Matthew non si era ancora ripreso del tutto ma, stava decisamente meglio di prima.
Si sentiva, in qualche modo, più leggero, anche se la testa gli pulsava di pensieri confusi, rimasti sospesi tra il passato e l'incertezza del futuro.
Erano le tre del pomeriggio e il sole, che scivolava basso nel cielo, gettava una luce dorata sulla cucina.
Matthew stava sparecchiando la tavola, le forchette che tintinnavano contro i piatti mentre li sistemava nel lavandino. Il rumore ritmico dell'acqua che scorreva lo accompagnava in un silenzio carico di tensione. Non aveva ancora parlato con sua madre riguardo a quello che era successo. La conversazione era rimasta sospesa, un vuoto che si riempiva solo con i suoi pensieri, i suoi rimorsi.
- Mamma. - chiamò, con la voce più bassa del solito, cercando di attirare la sua attenzione mentre afferrava un bicchiere.
- Dimmi. - rispose Betty, senza alzare lo sguardo dal piano di lavoro, ma percependo la tensione nella voce del figlio.
- Sai qualcosa di Miles? - la domanda scivolò fuori quasi senza che se ne rendesse conto.
Betty si fermò un istante. Le sue mani continuarono a muoversi meccanicamente, ma i suoi occhi cercarono quelli di Matthew. Era chiaro che stava cercando di soppesare le parole, ma alla fine sospirò. - Non l'ho vista tutta la mattina. - fece una pausa, come se stesse cercando di capire come rispondere. - Hai chiarito con lei?
Matthew abbassò la testa, gli occhi fissi sul pavimento. Il peso delle parole di sua madre gli sembrava insopportabile. C'era una scintilla di speranza negli occhi di Betty, ma quando lui si mostrò silenzioso e sconfitto, quella speranza svanì come nebbia al primo sole.
- Penso se ne sia andata. - rispose, la voce spezzata dal dolore che sentiva nel cuore.
La madre non rispose subito. Si limitò a guardarlo, come se stesse cercando di cogliere più di quello che riusciva a dirle. Poi cambiò discorso, come se volesse alleggerire la situazione.
- Mamma, come mai la macchina non è parcheggiata fuori? - Matthew si avvicinò alla finestra e guardò fuori, verso il vialetto che di solito era pieno di vita, ma ora sembrava deserto.
Sua mamma lo raggiunse con uno strano sorriso che non riuscì a mascherare completamente la preoccupazione nei suoi occhi.
- Ho avuto dei problemi con l'auto. Ogni volta che la accendevo faceva un rumore strano, quindi l'ho portata dal meccanico. - Matthew sentì un respiro profondo e annuì, come se quella risposta fosse un conforto per la sua ansia.
Sapeva che senza l'auto non sarebbe stato possibile raggiungere Miles, ma questo non lo fece sentire meno determinato. Non si sarebbe arreso.
- Vado a cercarla. - le parole uscirono con più forza di quanto avesse immaginato, e, mentre si girava per prendere le forchette che aveva fatto cadere a terra, sentì lo sguardo preoccupato di sua madre pesargli sulle spalle.
- Matthew... - Betty smise di mettere a posto le posate e si girò verso di lui, il viso serio.- Matthew, hai solo diciassette anni.-
- Quasi diciotto. - interruppe prontamente, cercando di minimizzare.
- Non è questo il punto. Non puoi andartene da solo, in giro per tutto lo stato, a cercare una persona che non vuole essere trovata. Sai quanti pericoli si nascondono dietro ogni angolo? -
Il ragazzo aprì la bocca per ribattere, ma si fermò subito. Non poteva mentire a sua madre, non ancora.
- Non posso, Matt. - continuò lei. - Mi dispiace, ma questa volta passo. Ci sono dei limiti, e lo sai. - Betty abbassò la voce, quasi a cercare di fargli capire l'impossibilità della sua richiesta.
La frustrazione di Matthew crebbe come un fuoco. La disperazione che provava, il bisogno di ritrovare Miles, gli bruciava dentro.
- Ti prego. - Tentò un'ultima volta, ma la madre sembrava aver già deciso. Non ascoltava, o forse non voleva ascoltare.
Fu solo quando sentì la pressione delle mani della madre sulla sua spalla che il muro della sua resistenza crollò. - Mamma, sai quanto lei sia importante per me. Se le succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai. La rivedrei nei miei incubi.-
Lei lo guardò, e negli occhi di Matthew intravide qualcosa che le lacerò il cuore. Era la stessa disperazione che lei provava ogni giorno, la paura di perdere ciò che aveva di più caro.
- E io morirei se succedesse qualcosa a te, Matt. Sei l'unica cosa che mi è rimasta.- la sua voce tremò ma, Karen non si fermò. Le sue mani sfiorarono la guancia del ragazzo e il suo sguardo si fece più dolce, ma altrettanto fermo. - So che probabilmente non riesci a capire quello che sta succedendo attorno a te e che ora sei accecato dalla confusione e vuoi agire d'impulso. Magari sentirai qualcosa ardere dentro di te, rabbia e odio, ma quando sarai lucido, capirai che una madre sente il doppio.
Ti impedisco di fare una cosa non perché mi diverto a vederti soffrire, ma perché ti amo e non voglio passare notti insonni con la frustrazione che mi divora. Questa consapevolezza di non essere lì con te, di non essere lì vicino, non aiuta.
Non sono paranoica, sono solo una madre che ama suo figlio con tutta la sua vita e lo vuole vedere crescere, realizzare la sua vita.-
Betty lo abbracciò forte, come se volesse trasferirgli tutta la sua forza, ma quando si ritirò, Matthew rimase immobile. I pugni stretti e le lacrime che lottavano per uscire. Si fece forza, inspirò profondamente e guardò fuori dalla finestra. Avrebbe dovuto pensarci.
Non sarebbe stato giusto correre via senza considerare tutto.
Si sentiva egoista. Stava pensando solo a sé stesso, dimenticando la madre. Ma la sua mente continuava a urlare per Miles.
Doveva scegliere: Miles o sua madre? La risposta gli sembrava troppo ovvia, ma non era pronto ad accettarlo.
Era ormai buio e Matthew non riusciva a dormire. Il cellulare vibrò sul comodino, spezzando il silenzio della stanza.
Il messaggio era di Jack.
Da: Jack
bro, vieni al white party?
Da: Matt
amico... Non ne ho voglia! Sono esausto.
Da: Jack
non accetto un no come risposta! Voglio solo vederti felice e spensierato. Quindi vieni! È deciso!
Da: Matt
jackie, io sto bene! Lascia stare, fidati.
Da: Jack
alza quel culo dal letto, infilati dei pantaloni sexy e portalo qua.
Da: Matt
La macchina è guasta. Ti tocca passare a prendermi, uomo.
Da: Jack
porta le sigarette. Le ho finite e ne ho un fottuto bisogno.
Da: Jack
p.s: Ti voglio bene, brodo. a dopo.
Matthew sorrise debolmente, scuotendo la testa. Il solito jack.
Posò il cellulare e si alzò dal letto, l'insonnia che lo accompagnava. Si passò una mano stanca sul viso, poi aprì l'armadio.
Quella volta, pensò, l'aveva vinta l'amico.

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The Journey
أدب المراهقينOgni scelta, ogni passo che facciamo, e come decidiamo di affrontarlo: tutto questo segnerà il destino del nostro viaggio. since 2016.