia convinzione è svanita mentre eravamo seduti uno davanti all'altra, io a cercare di reggere il suo sguardo e lui che non mollava un attimo il mio. Non so perché ma con lui riesco a parlare di tutto, lo conosco a malapena ma la confessione sulla mia relazione con Giacomo è stata del tutto spontanea. Devo ancora capire se tutto ciò sia un bene o un male. Per questo ho accettato il suo invito a cena. Sono ancora in tempo per uscire da questa situazione incolume anche se ogni volta che mi guarda come volesse divorarmi, il mio controllo vacilla. Mi piace, non c'è dubbio, lo trovo molto attraente, fascinoso e misterioso. C'è qualcosa che lo tiene a freno, lo sento, e muoio dalla voglia di scoprirlo. Questa sarà la mia condanna oppure la mia salvezza?

Lo seguo con la mia macchina, mi ha proposto di andare con lui ma ho bisogno di una via d'uscita nel caso la situazione diventi insostenibile. Osservo la sua guida, sicura e decisa, come la sua personalità. Ci fermiamo davanti ad un ristorante sul mare, Il Pescatore, non ci sono molte macchine parcheggiate, ma meglio così,  odio i locali affollati. Parcheggio accanto alla sua macchina, lui è già fuori, non faccio in tempo ad aprire lo sportello che lo fa lui per me. Che gentiluomo, penso, forse vuole solo impressionarmi. "Grazie, ma non dovevi, siamo nel XXI secolo, gli uomini non hanno più certi obblighi." Sono nervosa, camminiamo verso il ristorante e la sua presenza accanto alla mia rende pesante il mio passo, ma non in senso negativo. Le nostre mani quasi si sfiorano e il profumo della sua colonia arriva fino nel profondo del mio cervello. "So in quale secolo siamo, ma non ho potuto resistere, una donna come te merita tutto il rispettto, ma soprattutto merita di essere corteggiata come si deve." Ok, ho appena avuto la conferma che ci sta provando, prima i suoi sguardi penetranti nel Caffè, poi la sua "urgenza" di portarmi a cena, poi questo. Se entro la fine della serata dovesse provare a baciarmi non credo riuscirò a tirarmi indietro.
All'interno del ristorante siamo accolti da un uomo così alto e possente da sembrare un giocatore di rugby. "Ciao Gabry, quando mi hai chiamato poco fa non volevo crederci, è da troppo tempo che non ti fai vedere da queste parti!". Il suo sguardo si posa su di me, mi fa una radiografia dalla testa ai piedi con un sorrisino che proprio non mi piace. "Beh, se è questa creatura che ti ha tenuto lontano dal mio ristorante, sei perdonato, non posso biasimarti. Spero però che quell'occhio nero non sia opera tua." Mi sento il viso andare a fuoco, ma poi come può solo pensare che Gabriele sia capace di fare una cosa simile, non è suo amico? È vero, non lo conosco così bene, ma non mi sembra il tipo che picchia le donne. Mi giro verso Gabriele e il suo sguardo fa paura, fissa il suo amico senza parlare, è come se ci fosse una conversazione silenziosa tra loro. "Ho detto una cazzata, lo so, scusa, ma lo sai come sono fatto, a volte parlo senza pensare." Gabriele sembra ricomporsi. "Lo so come sei Lucio, ma questa volta hai esagerato. Lo sai che non alzerei MAI un dito su una donna. Comunque, lei è Beatrice." Porgo la mano verso di lui e la stringe molto forte. "Piacere Lucio." "Il piacere è tutto mio. Non credevo avrei mai visto il giorno in cui Gabry sarebbe entrato nel mio ristorante con una donna, soprattutto così giovane." Non so quale sia il rapporto tra i due, ma non si sembrano delle insinuazioni molto positive nei confronti di Gabriele. Lui sembra non farci caso, allora lascio correre. "Il nostro tavolo è pronto? Muoio di fame." Gabriele sembra avere fretta di uscire da questa situazione e non mi trova più d'accordo. "Si prego, da quella parte, in fondo a destra, è il tavolo più appartato che ho, come mi hai chiesto tu." Il tavolo più appartato? Come mi hai chiesto tu? Oddio, sento il cuore battere forte nel mio petto, mi sto agitando, ho bisogno di un momento con me stessa.
Arriviamo al tavolo, è accanto ad una finestra che ha la vista sul mare, è buio fuori ma si vedono benissimo le onde che si rompono sulla riva. Sul tavolo c'è una candela accesa e dei fiori di campo, è tutto molto bello e...romantico. Ma cosa sta succedendo? Lucio ci fa accomodare dicendo di fidarsi di lui stasera senza farci scegliere dal menu. Sono così agitata e confusa che annuisco senza protestare. Lucio si dirige verso quella che presumo sia la cucina così ne approfitto per parlare, ma Gabriele mi anticipa. "Mi dispiace, io ho solo chiesto un tavolo un po' più appartato per poter parlare tranquilli. Non ho chiesto ne della candela ne dei fiori. Mi sembri un po' a disagio e confusa. Volevo solo tranquillizzarti." Ha l'aria così mortificata, è dolcissimo e...bellissimo. "Non preoccuparti, il tuo amico avrà sicuramente frainteso le tue parole al telefono." "Oh Bea, non credo proprio, avrai capito che Lucio non ha filtro, ha approfittato dell'occasione per fare le sue solite battute, ma fidati, è una brava persona, lo conosco da una vita. Però su una cosa ha ragione." Non ho smesso di sudare, sono nervosa e ho l'urgenza di allontanarmi un attimo, ma non prima di chiedergli "Su cosa ha ragione?". Mi torna a fissare con quegli occhi profondi e misteriosi, cerco di reggere lo sguardo, non voglio dargliela vinta, non voglio espormi più di quanto abbia già fatto. "Lucio ha aperto questo ristorante sei anni fa, sono sempre venuto con amici o colleghi, mai con una donna, tu sei la prima." Ok, devo alzarmi da questa sedia, ADESSO! È come se ci fosse una costante corrente elettrica tra noi, e non capisco a quale gioco stia giocando Gabriele questa sera. Mi alzo senza rispondere alle sue parole, cosa potrei dirgli? Mi sento lusingata? Le tue donne le porti direttamente a letto? Oh cavolo, ho bisogno di cinque minuti con me stessa e devo chiamare Noemi, lei saprà calmarmi. "Scusa ma mi sono ricordata che devo fare telefonata, torno subito. Prendo la borsa e non gli do neanche il tempo di rispondermi. Fuori il ristorante non perdo tempo a prendere il telefono e la chiamo subito. Spero solo che Carlo sia a lavoro così possiamo parlare tranquillamente. "Ciccia, ma dove eri finita? Ti ho mandato vari messaggi, non è da te non rispondere." Con la fretta che avevo di chiamarla non ho neanche notato le notifiche sul telefono. "Si scusa, sono andata in officina a ritirare la macchina e ho perso la cognizione del tempo." "Tutto ok con la macchina? Come nuova?". Sospiro perché già mi sto calmando, ci sarà un motivo perché Noemi è la mia migliore amica! Decido di andare subito al sodo perché non è molto educato far aspettare Gabriele, e poi ho proprio voglia di conoscerlo meglio. "Si, tutto ok, ma non ti chiamo per questo." Le parole sono bloccate nella mia bocca e non so perché. "Bea, cos'hai? Ti sento agitata. Per caso è colpa di Giacomo?". Solo sentire il suo nome, mi fa agitare ulteriormente. "No no, tranquilla. È che....insomma...volevo dirti che...". Non riesco a dirlo, ma perché? Ho paura di essere giudicata? Di sentirmi dire ma che ci fai con un uomo molto più grande di te? Magari ha dei figli e una moglie nascosta da qualche parte! Scaccio via questi pensieri. "No, non é Giacomo.  Ok, te lo dico, ma promettimi di non agitarti e di non farmi troppe domande. Ti spiegherò tutto domani, ok?". "Ok Bea, però sappi che la tua introduzione non mi piace. Mi fido di te, quindi..parla, ORA!" Faccio un sorriso, ho fatto bene a chiamarla. "Ti ricordi il Commisario De Carlo?". "Quello della sera dell'incidente?". Rispondo subito. "Si, lui." "Ok, quindi? Cosa c'entra adesso? Non capisco Bea." Neanche io ci capisco niente Noemi, per questo sono qui stasera. "Beh, sono a cena con lui, in un ristorante, e prima che mi interrompi con mille domande alle quali non posso rispondere adesso, ti prometto che ti dirò tutto domani, ok?". La sento respirare, aspetto la sua risposta con ansia, ne ho bisogno. "Va bene Bea, goditi la tua serata, ma domani voglio sapere tutto, e dico TUTTO, anche i dettagli." Faccio un sospiro di sollievo, adesso mi sento più tranquilla e più sicura da affrontare questa serata. "Grazie, domani ti racconterò tutto, promesso. Adesso torno dentro, mi sta aspettando." "Vai vai Ciccia e fagli vedere chi sei!"
Con una nuova sicurezza torno dentro, Gabriele è lì dove l'ho lasciato, al nostro tavolo c'è una bottiglia di vino e due calici vuoti. Appena mi vede arrivare si alza per farmi accomodare, che galantuomo! Torna a sedere ma il suo sguardo è cambiato, è diventato distante e distaccato, è colpa mia, lo so, devo rimediare. Lui è stato fantastico fino ad adesso. "Scusa se mi sono assentata, ma dovevo chiamare Noemi, la mia amica della sera dell'incidente, ricordi?" Il suo sgaurdo non cambia, i sensi di colpa mi corrodono, allora decido di dire una piccola bugia per fargli capire che non è lui il problema, che voglio stare veramente qui seduta con lui. "Mi ero completamente dimenticata che stasera sarei dovuta andare a casa sua, allora l'ho chiamata per scusarmi che non sarei potuta più andare perché..." All'improvviso l'imbarazzo di dirgli una cosa semplicissima, che poi è la verità, mi blocca. "Perché cosa Bea? Cosa le hai detto? Che sei in giro con delle amiche? Oppure con il tuo ex?". Ma cosa gli viene in mente? Il suo sguardo è così cupo e..ferito? Ha sicuramente interpretato male il mio comportamento e la mia agitazione di prima, ma ha ragione, cosa penserei io se fossi stata al suo posto? Le stesse cose! Ok, devo rimediare. "No Lele, le ho detto semplicemete la verità, e cioè che sono a cena  con te!". Ecco, l'ho detto, non è stato così difficile, vero? Mi guarda come stupito, fa per parlare, ma un cameriere arriva con due piatti fumanti di pasta. "Ecco signori, questa è la specialità dello Chef. Il signor Lucio dice di non fare domande e di mangiare senza chiedere gli ingredienti." Gabriele è come immobile, il suo sguardo non mi ha lasciato neanche un attimo allora decido di salvarci dall'imbarazzo. "Grazie mille, sarà sicuramente buonissimo." Il cameriere va via, siamo di nuovo soli, io con i miei pensieri e lui..mi guarda con quegli occhi che vorrebbero dirmi tante cose e.. farmi altre.."cose"...mi sento spogliata  con gli occhi. "Cosa hai detto Bea?" Ma mi stava ascoltando prima o pensava ad altro? "Che ho detto la verità alla mia amica, che siamo a cena." "Questo l'ho capito, ma come mi hai chiamato?".  Non capisco dove vuole arrivare, che vuol dire come l'ho chiamato? Ripenso alle mie parole e all'improvviso la consapevolezza si fa viva...l'ho chiamato Lele! Ma come è possibile? Ma da dove è venuto? È ufficiale, ho perso il lume della ragione ed è tutta colpa di quest'uomo bellissimo seduto di fronte a me. "Mi hai chiamato Lele, Bea, nessuno mi ha mai chiamato così. I miei amici più stretti e mia madre mi chiamano Gabry, ma Lele.., mai nessuno. Perché?" Lo guardo impietrita perché non so cosa dire, mi guarda ansioso nel conoscere la mia risposta, allora gli dico la verità, quello che sento è il motivo del mio nomignolo. "Immaginavo che tutti ti chiamassero così allora mi è sembrato giusto darti un altro nome, un qualcosa che fosse solo mio. Non so se mi sono spiegata bene, scusa ma stasera sembro un pò sconnessa." Ecco,ce l'ho fatta, non è andata male mi sembra. Mi sono esposta troppo forse, ma non m'importa, voglio scoprire cos'è questo filo che mi unisce a lui altrimenti rischio di impazzire. Il ghigno che ho visto per la prima volta la notte dell'incidente è presente  sul suo viso, è meraviglioso. Non dice niente, toglie la bottiglia di vino dal cesto e lo versa nei nostri bicchieri. "Dobbiamo mangiare altrimenti la pasta diventerà fredda, ma prima dobbiamo fare un brindisi." Alza il bicchiere e io faccio lo stesso, siamo qui che ci guardiamo negli occhi, il ghigno è sparito ma uno sguardo lussuriosio e determinato ha preso il suo posto. "A cosa brindiamo?" Il suo sguardo non cambia, si fa ancora più sicuro e deciso. "Briandiamo a noi Bea, alla notte che ti ho incontrato. Sicuramente una delle notti più importanti della mia vita." E così, con quelle parole cariche di significato, brindiamo, a noi e al disastro di quella sera. Iniziamo a mangiare ma io so già che non ho più bisogno di scoprire quale direzione  prenderà questo filo che ci lega, sono completamente fottuta! La mia vita, dopo questa sera, non sarà più la stessa.

Con un soffio di ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora