Capitolo 1: Gli ospiti importanti.

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Capitolo 1

"Gli ospiti importanti"

Lunedì 14 Settembre 2015, Verona.

Erano poco più le sei di pomeriggio, il sole batteva ancora forte sulla città ed io ero di nuovo in ritardo a lavoro.
Stavo correndo per la via principale che era invasa dai turisti, per lo più tedeschi, intenti a spendere i loro soldi nei negozi circostanti e a fotografare gli artisti di strada; cercavo di farmi spazio tra loro, chiedendo cortesemente, in non so quante lingue, il permesso di passare, per poi forzare gli ostacoli che se ne infischiavano della mia richiesta.
Le mie braccia strusciavano sulle loro sudate, il loro odore nauseante si infiltrava nelle mie narici ed io non desideravo altro che essere fuori da tutto quel casino.
I minuti passavano inesorabilmente e il mio ritardo aumentava sempre di più.
Eppure lavoravo a pochi passi dal centro, ma quella dannata via mi faceva sempre perdere tempo!
Riuscii ad uscire dalla folla e la splendida arena di Verona mi si presentò davanti con tutta la sua maestosità, incantandomi come la prima volta.
Verona non era veramente casa mia, ma per me era come se lo fosse.
Io ero nata a, precisamente, millecinquecentosette chilometri di distanza, ovvero a Paceco, un comune in provincia di Trapani.
Mi ero trasferita sia per motivi lavorativi e sia perché era diventata invivibile per la troppa ignoranza e malignità delle persone.
Io avevo una storia particolare e questa era diventata un argomento di discussione del quartiere in cui vivevo.
Tutto ebbe inizio all'età di cinque anni, quando i miei genitori decisero di divorziare, semplicemente perché non si amavano più, ma decisero di continuare a vivere sotto lo stesso tetto per il mio bene.
Nel quartiere iniziarono a girare le prime voci di questa separazione e non era vista molto bene agli occhi degli altri, vista la mentalità antica che girava da quelle parti.
All'età di tredici anni, mio padre, se ne andò di casa e mia madre, che doveva mandar avanti la baracca, trovò lavoro come governante in uno hotel a cinque stelle a Trapani che la portava a tornare a casa la sera tardi ed io, ormai, vivevo da mia nonna.
Le persone pensavano che mia madre facesse il lavoro più vecchio del mondo e la etichettarono come "poco di buono", quando lei si spaccava la schiena per portare un pezzo di pane a casa.
Gli anni passarono ed io, all'età di diciotto anni, rimasi incinta da uno stronzo che mi lasciò dopo avermi portata a letto. Decisi di portare avanti la gravidanza e le voci, ovviamente, girarono nel quartiere e venni etichettata anch'io come una "poco di buono".
Era diventato difficile, per me e mia madre, vivere lì. Non potevamo camminare tranquille per strada che subito la gente ci guardava male e bisbigliava tra loro.
A pochi mesi dalla maturità, mia madre, trovò lavoro in un grand hotel a Verona come capo governante e, appena mi diplomai, andai a lavorare con lei.
Ormai erano due anni che abitavamo a Verona e Paceco non ci mancava per niente.

Arrivai a lavoro con quindici minuti di ritardo e, appena entrai, ad aspettarmi nella hall c'era mia madre visibilmente incazzata.

-Mamma, scusami!-dissi col fiatone.
-Sai che ore sono?!-disse con tono nervoso-Sono le sei e un quarto e tu dovevi essere qui alle sei-
-Mamma, lo so, ma la baby sitter ha ritardato-
-Per prima cosa, ti ho detto mille volte che a lavoro non devi chiamarmi "mamma" perché sono pur sempre il tuo capo e seconda cosa, dovevi avvertirmi!-
-Scusa, hai ragione, perdonami-
-E' il terzo ritardo che fai e sei fortunata che non ci sia il direttore-
-Scusami, davvero-
Sospirò e disse-Vai a cambiarti, va-

Le sorrisi e andai verso lo spogliatoio.
Per mia madre, a lavoro, non ero sua figlia, ma una dipendente come le altre. Se sbagliavo, non me la faceva passare liscia ed io ero contenta di ciò, perché non volevo sentirmi la raccomandata di turno.
Andai verso il mio armadietto dove trovai un foglio attaccato con su scritto i lavori principali da svolgere:

La stanza dell'opera || Il Volo || Ignazio BoschettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora