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Nonna Marthe fischietta uno strano motivetto di cui non so le parole. Ci riempie i piatti e ci guarda mangiare, senza toccare cibo. Qualche volta, si perde nel vuoto e ripensa al nonno: «Quant'era dolce. L'uomo più buono del mondo». Io e i miei fratelli, Robert e Tom, non sappiamo come consolarla e fissiamo la nostra cena, finché lei non torna in sé.

Durante l'inverno la campagna è tenebrosa; dopo cena non c'è nulla da fare: nonna Marthe nemmeno ha la televisione, così saliamo a dormire. La porta della stanza si apre cigolando, come nei peggiori film horror; la luce al neon ronza e singhiozza sopra un letto matrimoniale che dovremo dividerci in tre.

Prima di andare a dormire, la nonna ci chiede di non fare rumore: ha il sonno leggero e se girassimo per casa la sveglieremmo, «e voi non volete che la nonna si svegli, vero?» dice con un sorriso freddo. «Vostro nonno mi svegliava sempre, rotolandosi nel letto. Quant'era dolce! L'uomo più buono del mondo» sospira.

Tutti e tre ci stringiamo nel letto, un po' inquieti: gli scricchiolii di quella vecchia casa ci tengono sull'attenti, ma forse è solo immaginazione, e dopo un po' tutti e tre ci addormentiamo.

Io mi sveglio nel cuore della notte, rabbrividendo dal freddo, Robert invece è così silenzioso che sembra non esserci. La coperta è sollevata dalla mia parte, Tom non c'è e la luce del bagno è accesa. Mi tiro di nuovo la coperta sulle spalle e mi giro per riaddormentarmi, quando sento mio fratello chiamare dal bagno.

«Dan! Dan! Aiutami!» sussurra da in fondo al corridoio.

Mi alzo di mala voglia e lo raggiungo.

«Ho paura Dan. C'è qualcosa lì sotto» dice indicando il pianerottolo in fondo alle scale.

Tendo l'orecchio, ma non sento nulla; l'interruttore delle scale non funziona. Spengo la luce del bagno e in quel preciso momento un rantolo inquietante risuona dal piano di sotto. Il mio fratellino si stringe a me, mentre torniamo in camera.

«Dan?» sussurra di nuovo, «Dov'è Robert?».

Alla luce fredda del neon, vedo che nostro fratello non c'è. Metto Tom sotto le coperte ed esco di nuovo. La casa è silenziosa, non si muove una mosca. Inghiotto un nodo alla gola e spengo il neon della camera. Di nuovo, da in fondo alle scale sento provenire un rantolo raccapricciante. Qualcosa striscia su per le scale, lo sento, e il cuore sta per uscirmi dal petto. Riaccendo la luce e la cosa si ferma.

«Robert, non è un bello scherzo. Robert? Vieni su e torna a dormire».

Da qualche parte di sotto, una porta cigola e sento la voce della nonna: «Dan, sei tu? Dan? Cosa ti avevo chiesto? Non disturbare la nonna, che ha il sonno leggero. Non fare come tuo nonno. Com'era dolce, l'uomo più buono del mondo!».

Io non rispondo; non so perché, ma non ce la faccio.

«Dan, ora la nonna sale. Deve farti un discorsetto» dice.

Rientro in camera in preda al terrore. Chiudo la porta, spengo la luce e mi nascondo sotto il letto con mio fratello. Sulle scale, sento la nonna salire. Lentamente. Un passo. Poi un altro. Lentamente. E mentre sale, canticchia il suo strano motivetto: «Due fratellini restaron di tre». Un passo. «Il primo è sparito, chissà dov'è». Un altro. «Un fratellino rimase di tre». Ancora. «Ora è da solo ed è tutto per me».

Nonna Marthe è proprio dietro la porta. La maniglia si abbassa piano, e i cardini cigolano. Ha una corta candela in mano, la vedo da sotto il letto. Le illumina il viso in modo inquietante. Ha il respiro pesante, uno sguardo folle e la faccia completamente imbrattata di sangue. Per terra, dietro di lei, scorgo qualcosa di rivoltante tendere quel che rimane di un braccio e spirare. Assomiglia tanto a...

Giunta sulla soglia, nonna Marthe riprende a cantare, più lentamente: «Di tre fratellini nessuno restò. La nonna ebbe fame e se li mangiò. Robert è proprio un ragazzo buono», aggiunge, «ma il nonno, lui era l'uomo più buono del mondo».

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