CAPITOLO 6

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"Salve Commissario De Carlo". Decido di dargli del lei, come in officina, torno ai formalismi e lascio da parte la confidenza che credevo si stesse instaurando tra noi. "Buonasera Beatrice, la disturbo? E' un brutto momento?". Non riesco a definire la sua voce, non è ne distaccata ne coinvolta, direi che l'aggettivo adatto sia NEUTRA! E' tornato ad usare il lei, ma continua a chiamarmi per nome. Opto per un tono di voce abbastanza formale, non voglio fargli capire che sono stupita della sua telefonata. "No, si figuri, sono in macchina. Cosa posso fare per lei?". "Beh, mi chiedevo se nei prossimi giorni riesce a passare in questura, ci sono dei documenti che deve firmare riguardo l'incidente della settimana scorsa". Sembra nervoso, ma non ci casco, ho smesso di domandarmi perché cambia umore continuamente, meglio riportare le cose ad un livello professionale, come del resto dovrebbe essere. "Ok, ma credevo avessi firmato già tutto quella sera. C'è qualche problema con l'assicurazione forse? Ho parlato con il mio agente e sembra sia tutto apposto". "No, con l'assicurazione non ci sono problemi. Si tratta solo di alcuni documenti da aggiungere alla pratica ed è necessaria una sua firma, tutto qui". Ed eccola quella sensazione di disagio che torna a farmi visita, devo interrompere questa conversazione il prima possibile. La serata non poteva concludersi peggio di così: prima il confronto con Giacomo e adesso questo! Voglio andare a casa, voglio dormire fino a domani mattina senza che nessuno disturbi i miei sogni. "Sono molto impegnata con il lavoro in questi giorni quindi non posso assentarmi. Va bene se passo molto presto? Dopo le sette di mattina potrebbe andar bene?". "Io sono in ufficio solo domani, sarò fuori per lavoro nei prossimi giorni". Mi domando se la sua presenza sia necessaria per firmare quei documenti. Mi farebbe piacere rivederlo, ma a quale scopo? Per tornare poi più delusa di prima? Per tornare con più domande? NO!!!! Riacquisto il controllo che mi serve e mi faccio coraggio "Domani purtroppo non riesco a passare. E' un problema per lei lasciare i documenti a qualche suo collega così riesco a firmarli?". Ecco, l'ho detto..brava Bea..mi sei piaciuta! La voce della mia coscienza esulta ed io sono soddisfatta di me stessa. Cade il silenzio tra noi, aspetto una risposta che tarda ad arrivare. "Commissario, è ancora lì?". "Eh..si..eccomi..mi scusi...certo, posso lasciare i documenti a qualche collega. Facciamo così, glieli lascio in guardiola, le rendo tutto più semplice". Sembrerebbe quasi deluso, forse ci teneva a vedermi? Ma cosa vai a pensare Bea!!! Avrà avuto un problema alla linea, cerca di tornare in te, andavi così bene! La mia coscienza..ancora. "Ok, fantastico, grazie mille, è che domani mattina ho un appuntamento già preso in precedenza e non riesco a passare". In realtà non ho nessun appuntamento, ma decido di fargliela pagare in qualche modo per tutta la confusione he mi ha provocato. Fargliela pagare? Ma per cosa poi? Bea..non c'è stato niente tra voi, niente, solo qualche battuta qua e là. Ok..la mia coscienza ha ragione, questa telefonata può terminare qua. "Non si preoccupi, se ha già preso un appuntamento di lavoro è giusto che lo rispetti. Non ci sono problemi, posso lasciare il tutto ai colleghi". Non mi sembra di avergli detto si trattasse di un appuntamento di lavoro, sono rimasta sul vago. Oh oh oh...ecco dove vuole arrivare! Vuole sapere, giocando con le parole, se si tratta di un appuntamento personale o di lavoro. Bene bene Mr Ghigno, adesso ti faccio vedere io come ci si comporta con una signora! "In realtà non si tratta di un appuntamento di lavoro, è personale e non posso proprio rimandarlo. Sono tranquilla se lei mi dice che posso firmare lo stesso in sua assenza". "Ehm..si..si..certo che può, assolutamente". Caro commissario, 1-0 per me! "Ok, allora se non c'è altro..". "No, tutto concordato". Bene, questa tortura può finalmente terminare. "Arrivederci commissario". "Buona sera Beatrice". Sono la prima a riattaccare, il terrore di non riuscire a farlo pesava sul mio stomaco, ma ce l'ho fatta, sono soddisfatta.

Dopo esser mangiato, fatto la doccia (odio lavarmi in palestra, preferisco la comodità della mia casa!) e chiacchierato un po' al telefono con Noemi, mi metto al letto. Ho detto a me stessa di non pensare più a Gabriele, di non cercare di interpretare più i suoi cambi d'umore, ma non riesco fino in fondo, non come vorrei e DOVREI! So che è la cosa giusta, so che è così che deve essere. Non ho bisogno di un'altra delusione, quella che mi ha dato Giacomo mi è bastata. Devo smettere di pensare a lui..ma come riuscirci veramente? Il suono della sua voce così sexy, il modo in cui i suoi occhi mi scrutano, quasi a leggere dentro la mia anima. Lo sento...è ancora lì quel filo che ho avvertito la prima volta che ci siamo visti. Quel filo mi tiene in qualche modo legata a lui, ma voglio spezzarlo. Non c'è storia tra noi, è impossibile. Avrà sicuramente una moglie, dei figli magari, avrà una decina di anni più di me, non posso aspettarmi altrimenti. Il mio sconforto pesa così tanto che non riesco a raccontare niente a Noemi. Tra noi non ci sono segreti, ci siamo dette sempre tutto, ma questa volta temo che mi prenderebbe per pazza, che tutto ciò che mi ha detto o fatto cercare di capire è solo un modo banale di flirtare con me. Forse è per questo motivo che non voglio dirglielo, ho paura di sentire la verità.

Con un soffio di ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora