Quel giorno, Miles si era svegliata con una strana voglia di uscire. La giornata sembrava diversa dalle altre, e, appena arrivato il momento di pranzo, decise di andare a trovare il suo migliore amico a scuola, come pretesto per poi andare insieme a fare la spesa, come le aveva chiesto Betty.
Arrivò con quindici minuti di anticipo, un tempo che decise di sfruttare per se stessa. Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto che teneva nel suo zainetto nero, cercando una pausa dai pensieri che la opprimevano. Il sole era caldo ma non soffocante, la brezza leggera accarezzava la sua pelle, ma la mente era tutt'altro che serena.
Guardò il cellulare. Ancora nessuna novità, se non un numero che non smetteva di comparire sullo schermo. Erano passati ormai più di dieci giorni dalla festa, ma ogni giorno quel numero appariva. Non aveva mai risposto, non aveva mai aperto quei messaggi. Miles aveva scelto di ignorarlo, e con quella scelta si sentiva quasi più forte, più libera. Miles, faceva di tutto per evitarla.
Con un profondo respiro, lasciò che il fumo della sigaretta salisse in cielo. La sigaretta ... una cattiva abitudine che ormai faceva parte della sua routine, un rifugio quando il mondo intorno diventava troppo pesante. Era come una medicina per lei, che scacciava temporaneamente i pensieri più oscuri. Lo faceva spesso per trovare sollievo, un po' come fanno tutti i ragazzi della sua età, ma lei sapeva che dipendeva da quella fuga.
"Così bella quanto dannata", si ripeté mentalmente, guardando il fumo che si disperdeva nell'aria. "Così buona quanto meschina, così innocente all'apparenza, quanto oscura all'interno."
Proprio in quel momento, una voce la fece sobbalzare. Si girò e vide una figura che le dava le spalle, appoggiata alla panchina.
- Ehi, me ne fai fare uno? - chiese una voce, un tono familiare che subito la mise in allerta.
- Come scusa? - chiese lei, confusa.
- La sigaretta, posso? - ripeté la figura, girandosi verso di lei e indicando il suo pacchetto. Miles, quasi senza volerlo, si trovò a riconoscere quella voce.
- Tiago?! - Esclamò con sorpresa, i suoi occhi si spalancarono. Non lo vedeva da anni, eppure quella voce le era rimasta impressa nella memoria. - Cosa ci fai qui?-
Tiago sorrise, uno di quei sorrisi che facevano brillare gli occhi, e si avvicinò a lei. - Si dà il caso che anche io venga in questa scuola, piccola! - rispose ridacchiando.
- Come? E quando sei tornato? - la sua voce tradiva un misto di gioia e incredulità. Gli saltò addosso, abbracciandolo forte, mentre lui ricambiava affettuosamente il gesto. Poi, senza pensarci, gli lasciò un lieve bacio sulla guancia, un gesto spontaneo che le sfuggì di bocca.
- Tu lurido verme! Potevi avvertirmi! - gli disse, dandogli un pugno sulla spalla. Tiago fece finta di essersi fatto male, e Miles rise.
- Idiota! - ribatté.
- Te invece, potevi dirmi che eri in città. Non mi sarei mai immaginato di rivederti qui. - Lui sorrise. I loro sguardi si incrociarono per un momento, pieni di un'affinità che sembrava intatta nonostante gli anni passati. - In questi giorni ho rivisto Matt per i corridoi ma, non ho avuto il coraggio di avvicinarmi, sai. -
In quel preciso istante, le campanelle della scuola suonarono, liberando gli studenti. Miles scorse Matt in lontananza, in compagnia del suo solito gruppetto. Decise che era il momento di salutarlo.
Si girò verso Tiago, gli sorrise con affetto e gli disse che non avrebbe più avuto scuse per non vedersi più spesso. Si alzò dalla panchina, gettò il mozzicone della sigaretta per terra e lo schiacciò con il piede.
- Aspetta! - si alzò anche il ragazzo e la raggiunse velocemente. - Una cosa...Tutto bene con quella faccenda?-
L'insicurezza la colpì improvvisamente. Si sentì vacillare, ma si sforzò di mantenere la calma.
- S-Sì, tutto bene. Non si sono fatti più sentire e forse è meglio così, sai. - mentì, cercando di mascherare il nervosismo che sentiva crescere dentro.
Lo abbracciò un'ultima volta. - Sono felice che tu sia tornato. -
- Sono felice che anche tu sia tornata. - rispose Tiago con un sorriso sincero.
Le loro mani rimasero intrecciate per tutto il percorso verso il supermercato, senza che nessuno dei due volesse interrompere quel contatto. Era normale per loro, qualcosa che andava oltre ogni logica.
Nessuno poteva capire il loro legame. Sapevano che non era una semplice amicizia, che non si comportavano come due amici normali. Ma a entrambi andava bene così. Era la loro dinamica, il loro equilibrio che nessun altro poteva infrangere.
- Allora Miles, che ne dici se oggi usciamo solo io e te? - Matt le chiese con un sorriso malizioso, facendola girare su se stessa.
- Uhm, solo io e te? Nessuna festa? - rispose lei, divertita.
- Solo io e te, come una volta. - disse Matt, facendo dondolare le loro braccia mentre lei iniziava a ridere. Il suono della sua risata lo faceva sentire felice, come se tutto andasse per il verso giusto.
Matt amava quel suono, lo considerava la melodia della sua vita. Si sentiva fortunato ad avere Miles come amica, ma forse più di un'amica. La considerava come la sorella che non aveva mai avuto, e per lei sarebbe stato pronto a fare qualsiasi cosa.
- Mi piace questa idea! E dove mi porti di bello? - chiese lei, curiosa.
- Uhm, sorpresa! Ma ora entriamo e prendiamo qualcosa da mangiare, che sto morendo di fame! - rispose Matt, il suo viso illuminato da un sorriso genuino.

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The Journey
Teen FictionOgni scelta, ogni passo che facciamo, e come decidiamo di affrontarlo: tutto questo segnerà il destino del nostro viaggio. since 2016.