Matt era sveglio ormai da qualche ora e giaceva sul divano, in salotto, con lo sguardo perso nel vuoto.
Qualche ora prima, si era alzato e aveva preparato la colazione per la sua ragazza con un sorrisone in viso.
Ormai era tutto pronto: alcune fette biscottate con la marmellata alle fragole e altre con la Nutella, il succo di frutta, la tazza di latte calda e la ciotola con i cereali al miele. Lei ne andava matta.
Pure lui era pronto; pronto a farsi perdonare.
Purtroppo, però, le cose non andarono come sperato. Ormai sembrava che il destino si divertisse a fregarlo.
Una volta aperta la porta di camera di Miles, si pentì di averlo fatto.
Il letto era stato fatto. La coperta viola era stata piegata nella parte superiore lasciando intravedere il lenzuolo grigio. I cuscini erano stati messi in ordine.
Sopra al letto, piegate e messe una sopra l'altra, c'erano le vecchie magliette di Matthew, quelle che lui le dava ogni volta che rimanevano fino a notte fonda sul suo letto a scherzare e a farsi le coccole. Adorava vederla con qualcosa di suo addosso e soprattutto amava quando il suo profumo rimaneva impresso sulla sua maglia.
Ogni volta, le maglie di Matthew odoravano della sua piccola e la pelle di Miles profumava di lui. Questa cosa faceva impazzire entrambi.
La ragazza pensava che gli odori avessero dei colori e il suo preferito era quello del suo migliore amico.
Miles era dipendente dal blu elettrico; un odore forte e intenso, proprio come la loro relazione.
Ormai associava il colore al profumo e il profumo al ragazzo. Era andata fuori di testa.
Era l'odore dei suoi ricordi.Matthew, inoltre, aveva notato che gli armadi bianchi erano stati svuotati, così come i cassetti. Particolare che non si poteva notare a prima vista. Erano stati lasciati chiusi.
Apparentemente sembrava una classica giornata, niente di cui preoccuparsi. Miles, ultimamente, non faceva altro che andare al negozio dove lavorava e stava fuori tutta la giornata. Matt sapeva, però, che tutto quell'ordine aveva un certo non so che di misterioso e inspiegabile.
Il ragazzo sapeva che c'era da preoccuparsi quando andò a vedere sotto al letto e non trovò più ne il borsone ne la valigia rossa.
Miles se n'era andata."È colpa mia" - pensò il ragazzo mentre girovagava per la stanza. Si sentiva strano. Sentiva una fitta al cuore.
Provò a chiamarla al cellulare ma ogni volta doveva subirsi la segreteria telefonica. Era spento.
Lui, però, non si dava per vinto e continuava a insistere.I raggi di sole penetravano nella stanza come a volergli fare compagnia nel suo dolore.
Ad un certo punto, l'aria fredda mattutina fece irruzione dalla grande finestra bianca, intrufolandosi senza permesso nella scena del delitto, accarezzando la sua pelle candida provocandogli mille brividi sulla schiena nuda e facendogli venire la pelle d'oca.
Il soffio di Giuda; il vento traditore, complice del reato di Miles, che ora lo consolava. Ipocrita.
Miles era una ragazza grande ormai, sapeva cavarsela, ma nonostante lui cercasse di pensare positivo, non riusciva a capire il motivo della sua azione.
Non capiva perché non gli aveva detto nulla e se n'era uscita di nascosto, in punta di piedi.
Non capiva se aveva abbandonato solo la casa o aveva abbandonato anche lui. Era la fine della loro amicizia?
All'improvviso la stanza diventò piccola. Le pareti si stringevano sempre di più fino a schiacciarlo completamente.
Il cuore gli batteva all'impazzata e sembrava non volere rallentare.
Sentiva una stretta al petto che lo lasciava senz'aria. Si sentiva mancare.Il ragazzo provava diverse emozioni e nemmeno lui sapeva descriverle tutte.
Rabbia. Delusione. Tristezza. Amarezza. Sorpresa. Confusione. Preoccupazione. Dolore. Sensi di colpa.
Sentiva un enorme nodo alla bocca della stomaco e temeva che se avesse aperto bocca, molto probabilmente, avrebbe vomitato sul tappeto.
Matthew sapeva che Miles era una ragazza impulsiva, che quando si sentiva minacciata, lei semplicemente reagiva e poi se ne pentiva.Questa volta si sarebbe pentita e sarebbe tornata indietro? Sarebbe tornata indietro da lui?
Purtroppo, però, quello che Matthew non sapeva era che Miles non se n'era andata a causa sua. Non sapeva che il problema non era lui ma nemmeno lei lo era.
Tanti aghi gli perforavano la testa, la schiena, il torace
Non riusciva a pensare. Non capiva più niente.Voleva urlare. Sbattere la testa contro al muro. Correre da lei.
Ma non riusciva a muoversi, non riusciva a fare niente.Aveva lo sguardo perso e stava iniziando a sudare freddo. Tremava. La vista gli si era annebbiata e la testa gli iniziò a fare dei brutti scherzi. Dovette chiudere forte gli occhi e aggrapparsi alla scrivania per non cadere.
Stava sprofondando in un attacco di panico.
Finì per rannicchiarsi sul letto con il cuscino tra le gambe mentre ancora tremava.
Piano piano cercò di regolarizzare il suo respiro e i suoi battiti.
Si sentiva come un grattacielo in piena demolizione. Stava crollando.Purtroppo, Miles, stava facendo del male ad entrambi.
Entrambi si stavano autodistruggendo lentamente.Cosa stava succedendo a quelle anime che solevano essere?
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The Journey
FanfictionDalle decisioni che prendiamo, da come lo organizziamo e come lo affrontiamo, dipenderà come ci andrà in questo viaggio.