CAPITOLO 8

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BEA

Guardo il mare dal finestrino. E' così calmo oggi che sembra quasi immobile e mi trasmette un senso di pace immensa. Mi è sempre piaciuto il mare, l'acqua è il mio elemento, sarà per questo che pratico il nuoto da bambina. Negli ultimi anni ho un pò mollato, non vado più spesso come una volta, ma appena ne sento il bisogno corro in piscina. Questo è uno di quei momenti, il momento in cui l'acqua può aiutare a calmare la tempesta interiore che sto vivendo. L'ultimo messaggio di Gabriele ha fatto vacillare la fragile tranquillità che ero riuscita a conquistare da quando l'ho incontrato. Sono così confusa..lui mi confonde, non riesco a capire il suo comportamento. Gli interesso? Gli piaccio? Ho pareri discordanti perchè mi manda segnali "discordanti". Un attimo sembra che ci provi, un altro mi spinge via. L'ultimo messaggio mi ha spiazzato...QUALSIASI COSA PER LEI!!!! Ancora ci penso. Non sono riuscita a rispondergli, è da ieri che guardo il display del telefono per cercare di mettere insieme due parole, ma non le trovo. Odio sentirmi così, impossibilitata, confusa e in balia di parole dette ma non dette. 

L'unica nota positiva di questo momento è che presto riavrò la mia macchina. Sono su un autobus in viaggio verso l'officina. Non avevo voglia di chiedere un passaggio a nessuno, i miei sono tornati in campagna, Noemi è sempre occupata col lavoro e non ho nessuna intenzione di chiedere un altro piacere a Giacomo. Da quando mi ha accompagnato a prendere la macchina sostitutiva mi ha tempestato di messaggi e telefonate. "Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Quando riavrai la macchina? Non esitare a chiamarmi se ti serve qualcosa. Perchè non rispondi? Mi manchi...." Questo è stato l'ultimo. Non ho risposto a nessuna chiamata e a nessun messaggio. Non voglio che fraintenda, tra noi è finita mesi fa e non ho intenzione di tornare sui miei passi. I miei pensieri vengono interrotti da una risata, viene da dietro, è un bambino che gioca con la sua mamma, la guarda con completa adorazione. Avere tuo figlio che ti guarda così, come se fossi la cosa più importante e bella della sua vita, è una delle esperienze più significative. Sempre se vuoi una famiglia! E io la voglio! Credevo di poterla avere con Giacomo ma mi sono sbagliata.

Arrivata alla mia fermata, scendo dall'autobus e mi incammino verso l'officina. Più mi avvicino e più i ricordi degli ultimi giorni mi assaliscono. Decido di spazzarli via, non ne ho bisogno, sono una donna forte ed indipendente, cosa me ne faccio di un uomo che non sa neanche ciò che vuole? Questa è la spiegazione che do al suo comportamento, diciamo quella meno sofferente, perchà l'altra, forse più reale, è che semplicemente non gli interesso. 

Entro nell'officina e vedo subito il Sig. Mancini che parla con un meccanico. Accortosi della mia presenza mi viene incontro con un sorriso smagliante. "Salve Beatrice, come andiamo? Pronta a riavere la sua macchina? E' come nuova, le ho riservato un trattamento speciale come accordato col Dott. De Carlo". Ecco quel nome maledetto, non voglio più sentirlo, voglio solo prendere la mia macchina e andare via di qua. "Tutto bene. La ringrazio per avere risolto tutto così in fretta". "Si figuri, ecco le chiavi, le faccio portare fuori la macchina". Due minuti dopo sono fuori l'officina, ringrazio di nuovo il Sig. Mancini e mi avvio verso la macchina. Apro lo sportello, sto per entrare quando mi sento improvvisamente osservata, provo a guardarmi intorno ma non vedo nessuno. Sono paranoica, tutti questi pensieri mi hanno offuscato il cervello. Entro in macchina, metto la chiave, avvio il motore ma un'ombra offusca il finestrino laterale alla mia sinistra, mi giro e lui è là, di fronte a me, mani nelle tasche e mi fissa. Sento il suo sguardo entrarmi dentro, come se mi leggesse l'anima, è disarmante ma allo stesso tempo appagante. Rimango immobile, non sono cosa fare, cosa dire, mille domande affollano la mia mente: Cosa ci fa qui? Sei qui per lavoro? E' una coincidenza? Oppure sapeva che sarei passata allora è venuto per vedermi? Scuoto subito la testa per allontanare questo ridicolo pensiero, abbasso il finestrino e decido di sembrare il meno possible affetta dalla sua presenza. "Salve Commissario, è qui per lavoro?". Il suo pomo d'Adamo si muove su e giù, mi fissa con due occhi castani così marroni che sembrano due castagne. Sento il sudore che pian piano mi scende nella schiena, sono nervosa, voglio andare a casa ma voglio anche sentire la sua voce, almeno per l'ultima volta. "Ciao Beatrice, non avevamo detto di darci del tu?". E' una fortuna che sono seduta altrimenti le gambe non mi avrebbero retto. La sua voce è come musica, così profonda ed autoritaria, mi domando che tono abbia mentre fa l'amore, cosa mi direbbe se lo cavalcassi? Oh cavolo! Ma cosa vado a pensare! Sono mesi che non faccio sesso, sarà quello il motivo dei miei pensieri. Mi faccio coraggio e cerco di ricompormi "Si è vero, me ne ero dimenticata, ho avuto troppo cose per la testa". Ecco, beccati questa, non voglio certo dirgli che era LUI ad occupare tutti i miei pensieri. "Anche io ho avuto molte cose per la testa in questi giorni". Ok, non c'è niente di strano nella sua risposta, ma il suo sguardo mi vuole far capire altro, è come se dicesse: I miei pensieri sono stati tutti per te.Sono a disagio, molto a disagio, trovo le parole ed il coraggio da qualche parte "Bene, è stato un piacere rivederti ma adesso devo proprio andare". Non faccio in tempo a muovermi che poggia le braccia sul tettuccio della macchina. La giacca di pelle nera che indossa si alza ed ho una visuale del tuo torso, sento le guance andarmi a fuoco, è bellissimo, mi toglie il fiato, mi sento un'adolescente in preda ad una tempesta ormonale. Non mi toglie gli occhi di dosso. Vorrei dirgli di spostarsi ma non trovo le parole. "Il livido sta scomparendo e l'occhio sta meglio". Tocco con la mano il punto in cui si trova il livido, ha ragione sta scomparendo. Il gesto e le sue parole mi fanno ripensare alla notte che l'ho conosciuto, ai due criminali che mi hanno sfasciato la macchina, al viaggio in ambulanza e infine a LUI, alla fonte dei miei tormenti, dei miei bollori, della mia voglia di svelare il mistero nascosto dietro quest'uomo fantastico. "Si, stanno scomparendo, sto molto meglio grazie". Fa un sospiro, è come se volesse dire qualcosa ma poi ci ripensa, fa quasi male. "Devi andare subito a casa? Hai tempo per un caffé?". Questo è un sogno, non sta succedendo sul serio, ho soltanto immaginato le sue parole, vero? Continuo a fissarlo perchè non sembra convinto di quello che dice. Notata la mia titubanza mi dice "Solo un caffé Beatrice, niente di più". Ok, posso farcela, forse mi ci vuole un caffé, magari doppio. "Ok, va bene". "Conosci il Caffé Letterario? In via del Pozzo?". L'ho sentito nominare, ma non ci sono mai stata, dicono che sia molto carino ed intimo. "Si, lo conosco. Ci vediamo lì". Non riesco a smettere di guardarlo negli occhi, il suo sguardo è così intenso e penetrante. Un ghigno compare sulle sue labbra, lo stesso ghigno che ho visto la notte che ci siamo conosciuti. E' bellissimo, ha una bocca da baciare! Basta, basta, devo smetterla. 

Mi avvio ma la guida non riesce a rilassarmi come al solito. Non riesco a smettere di pensare a cosa succederà adesso, cosa ci diremo, come ci comporteremo. Ma la domanda che si tormenta è: perchè è venuto in officina? Non voglio illudermi, non credo più nelle favole, lo so che era lì per lavoro, ma se invece non fosse così? Devo assolutamente conoscere la risposta così potrò continuare con la mia vita e dimenticarmi di lui.

Con un soffio di ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora