Capitolo 11: Ammuccia, ammuccia, ca tuttu pari.

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Capitolo 11

"Ammuccia, ammuccia, ca tuttu pari"

Sabato 19 Settembre 2015, ore 17:45.

Passarono due giorni da quella notte di passione e, ovviamente, non ci fermammo solo a quella sera.
La nostra era diventata una storia di solo sesso, niente più.
Ogni sera ci davamo appuntamento nella sua stanza, allo stesso orario,  soddisfacevamo le nostre voglie, poi ci rivestivamo e ognuno per la sua strada. 
Rischiavo il mio posto di lavoro per una scopata con lui, ma non riuscivo più a farne a meno; quella dannata stanza era diventata la mia insaziabile droga, Ignazio era diventata la mia insaziabile droga.
Io ero ancora innamorata di lui, inutile nasconderlo. Avrei voluto qualcosa di più da del semplice sesso, ma lui voleva solo divertirsi e io glielo lasciavo fare, pur di assaporare le sue labbra, pur di accarezzare la sua pelle, pur di perdermi nei suoi occhi.
Ma come diceva la mia cara nonna, "ammuccia, ammuccia, ca tuttu pari" ovvero "nascondi, nascondi, ma alla fine tutto viene fuori", e aveva più che ragione.

-Ma come non puoi venire?! E me lo dici solo adesso?!-dissi nervosa al telefono con la baby sitter.
-Ire, scusa, ho la febbre-
-Ma cavolo, potevi avvertirmi stamani! Mi sarei organizzata!-
-Scusa, pensavo mi passasse con la tachipirina, ma non è stato così-
Sbuffai, d'altronde che colpa poteva averne lei-Va bene, non preoccuparti. Vedi di rimetterti e fammi sapere se domani verrai-
-Certo-
-Adesso vado, che sono anche in ritardo. Ciao Sara-
-Ciao Ire-

Riattaccai e mi misi le mani sul volto disperata.
E adesso con chi stava Roby? Non potevo entrare a lavoro più tardi perché dovevo avvertirli almeno tre ore prima, non potevo lasciarlo a nessun altro perché non conoscevo nessuno e quindi c'era un'unica soluzione, portarlo a lavoro.
Il problema era solo uno: Ignazio.
Cosa gli avrei raccontato appena mi avrebbe visto con un bambino? Che era mio fratello? Quando tutto l'albergo sapeva che era mio figlio? Quando Roby mi chiamava "mamma"?
Non avevo molto tempo per pensare, così misi velocemente il giubbotto a Roby, presi il passeggino, il peluche dei minions, due dinosauri, due macchinine e uscimmo.
Camminavo e pensavo a quale scusa avrei detto ad Ignazio.
<<Dire la verità? Che è vostro figlio?>>
Assolutamente no!
Ma poi doveva per forza vedermi con Roby? Fino all'ora di cena era sempre fuori a fare prove, perché dovevo preoccuparmi?! Roby sarebbe stato solo fino alle otto e poi se ne sarebbe andato con mia madre, quindi potevo stare più che tranquilla.
Appena entrai nell'albergo vidi Gianluca, Piero e Ignazio che stavano allegramente parlando col direttore.
Come non detto.

-Ma guarda guarda chi ci ha portato oggi la nostra Irene!-disse il direttore avvicinandosi a Roberto, per fortuna che era un'amante dei bambini-Campione, come stai???-
-Ene-rispose mio figlio con la sua tenerissima voce.
-Angelo, scusa, la baby sitter mi ha detto all'ultimo minuto che non poteva venire, può stare finché mia madre non finisce il turno?-gli dissi a bassa voce.
-Certo, certo! Figurati Ire, basta che non mi devasta l'albergo-disse ironico.
-Farà il bravo, vero?-Roby annuì-Noi andiamo a cambiarci, ci vediamo dopo-
Angelo mi fece l'occhiolino e, sotto lo sguardo curioso di Ignazio, andai nello spogliatoio dove trovai mia madre.
-Che ci fa lui qui?-disse appena vide il nipote.
-Nonna!-disse Roby spalancando le braccia e cercando di scendere dal passeggino.
-La baby sitter, mi ha detto all'ultimo minuto che non poteva venire, che dovevo fare?!-dissi facendolo scendere.
-Speravo fosse per Ignazio-disse prendendo in braccio il bambino mentre io la guardai male.
-Amore, la mamma adesso deve lavorare, tu starai con la nonna, ok?-
-No-disse imbronciato.
-Come no?! Amore sì, la mamma deve lavorare-
-No, io te-disse gettando le braccia verso di me.
-Amore, no. La mamma deve lavorare-dissi cercando di essere più autoritaria possibile, ma iniziò a piangere e il mio cuore si strinse-Ok, ok, facciamo così, adesso stai con me, però devi promettere di fare il bravo, di non allontanarti dalla mamma e soprattutto di non toccare niente-annuì sorridendo-Però quando la nonna torna a casa, vai via con lei-annuì ancora.
Lo presi in collo e lui mi strinse forte. Ma quanto era dolce?!
-Alle otto te lo riporto-
-Ok, nel frattempo cerca di parlare con Ignazio-
-Faccio finta di non averti sentito-
Presi i giocattoli di mio figlio e mi avviai verso la sala bar, toccava a me pulirla, e ovviamente chi trovai?!
-Ciao Irene-disse Piero sorridendo.
-Ciao ragazzi!-dissi sorridendo.
-E questo bel bambino chi è?-disse Gianluca solleticandogli la pancia.
-E' mio fratello-mentii.
-Ciao cucciolo! Come ti chiami?-
Roby non stava minimamente considerando Gianluca, era troppo impegnato a guardare Ignazio.
Gli facevo ascoltare sempre le loro canzoni e gli indicavo sempre il suo papà nei video, ma lui non mi degnava nemmeno di uno sguardo, ma in quel momento stava fissando Ignazio e la cosa mi spaventava. Iniziai a sudare freddo, a tremare, temevo che da un momento all'altro dicesse "papà" e che scusa mi sarei inventata poi?
-Non dici niente a Gianluca?!-dissi, ma lui non rispose.
-Igna, ce l'ha con te-disse Piero notando che lo stava guardando.
-Anche i bambini si innamorano di me-disse alzandosi e venendo verso di me-Ciao patato!-
Roby sorrise e disse un timido e dolcissimo "tao".
-Senti un po', me lo dici a me come ti chiami? Magari nell'orecchio, così quel bruttone di Gianluco non lo sente-
Ignazio tese l'orecchio verso di lui e il bambino gli sussurrò il suo nome.
-Accidenti! Ma che bel nome e dimmi un po' Roberto, quanti anni hai?-
-Due-disse alzando tre dita, sì, tre.
-Accidenti! Due!-disse Ignazio alzando, anche lui, tre dita, facendomi ridere.
-Amore, ma questo non è il due, è il tre! Come si fa il due?-ripresi Roby che mi guardò pensieroso per poi alzare due dita-Bravo!!!-
-Che dici, vieni a giocare con me? Così fai lavorare la sorellina?-disse Ignazio gettando le braccia verso di lui. Lo guardai sorpresa, non conoscevo questa sua parte dolce e premurosa.
Roby non se lo fece ripetere e andò a giocare con lui.
Solo quando furono insieme, uno difronte all'altro, mi resi conto della loro straordinaria somiglianza.
I soliti occhi furbi e scuri, il solito sorriso contagioso, i soliti lineamenti del viso.
Era quasi impressionante.
Speravo vivamente che non se ne accorgesse.

-Ire-mi chiamò Piero.
-Dimmi-
-Ma è tuo fratello?-
-Sì, l'ho detto prima-
-Quanti anni ha, scusa?-
-Ne ha fatti due a Maggio-
-Ho capito. Ehm...Gian, vieni un attimo in camera così ti dò quella cosa?-
-Ehm...sì! Certo!-
I due si alzarono, mi salutarono e se ne andarono.
-Dove vanno?-mi chiese Ignazio.
-Piero doveva dare una cosa a Gianluca-
Si mise a ridere, lo guardai confusa, poi capii il motivo e iniziai a ridere.
-Sì, sapeva di doppio senso-dissi ridendo.
-Non sapevo avessi un fratellino così piccolo-disse cambiando discorso.
-Tante cose non sai di me-
-So che hai una voglia a forma di cuore sulla chiappa destra-disse facendomi l'occhiolino.
-Igna!!! C'è il bambino!!!-lo ripresi ridendo.
-Tanto non capisce! Vero patato?-
-Dinotauro!-disse mostrandogli il t-rex giocattolo e noi ci mettemmo a ridere.
-Mamma mia! Che dinosauro grande! Mi fa tanta paura, sai?-
-Ti manta tutto-disse Roby avvicinandogli il giocattolo.
-Sono morto! Mi ha mangiato tutto!-disse buttandosi a terra e Roby gli saltò sulla pancia ridendo.
Risi, non potevo fare altrimenti. Vedere mio figlio così felice mi riempiva il cuore di gioia e vederlo giocare col padre, ancora di più.
Forse avrei dovuto dirglielo, avrei dovuto farglielo sapere, ma il non sapere come avrebbe reagito, mi bloccava.
Forse era meglio tenere il tutto all'oscuro.
-Roby, ma la sorellina ti ha fatto ascoltare canzoni mia?-
-No!-
-Come no?! Ma questa sorellina è davvero birbona! Vuoi ascoltarla una canzone mia?-
Roby rispose di sì tutto entusiasta ed Ignazio iniziò a cantare il ritornello di "Grande amore".
-Papà!-esclamò Roby guardandomi sorpreso.
Spalancai gli occhi e iniziai a sudare freddo. 
-Papà?!-chiese confuso.
-Ehm sì...nostro padre gliela canta sempre-
-Ti manca papà, patatone?! Che guanciotte che ha! Sembra me da piccolo!-
Sbiancai.
-Ti piacciono i bambini eh?-dissi cercando di cambiare discorso.
-Come fai a non amarli!-disse prendendo in braccio Roberto per poi fargli le pernacchie sul collo, dio come erano uguali!
-Non l'avrei mai detto, conoscendoti-
-Tante cose non sai di me-disse citando le mie parole.
-Però so cosa ti piace a letto-gli sussurrai all'orecchio.
-Ire, su! C'è il bambino!-
-Tanto non capisce, vero amore?-
-Mamma, appa-
Sbiancai nuovamente.
-Mamma?!-mi chiese confuso.

Ero nella merda.

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E adesso???? Si inventerà una scusa o cederà???
Fatemelo sapere con un commento!
Un bacio fanciulle :*


 









La stanza dell'opera || Il Volo || Ignazio BoschettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora