-Stille Nacht. Trono. Insonnia. Storia.-

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"Sono poche le cose che mi stupiscono in questo mondo. Una di queste è che esistono ancora pazzi convinti che il mondo vada diviso in razze, alcune superiori alle altre. Mi stupisce ancora di più che codesti individui vogliano sterminare le razze 'inferiori'. Ma tra un po' non mi stupirà più nemmeno questo, ogni pretesto è buono per far scoppiare guerre. Peccato che la Guerra non sia mai veramente finita."
-Dalla mente contorta dell'autrice. Delle frasi che vuole dedicare alla persona che gliele ha ispirate, purtroppo negativamente. E che vogliono ricordare ciò che recentemente è successo a Parigi. Non dimentichiamo cosa ci hanno insegnato i nostri predecessori, spesso sbagliando. Ignorare il passato e dimenticare la Storia è la cosa più sbagliata che l'uomo possa fare. E con questo l'autrice vi lascia nel paesino di Zerpenschleuse, augurandovi una buona giornata.







Il buio era già calato sulla cittadina tedesca e le stelle prendevano velocemente posto sull'oscuro drappo che ricopriva la volta celeste. La Luna guardava i paesani andare su e giù per le strade illuminate soltanto dalla bianca luce della luna e da quella giallastra dei lampioni. Ogni volto era il ritratto dei peccati, delle pene e dei lati oscuri del suo proprietario, maschere di felicità non potevano nascondere la verità, in verità. I bambini, boccioli candidi, ridevano e correvano felici all'interno del piazzale della chiesa, il loro volto era cera da scolpire, perfetto. I cuori dei fedeli si rallegravano mentre prendevano posto sulle panche di legno in quella chiesa senza riscaldamento, dove il coro riscaldava la voce e la giovane organista rileggeva le partiture.
Dirk era sempre tra i primi ad entrare in chiesa, sempre in anticipo rispetto all'orario prestabilito per la messa, e accendeva sempre un cero per i suoi defunti cari. Quel giorno, a pranzo, non aveva soltanto recitato la benedizione per il pranzo, ma aveva anche chiesto al Signore di far voltare lo sguardo della bella ragazza dai capelli rossi verso il suo cuore. Il giovane continuava a guardarla, ma lei, impegnata a leggere spartiti, non lo degnava del benché minimo sguardo. Dirk guardava il ritratto che aveva fatto alla giovane donna. Gli era venuto veramente somigliante. Ne aveva fatti anche altri quel pomeriggio, ma quello che teneva in mano era il più bello in assoluto. Il giovane sentiva di essere destinato a proteggere ed amare quella bella organista. Sì, era di sicuro questo il suo destino, non poteva essere altrimenti. L'unico suo talento era nel ritrarre le persone, ma di certo non poteva diventare pittore, essendo la sua tecnica banale e per nulla innovativa; inoltre sognava fin da bambino di diventare muratore e costruire case bellissime per fanciulle splendenti di grazia.
I suoi occhi diventarono sognanti mentre pensava di poter costruire una casa per lui e quella splendida ragazza, magari immersa nella natura e con un bel giardino in cui far crescere fiori profumati e dei vasi appesi alle finestre e, la parte più bella, la giovane donna con un sorriso dipinto sul volto ad aspettarlo dentro casa, cucinando per lui uno strudel di mele canticchiando con la sua voce angelica. 
Improvvisamente Swantje si accorse dello sguardo posato su di lei di un giovane che aveva preso posto su una delle panche della prima fila. Quando prese coscienza del fatto che il giovane era molto probabilmente innamorato di lei, le sue guance presero fuoco e il suo sguardo si allontanò dagli occhi del giovane sconosciuto. Non si accorse che Don Betrügen la stava salutando mentre andava a prepararsi per celebrare la messa, aveva la testa altrove e continuava a pensare al perché quel giovane la guardava in quel modo. Certamente da come era vestito si poteva dedurre provenisse da una buona famiglia e dal fatto che fosse entrato così presto nella chiesa che fosse una brava persona, quindi non avrebbe certamente rischiato nulla nel parlargli, no?
Quella mattina era andata a farle visita una sua vecchia amica, una persona stramba, ma molto cara a lei. Credeva in assurdità come l'oroscopo e ascoltava musica psichedelica, spesso viaggiava per l'Europa insieme a ragazzi e ragazze strambi quanto lei a bordo di un furgoncino ammaccato degli anni '60, vestiva decisamente fuori moda e inveiva contro la politica ed il Sommo Pontefice, ma ciò nonostante era una brava persona. Era da poco tornata da un viaggio ad Amsterdam e Swantje era sicura che non aveva soltanto provato la birra ed il cioccolato del posto, considerando che era ancora più stramba di prima e parlava di viaggi mentali e cose del genere. Quella mattina era andata a trovarla per passare del tempo con lei, ma soprattutto per leggerle l'oroscopo di quel giorno: "Capricorno -Possibili incontri piacevoli e determinanti per la propria vita, ma allo stesso tempo pericolosi. Non è tutto oro ciò che luccica.". Swantje non credeva in queste cose, ma quelle parole l'avevano inquietata parecchio.
Swantje non credeva in quelle cose, anche se avrebbe fatto bene a uscire dalla sua assurda razionalità e dargli ascolto per una volta.
La messa iniziò alle ventuno e si concluse allo scoccare della mezzanotte, tra canti di gioia e di trepidante attesa espressi in accordi perfetti e progressioni ascendenti.
-Buon Natale!- si diceva la gente uscendo dalla chiesa, i bambini assonnati desideravano tornare a casa per attendere i doni che il Bambino Gesù avrebbe fatto trovare loro il mattino seguente, gli adulti si sentivano rinnovati di gioia e, una volta rientrati nelle loro case, avrebbero deposto sotto l'albero di Natale i giocattoli comprati nei giorni precedenti per i loro bambini. Swantje Leemann cercava con lo sguardo quel giovane il cui sguardo l'aveva affascinata, Dirk Engel cercava nervosamente il bel volto dell'organista per consegnarle il ritratto che le aveva disegnato.

Fünf.
-Oh, mi perdoni, sono così sbadata oggi!- disse l'organista dopo essersi erroneamente scontrata con un giovane dai capelli color carbone e lo sguardo glaciale. Quando lui si girò per accertarsi che quella fosse la voce a lui familiare in canti gloriosi, i due si riconobbero e la prima arrossì mentre lo sguardo del secondo si riempiva di gioia nel riconoscerla.
-Non si deve scusare per la sua disattenzione, signorina....?-
-Leemann, Swantje Leemann.-
-Swantje! Ma che bel nome su un così bel viso! Guardi, oggi l'ho incrociata per strada e le ho realizzato un rapido ritratto, non è granché, ma volevo che lei lo accettasse come regalo di Natale.-
Swantje rimase stupita nel vedersi ritratta su quel foglio di carta leggermente spiegazzato. Mormorò soltanto un flebile "Grazie" e augurando di passare una bella giornata di Natale a quel giovane, tornò sorridendo verso casa.

Vier.
Quella notte sognò quel giovane di cui non conosceva il nome, sognò il suo viso e i suoi occhi persi tra le stelle.
Drei.
Era certa che l'avrebbe rivisto. E che il suo cuore sarebbe stato sempre più gioioso nel riconoscerlo.
Zwei.
Dirk si addormentò sereno quella notte, pensando alla ragazza dai capelli rossi di cui ora conosceva il nome.
Eins.
Era certo che sarebbe stata sua. Doveva essere sua.
Null.

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