-Spieluhr. Tempo di Banchetto. La Casa.-

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"Come possiamo considerare un pensiero razionale, noi che siamo soltanto umani? Con quali esseri possiamo confrontarci?"
-Dalla mente contorta dell'autrice.




"Cara Swantje, amore della mia vita, luce della mia anima,
mi manchi come se mi avessero asportato il cuore, ancora pulsante, lasciando un incolmabile vuoto che mi toglie il respiro ed il sonno. Non riesco a contare i giorni che passano senza averti accanto, non ho finestre per poter guardare il Sole. Forse è un bene, perché sai quanto le stelle ti siano simili, e ora che sei così irraggiungibile potrebbe venirmi la malinconia nel guardare le tue sorelle splendenti. 
"In questo posto tutto è come fermo e congelato. I medici continuano a dirmi che non sto bene, ma che potrò uscire di qui presto, se collaborerò e seguirò i trattamenti. Temo che mi stiano mentendo, amore. Io non mi sento malato. Forse sono un po' pallido e sto perdendo peso, ma non mi sento debole. So di essere sano come un pesce.
Fünf.
"Probabilmente è un complotto. Vogliono tenermi lontano da te perché sono invidiosi della mia fortuna ad averti come moglie e, dato che è stato Fritz a farmi finire qui dentro, credo proprio che sia lui la mente di tutto questo. Forse vuole mettere le mani su di te, portarti via da me per sempre! Probabilmente nemmeno ti arrivano queste lettere. Vogliono portarti via da me... Vieni a cercarmi, di' loro che sto bene, che non sono malato, e portami via con te, ti prego, Swantje.
Vier.
"Qualche tempo fa è venuta Lea a trovarmi, non sapevo si fosse sposata! Sicuramente tu sei stata alla cerimonia... Se fossi stato lì con te, non ti ci avrei fatto andare. Lea non mi piace. Pensa, ha avuto la faccia tosta di accusarmi del tuo omicidio! Come se io potessi mai fare una cosa del genere. E' venuta qui e ha iniziato ad urlarmi contro queste brutte cose, agitandomi contro i pugni con le lacrime agli occhi. Se le medicine che mi danno i dottori non mi rendessero così lento, avrei di sicuro fatto in modo che non si permettesse di trattarmi in quel modo. Per fortuna l'hanno portata via prima che decidesse di picchiarmi, altrimenti le sarebbe andata male... Ho riso tanto nel vederla trascinare via così! Ben le sta, quello stile di vita le ha rovinato il cervello, avrebbe dovuto aspettarselo, a fare la figlia dei fiori... 
Drei.
"Ma poi, come potresti essere morta? Eri in casa anche quando mi hanno portato via, so che non ti sei opposta perché stavi dormendo, ma perché non vieni a cercarmi? Mi si stringe il cuore nel vedere che persino certi mentecatti come Gale ricevono visite dalle loro mogliettine, mentre io sono solo, con l'unica compagnia di un diario in cui ogni giornata è preimpostata.
Zwei.
"Ich will dich, Swantje, ti voglio sempre al mio fianco; se ora chiudessi gli occhi, vedrei i tuoi occhi splendere e il tuo sorriso illuminarmi. Tu sei mia, Swantje, tu sei mia.
Eins.
"Ich bin verrückt nach dir.        -Dirk"    
Null.




Si era stufata presto di aspettare che l'amico riprendesse i sensi, così si mise a lavare le tazze che avevano usato per la colazione. Tanto si sarebbe ripreso presto, non era svenuto per problemi di salute. Il detersivo formava una schiuma bianca dalla quale sorgevano bolle riflettenti lo spettro luminoso, destinate ad esplodere sfiorando un qualsiasi corpo contundente. La spugna sfregava sulla ceramica con fin troppa ostinazione, per fin troppo tempo, tra le mani fin troppo tremanti dell'italiana. Era cresciuta con ragazzi e ragazze nelle stesse situazioni del moro. Era raro che si rialzassero dopo essere caduti, la maggior parte delle volte strisciavano agonizzando senza meta, finendo con lo svanire appena trafitti da una punta, come le bolle che teneva fra le mani Gabriella. Poi c'erano quelli che volevano cambiare il mondo senza crearsi delle basi solide da cui prendere il volo, che spesso finivano con le ali spezzate a precipitare in quello stesso pozzo senza fondo. Finché non smettevano di esistere, almeno. 
Asciugava e bagnava le tazze senza nemmeno pensarci, in un movimento continuo e distaccato dai suoi pensieri. La chitarra di Axel. L'avevano presa? Quando era stata l'ultima volta che lo aveva sentito suonare? Quando era stata l'ultima volta che aveva toccato una tastiera? Asciugava e bagnava le tazze. No, non l'avevano presa. Dovevano tornare in quella casa. E se fosse capitato di nuovo qualcosa? E se lui si fosse fatto nuovamente del male? Forse non era nemmeno una buona idea andare al commissariato. Che padre degenere! Era ancora possibile aiutarlo. Doveva farlo. E chi avrebbe aiutato lei? Sarebbe rimasta sola, alla fine? Forse doveva tornare in Italia. No, non poteva tornare in quei posti né ripresentarsi dalla sua famiglia dopo aver praticamente tagliato i rapporti. Ah, Marco! Se solo potesse ancora tornare a rispecchiarsi in quegli occhi di miele, se solo lei fosse stata lì... Magari non sarebbe morto, magari sarebbero partiti insieme con più calma... Magari, magari, magari... Qualcosa si ruppe. Asciugava e bagnava le tazze. Tornare a casa significava riaffrontare quei momenti. Non ce l'avrebbe fatta, vero? Ecco cosa accadeva ad Axel, o Peter, o come diamine si chiamava!
-Gabi... Gabi... Che cosa succede?- il moro barcollò nella sua direzione, appoggiandosi alla sua schiena e osservando cosa stesse accadendo nel lavandino -È rotta, non l'aggiusterai continuando a lavarla. Al massimo ti taglierai le mani.- sentenziò inespressivo.
Un cerchio nero stringeva la vista del ragazzo, mentre le pulsazioni del cuore soffocavano il suo udito: si era alzato troppo in fretta e il calore in aumento di quel mese di luglio non aiutava coi giramenti di testa. Non appena svanì, le mani del moro presero i polsi dell'italiana, costringendola a fermare quel lavaggio ossessivo. 
-Dovremmo andare a vedere se quel morto è mio padre, voglio chiudere questa storia il prima possibile.- le disse con lo stesso tono neutro -Sai come arrivare alla centrale?-
-Io... Non credo sia una buona idea.- rispose lei, riscuotendosi dalla precedente instabilità.
-E perché? Temi che io ne possa restare scioccato?- chiese affilando la lingua.
-No, non è questo il motivo. Dovremmo chiamare la polizia e chiedere delle informazioni prima di andare lì, non credi?- 
Axel si appoggio al tavolo da pranzo, riflettendo sulle parole dell'amica. 
-Va bene. Me ne occupo io.- decise. Prese il cellulare e compose il numero.
L'identificazione sarebbe avvenuta solo tre giorni dopo.

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