La casa con l'edera

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Un pomeriggio camminando sul marciapiede incontro una amica di famiglia, l'anziana signorina Louyse. É piccola, magra con gli zigomi sporgenti. Al collo porta grosse collane e sulla faccia ha molti strati di cipria per nascondere le rughe.
Louyse appare un po' agitata questa volta e muove le mani con gesti nervosi. Dopo avermi salutato, dice che ha bisogno del mio aiuto e mi prega di accompagnarla subito a casa sua. C'è qualcosa che la sta preoccupando in questi ultimi tempi; anche se non riesco a capire bene di cosa si tratta.
Da un portone entriamo dentro un cortile interno acciottolato, con una pompa arrugginita per l'acqua laggiù in fondo. La casa è sulla destra con la facciata esposta ad est. Una scala esterna porta a un terrazzino con ringhiera, dove c'è la porta d'ingresso. Tutta la facciata è interamente coperta da una fitta rete di edera centenaria. L'edera arriva fino alla grondaia e avviluppa in parte anche le finestre del piano superiore.
Louyse con movimenti svelti mi guida attraverso una saletta fredda. C'è una stufa di ghisa spenta e una consolle sul pavimento di mattonelle bianche e nere.
In cucina c'è sua sorella Lynda, alta e magra, con occhiali e scialle di lana. Lei non esce quasi mai e si dedica a svolgere i lavori di casa. Lynda parla poco e sembra meno interessata al problema.
Seguo Louyse nel corridoio dove lei tira fuori una grossa chiave e apre una porta.
Entriamo in una stanza da letto stile liberty. La stanza è fredda e scarsamente illuminata da una lampadina a muro. Louyse spinge le imposte per aprirle e vedendo che incontra delle difficoltà mi avvicino per darle una mano. Spingo anch'io ma non riesco ad aprire tanto di più. L'edera all'esterno è cresciuta e impedisce l'apertura completa. L'altra finestra poi è completamente bloccata.
"Qui prima ci dormiva mia sorella" spiega Louyse, "ma lei diceva che la stanza era sfavorevole per la sua salute così è andata a dormire sul retro. Mi sono sistemata io qui ma non ci sono restata a lungo... Adesso questa stanza la teniamo chiusa, insieme al ripostiglio qui accanto, anch'esso a est."
Fa una pausa, poi riprende parlando più piano:
"Con l'oscurità si sentono rumori in questa stanza; stridii acuti e improvvisi. In certe notti si sente un sibilo, come una bestia rabbiosa. Una notte di luna sono entrata qui e ho aperto la finestra. C'era un serpente là fuori... Era nero, spaventoso... aveva le corna..."
Ascolto il racconto di Louyse in silenzio, senza interromperla. Poi le prometto che tornerò la sera stessa per sentire i rumori e capire di cosa si tratta.
Quando sono giù in cortile mi fermo per osservare l'edera. Mi avvicino e con la mano sposto le foglie. Sotto c'è un intrico di rami, alcuni grossi come pali. Possibile che durante tutto questo tempo qualche animale si sia annidato lì sotto?
Quella sera all'ora fissata arrivo a casa delle due sorelle. Louyse in cucina mi prepara una tazza di tè e mi parla di vicende della sua famiglia. Poi mi accompagna nella stanza a est e mi lascia solo.
Io mi siedo sulla poltrona e resto in attesa. Guardo l'orologio sulla mensola di marmo. Segna le nove e dieci. Spero di non dover aspettare tanto. Alla mia destra c'è il letto e un pianoforte con due candelabri. La poltrona dove sono seduto ha il bordo di pizzo bianco. Nella stanza c'è un silenzio profondo e io chiudo gli occhi e a poco a poco mi addormento...
Mi sveglio tormentato da una sensazione di freddo e di malessere. Sembra che manchi l'ossigeno qui dentro. Mi sento molto debole e odo un sibilo sottile in lontananza.
Mi sforzo per sollevarmi un poco ma quello che vedo mi toglie il respiro!
Il pavimento è ricoperto da una nebbia densa e nera che arriva fin sotto il letto alla mia destra.
Con uno scatto tiro su le gambe sulla poltrona e resto paralizzato a guardare il fenomeno.
La nebbia si muove, striscia, diviene più fluida. I sibili all'esterno diventano più acuti mentre la nebbia si ritira verso la finestra, rifluisce verso la parete e sembra venire risucchiata dal muro.
Finalmente salto su dalla poltrona, afferro un candelabro e corro verso la finestra. Fuori, nella luce lunare la nera parete di edera vibra e sibila come se fosse viva. Poi a poco a poco l'ondulazione si calma e resta solo il movimento delle foglie per il vento notturno.
Aspetto qualche minuto per riprendere fiato poi esco, chiudo a chiave la porta e percorro il corridoio. Quando entro in cucina la pendola segna mezzanotte e trenta. Louyse è ancora alzata e sta lavorando a maglia. Devo avere una faccia stralunata perché lei mi guarda preoccupata senza chiedermi niente.
"Forse è meglio non entrare là per adesso. Ecco qui la chiave... Se sei d'accordo domani tireremo giù l'edera per scoprire cosa c'è dietro..."
Senza parlare la donna fa cenno di sì con la testa e allora io vado via.
Il mattino seguente arrivo accompagnato da due contadini, amici miei. Louyse e Lynda sono impaurite da quello che possiamo trovare sotto il rampicante e si chiudono in casa prima che incomincino i lavori.
Portiamo una scala a pioli e altri attrezzi. Con falcetti e roncole fissate in cima ai bastoni tagliamo un po' alla volta l'edera e la tiriamo giù. É un lavoro lento poiché i rampicanti sono duri e intricati. Tiriamo giù festoni di edera con foglie, rami e pezzi di calcinacci. Lavoriamo con attenzione fino a mezzogiorno. Ci fermiamo per mangiare pane e salame che ci ha preparato Louyse e poi riprendiamo il lavoro.
Nel pomeriggio abbiamo ammassato mucchi di rami e foglie nel cortile. Adesso abbiamo messo allo scoperto l'intonaco corroso e i mattoni della facciata e restano solo alcuni tralci sparsi qua e là. Per precauzione tagliamo anche quelli e li tiriamo giù.
Le ombre della sera calano nel cortile e non abbiamo ancora trovato niente. Louyse esce e guarda la facciata messa a nudo. Apprezza il lavoro che abbiamo fatto ma non è ancora soddisfatta. Ha paura che ci sia rimasto qualcosa nascosto, annidato dentro ai mucchi di edera.
Prima che faccia buio portiamo una bottiglia di petrolio, innaffiamo la sterpaglia e diamo fuoco. Fiamme azzurre e rosse guizzano, poi i mucchi si mettono a bruciare emettendo crepitii e colonne di fumo.
Nei giorni successivi ritorno a far visita alle due sorelle. Apprendo con piacere che il lavoro che abbiamo fatto non è stato inutile, poiché i disturbi nella casa sono completamente cessati.
Anche dopo mesi, quando lungo il marciapiede incontro Louyse, mi conferma che la casa è sempre tranquilla.
Poiché non abbiamo trovato nessun animale, e in pratica non abbiamo risolto il mistero, posso fare tre ipotesi: o è stata una serie di coincidenze e suggestioni. O abbiamo distrutto l'animale bruciando i mucchi di edera. Oppure si è trattato di un raro caso di vampirismo vegetale. Cioè il rampicante assorbiva l'energia psichica degli abitanti.

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