Capitolo 3

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Cominciamo a parlare della scuola, delle troie che girano e dei professori. Insomma, argomenti che non mi sono nuovi.
E poi, finalmente, arriviamo al centro sportivo. Mi tolgo la sigaretta di bocca e la butto a terra schiacciandola con il piede. Poi entro seguendo Jex.
Lei saluta la donna al bancone e mi presenta. 《Lei è Ally. Vorrebbe frequentare la squadra e gli allenamenti di pallavolo. Nel frattempo mi potresti dare gli orari di quest'anno?》
《Certo Jex. Allora Ally, dimmi i tuoi dati.》esclama la donna.
Io le indico il mio nome completo, numero di telefono, la data e il luogo di nascita.
Infine, io e Jex scendiamo in palestra per farmi vedere com'è.
《È carina. La mia vecchia era molto più piccola.》commento.
《Sì, devo dire che é abbastanza larga.》
Finita quella frase, un ragazzo mi passa a fianco e si getta su Jex. Devono essere amici. O qualcosa di più?
Appena si stacca da lei le matte una mano dietro alla schiena e lei lo presenta:《Lui è Jack, io mio ragazzo.》
Mi sorride e mi porge la mano, nonostante sia chiaramente sudata.
Deve appena aver terminato l allenamento di pallacanestro, da come è vestito e accaldato.
《Io sono Ally.》dico stringendogliela.
È piuttosto figo, però.
Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Non pensavo avesse un fidanzato così bello.
《Ah si, ho capito chi sei! Jex mi ha parlato di te.》esclama con entusiasmo.
È simpatico.
Gli sorrido e sto per rispondergli quando un altro ragazzo ancor più figo si posiziona al suo fianco.《Ciao》dice all amico《Ci sentiamo domani, adesso devo andare.》si gira un momentino ad osservarmi e poi se ne va. Non posso fare a meno di pensare ai suoi capelli mossi con quel ciuffo che ricade sugli occhi. E gli occhi sono azzurri. Cazzo, che carino.

Ma come è possibile che in questo posto ci sono così tanti ragazzi attraenti mentre da me erano tutti secchioni? Bah, meglio così.
Uscendo, faccio i sinceri complimenti a Jex per il suo ragazzo. Sono una persona egoista, ma in questo caso sono stranamente felice per lei.
《Allora, che facciamo? Sono le quattro del pomeriggio.》dice.
《Mi mostri alcuni negozi? Così mi compro qualche vestito per la scuola.》domando.
《Sì, va benissimo.》
Ci avviamo verso il centro.
《Ci sono delle veglie ogni tanto?》chiedo.
《Sì, ovvio. Tutti i sabati sera e a volte i venerdì. Ci vai di solito?》
《Fin troppo spesso.》
《E ti ubriachi?》chiede divertita.
《Eh già. Ma mi sa che da ora non potrò più farlo troppo spesso.》ridacchio.
《Nah, pure io e fino ad ora mia madre non ci ha mai fatto troppo caso. Sai, lei sembra tanto responsabile ma in realtà gliene frega solo di sé stessa e non è mai stata presente per me. Quindi non mi stupisco di essere cresciuta così nonostante la casa in cui vivo.》spiega.
《Io ormai ho perso le speranze...è da quando sono nata che mia mamma si pfrostituisce e ha smesso solo qualche anno fa perché era troppo vecchia per andare avanti.》
Detto ciò, non mi accorgo che siamo già arrivate davanti alla fila di negozi.
Entriamo nel primo, che mi sembra molto interessante. Vedo una camicia a quadri e decido di provarla. Prendo anche un paio di jeans neri strappati e una maglietta nera e un po scollata.
Jex rimane ancora a scegliere qualcosa mentre io vado nel camerino. Arrivo fino infondo alla fila, sperando che l ultimo sia libero. Ho questa abitudine si mettermi alla fine di tutti così che nessuno mi passi di fronte e intraveda qualcosa. Mi sento più sicura.
Tolgo la maglia e mi provo i due capi che ho prelevato. La camicia non mi piace tanto e la scarto, mentre la maglietta mi sta bene e sono già tentata a comprarla.
Mi infilo i pantaloni ma rimango incerta: ne ho già un paio simile. Così decido di rimettere tutto a posto tranne la maglietta nera. Vorrei provarmi altri indumenti ma ho paura di non fare in tempo dato che è già passata quasi un ora da quando siamo uscite dalla palestra.
Raggiungo Jex alla cassa e pago.
《Cos hai preso?》le domando.
《Una felpa e uno smalto.》mi risponde mostrandomeli.

Tornate a casa, mi stupisco di trovare mio padre ancora in studio da quando siamo uscite. Non pensavo lavorasse così tanto. Entro in camera mia e chiudo la porta. Indosso un paio di pantaloni più comodi e mo tolgo gli altri. Sistemo la spesa nell armadio e mi lascio cadere sul letto.
Mi sciolgo velocemente la coda e in un batter d'occhio mi addormento.

《Allyson, è pronta la cena.》sento dire fuori dalla porta da Delia.
Apro di scatto gli occhi. Realizzo che stavo dormendo e mi alzo. Mi posiziono di fronte al mega specchio vicino alla porta e noto che i miei capelli hanno un aria fin troppo arruffata. Cerco la spazzola nella valigia e mi comincio a pettinare. Mi infilo una felpa e esco dalla porta, accostandola.
《Ecco Ally! Allora, come ti trovi qui a Gredween?》mi chiede Delia.
Potrà fare la gentile quanto vuole, ma so già che è una stronza.
《Bene.》rispondo fredda.
《Domattina che farai?》mi chiede lei.
《Niente.》dico
《Io e Jason andiamo al mercato dell'antiquariato, dato che è domenica. Potreste venire anche voi.》continua sorridendo a me e Jex.
Jex fa segno di no con la testa《Devo fare delle cose.》dice
《E tu, Allyson?》mi domanda la donna.
《No. Devo ambientarmi ancora un po'.》rispondo secca.
La cena prosegue silenziosa, finché Rosie entra in sala portando una torta alle fragole e panna.
Buonissima, da vedere.
《Ne volete? L'ha fatta il mio pasticciere di fiducia.》spiega Delia.
《No, grazie.》dice Jex.
《Io si, una fettina.》risponde mio padre. Alleluia, non ha detto parola per tutto il tempo.
《La vuoi, Ally?》mi chiede lui.
《Sì, va bene.》rispondo.

Finito di mangiare, esco in giardino. Sono quasi le nove ma non c'è ancora buio. Riesco a intravedere le luci del tramonto e una brezza leggera mi avvolge. Siamo in pieno centro, ma sento poche macchine che passano. Gredween è una cittadina che offre molte possibilità, ma non è molto trafficata.
Mi dirigo verso il retro del cortile e vedo che la quercia sulla quale mi arrampicavo è stata tagliata e rimane sono una parte del tronco. Accidenti, volevo provare a salirci.
Poi decido di avviarmi verso la siepe, che circonda l intero giardino per separarlo dalla strada. Un tempo li c'erano i fiori, ora c'è un piccolo capanno. Ci entro.
Ci sono tanti attrezzi e sembra molto impolverata. Scommetto che mio padre non lavora spesso li dentro.

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