-Presentimenti. "Morte" Bianca. Preveggenza.-

30 3 5
                                    

"Camminavano serpi nel deserto
aria scura come cuori spenti
i riti uccisi gli sciamani persi
magia interrotta! fuoco dilaga
annacqua le piante
si rigenerano menti! domani
un giorno da rimandare! [...]"
-Dalla mente contorta dell'autrice. Più precisamente, dalla poesia "Viaggio".


Quella notte, mentre colui che pareva un angelo sorvegliava il dolce sonno di Swantje, la madre di costei era tormentata nel sonno dalla voce di quell'Engel che le domandava dove fosse la figlia. Le pareva quasi di sentirlo sussurrare nenioso "Dormi mia bella sotto le ali dell'angelo" come se fosse appostato fuori da casa loro. Le mani stringevano al petto il crocifisso d'argento che portava al collo, mentre gli occhi si rivolgevano verso il cielo chiedendo il meglio per quella che, dopotutto, era la sua bambina.
Ben ricordava quando Dirk si era presentato a casa loro con dei dolci in dono e un gran sorriso sulle labbra, un anello nel taschino e maniere leggermente antiquate per chiedere la mano di loro figlia. Era stato pochi giorni prima di quella chiamata, uno degli ultimi di gennaio. Le era parso un po' strano che il legame tra quei due potesse essere tanto forte dopo solo un mese che si conoscevano, ma gli occhi di sua figlia brillavano immensamente in presenza di lui, che pareva essere l'uomo perfetto per la giovane. Ancora la donna ricordava quando, il medesimo giorno della morte del Re Lucertola, la figlioletta, ancora bambina, le aveva confessato il suo profondo desiderio di sposare un angelo, con quegli occhioni innocenti che parevano enormi tanto erano pieni di luce.
-Mmm... Amore?- mugugnò la voce impastata di Jakob Leemann, mentre questo allungava un braccio (che andava perdendo l'antica tonicità a causa dell'età in avanzamento) attorno al corpo formoso e in decadimento della moglie -Che succede?-
-Nulla, tesoro, nulla...- rispose la donna con un filo di voce, tacendo le sue preoccupazioni. "Assurde paranoie" si diceva, nonostante la sensazione di essere attorniata da pesanti e funeste nubi non accennava a diminuire. Anzi, era in costante aumento.
-Non mi convinci.- sbadigliò il marito -Stavi tremando...- mugugnò ancora, stiracchiandosi.
-Ma no, davvero...- ribadì Edna, recitando assai male.
-Anch'io sono preoccupato per nostra figlia.- le confessò l'uomo.
Fünf.
-D...Davvero?- balbettò sorpresa la moglie. Se anche lui aveva le stesse preoccupazioni, allora avrebbe potuto parlarne tranquillamente anche con la figlia! Ma perché sentiva dentro di lei crescere la speranza di salvarla? Era davvero così tanto in pericolo la dolce Swantje? "Mio Dio, fa che non sia così... Fa che sia soltanto una mia paranoia..."
Vier.
Soffici nubi erano tessute da un'invisibile arcolaio per formare l'abito nuziale. Un classico bustino privo di maniche decorato con fiori e pietre preziose che si apriva in un'ampia gonna a campana, un abito bianco quasi principesco che faceva risaltare il fisico quasi perfetto di Swantje. Un lungo velo che sarebbe stato sollevato dallo sposo dopo lo scambio delle promesse, dopo aver ricevuto il permesso di baciare la sposa. Sognava l'organista il giorno di festa, sognava e nessuno l'avrebbe svegliata, nemmeno se avesse notato il meraviglioso abito macchiarsi del sangue che sgorgava impetuoso dalle ferite dei chiodi. Tutti avrebbero sempre detto "Era troppo buona e ingenua per accorgersi che qualcosa nel suo principe non andava. Eppure pareva un così brav uomo... Tutto casa e chiesa...".
Drei.
-Sì, presto sarà fuori da questa casa e mi preoccupo come un qualsiasi padre verso la propria principessa. E' cresciuta così in fretta...- disse Jakob a Edna, che tenne ancora una volta per sé le sue "paranoie" e rispose:
-Proprio così, sembra solo ieri quando le acconciavo i capelli per mandarla alla Grundschule. Era così brava la nostra bambina, prendeva sempre uno!-.
Zwei.
Lea era appena tornata a casa dalla festa in cui si era infiltrata con i suoi "fratelli"; era più mattina che notte quando fece scattare la serratura del suo appartamento e si buttò sul divano distrutta, lanciando le scarpe basse dall'altra parte del salotto con un paio di calci. Le mani ricadevano molli dalla sponda del divano, parevano prive di vita come i suoi occhi assenti. Ormai l'effetto dell'acido stava diminuendo, in parte anche grazie alle grandi quantità di bevande alcoliche e analcoliche che le sue fauci secche avevano richiesto, ma nel buio dormiente silenzio immagini sfocate del suo inconscio si mischiavano con la realtà. Aveva conosciuto un uomo quella sera, il cugino di secondo grado di Eliane. Veniva dall'Ovest della Nazione. La sua aura era rossa... Passionale o violento? Lea era stanca, confusa, e i suoi ricordi si appannavano. Lui aveva un sorriso gentile e le aveva offerto tutto ciò che lei aveva ordinato da bere. Nella visione del momento, la leonessa lo vedeva prendere a pugni un muro, sulla schiena di lui era tatuato un fuoco. Wolfgang, si chiamava.
Eins.
Fece male ad interpretare i segni come desiderio di rivoluzione. Fece male a coinvolgere i propri sogni nell'interpretazione.
Null.

Pietra su PietraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora