Capitolo 12
"Il padre del bambino"
-Mamma, appa-disse il bambino tra le mie braccia.
-Mamma?!-chiesi confuso guardando Irene.
-Ehm...sì! Ogni tanto mi chiama così perché si confonde con mia madre. Vieni amore mio, andiamo a prendere l'acqua-disse prendendo in braccio il bambino-Torniamo subito-
Risposi con un sorriso e, appena si allontanarono, salii in camera.
Era alquanto strano tutto quello che era successo.
Improvvisamente scoprivo che lei aveva un fratello di due anni di cui non mi aveva mai raccontato niente e che per giunta la chiamava mamma. La storia della confusione non me la bevevo.
Iniziai a pensare ai cambiamenti fisici di Irene; ai suoi fianchi larghi, al suo seno grosso e alle smagliature sulla pancia, e potevo associarli solo a una cosa, a una gravidanza.
Roberto era suo figlio. Era ovvio. Forse per questo non voleva avere una relazione con me. Forse era fidanzata o addirittura sposata.
Sentii bussare alla porta e quel rumore mi fece tornare alla realtà.-Chi è?-
-Siamo noi-disse Piero.
Aprii la porta e i miei due compagni di avventura si fiondarono subito dentro la mia stanza buttandosi sul letto.
-Fate con comodo-dissi ironico.
-Dobbiamo parlarti di una cosa seria, Igna-disse Gian.
-Cosa è successo?-
-Quando hai visto l'ultima volta Irene?-
-Circa dieci minuti fa, perché?-chiesi confuso.
-No no, intendo prima di rivederla in albergo-
Abbassai lo sguardo. Dannazione avevano scoperto di me e lei!
-Avanti, cosa volete sapere?! Se siamo andati a letto insieme?! Sì, siamo andati a letto insieme. Scopiamo ogni sera come dei forsennati su quel letto. Contenti?-
-Io volevo sapere da quanto non la vedevi prima di rincontrarla sei giorni fa, comunque grazie per averci detto che scopate ogni sera su questo letto-rispose ridendo.
Mi ero fregato da solo!
-Hai capito Ignazino cosa fa ogni sera-aggiunse Piero ridendo.
-Finitela, cretini! Almeno io soddisfo le mie voglie, in confronto a voi due-
-Io sono fidanzato!-disse Gianluca alzando le mani.
-Ma mister occhiali rossi no, fa da sé-dissi ridendo.
-Molto simpatico, Igna, davvero-rispose Piero ironico.
-Seduci una governante-
-Non sono come te-disse serio.
-Amunì Piero! Ridi!-
-Ma da quanto va avanti questa storia?-chiese Gian.
-Quale storia?-
-Tra te e Irene, scemo!-
-Quattro giorni-
-E perché non ci hai detto niente?-
-Devo dirvi per forza tutto?-
-Ha paura che lo sputtaniamo nelle interviste-disse Piero.
-Non è vero-
-Siamo i tuoi migliori amici, non facciamo queste cose...o forse sì!-disse Gianluca per poi scoppiare in una risata.
-Ah ah ah...che simpatico!-
-Dovrò pur vendicarmi, no?-
-Ma vendicarti di cosa, amunì!-dissi spingendolo.
-Ogni intervista non fai altro che sottolineare che sono fidanzato, lo sai che mi dà fastidio-
-Come sei permaloso! Piuttosto, cos'è che volevi sapere?! Da quanto non vedevo Irene?! Da tre anni, perché?-
-Ti ricordi anche il mese?-chiese Piero.
-Agosto. Ma perché vi interessa così tanto???-
-Non hai notato niente di strano nel fratellino di Irene?-
-Che cosa avrei dovuto notare?-
-Una certa somiglianza-
Certo che erano veramente dei tipi svegli!
-Ho capito dove volete arrivare. Anch'io penso che non sia suo fratello, ma suo figlio-
-E non ti sei chiesto chi sia il padre?-chiese Gianluca.
-Sinceramente no-
-Quanti anni ha il bambino?-
-Due-
-Per la precisione, ne ha fatti due a Maggio-aggiunse Piero.
-E come fai a saperlo?-
-Ce l'ha detto Irene-
-Non capisco dove volete arrivare-dissi confuso.
-Quanto dura una gravidanza?-
-Nove mesi-
-E quindi quando è stato concepito questo bambino?-
Iniziai a contare pensieroso e poi risposi-Ad Agosto-
-Quindi???-
-Quindi è stato concepito ad Agosto, e allora?-
-Non capisci niente!-disse Gianluca mettendosi le mani sul volto disperato-Igna, quel bambino è tuo figlio!-
A quelle parole mi sentii gelare.
-Ma cosa dici Gian, è impossibile!-
-Igna, è possibile invece. Ragiona. L'hai conosciuta nel duemiladodici e te la sei portata a letto prima di partire per l'America, ed era Agosto-
-E non misi il preservativo-dissi guardando un punto fisso nella stanza.
-E poi il bambino ti somiglia molto-aggiunse Piero.
Mi sedetti sul letto, ancora incredulo da ciò che avevo appena scoperto.
Mi misi le mani nei capelli e pensai a quanto fossi stato un coglione.
Ma io non volevo crederci, volevo che fosse lei a dirmi la verità e dovevo saperla al più presto.
Mi alzai d'istinto e mi diressi verso la porta.
-Dove vai?-mi chiese Piero.
-Devo parlare con Irene. Adesso andatevene-dissi aprendo la porta.
Non se lo fecero ripetere due volte. Uscirono dalla stanza, seguiti da me; loro si diressero verso le loro camere e io da lei.
Andai alla sala bar e la vidi pulire, era sola, il bambino non c'era.
-Hey bella gnocca!-dissi palpandogli il sedere, lei sussultò a quel tocco, poi si voltò e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. Volevo essere il più normale possibile.
-Ciao bel maschione! Come mai sei andato via?-
-Sono andato a preparare la camera-le sussurrai all'orecchio.
-Non posso venire adesso, devo finire di pulire-
-Dai, una sveltina!-la pregai.
-Igna, no. Facciamo stasera, come sempre-
-Ma lui non può più aspettare-dissi mettendole una mano, che tolse subito, sulla mia erezione.
-C'è gente Igna!-mi riprese-Senti, torna in camera, chiama la hall e dì che hai bisogno di me perché non ti ho cambiato la biancheria-
-E se mi mandano un'altra governante?-
-Tu fai il mio nome, fidati di me e fatti sentire incazzato--Non rischi il posto di lavoro?-
-A parte che rischio ogni sera a venire a letto con te, comunque non ti preoccupare, dirò che sei una star piuttosto viziata ed esigente-disse facendo un sorriso finto.
-Che crudele!-
-Lo so!-disse stampandomi un bacio sulla guancia-Adesso vai!-
-Agli ordini!-
Salii di nuovo in camera ed eseguii i suoi ordini; dopo pochi minuti sentii bussare alla porta e appena l'aprii, Irene si avventò sulle mie labbra.
-Hey! Hey! Ferma!-dissi staccandola-Voglio fare le cose con calma--Avevi detto una sveltina-
Mi sedetti sul letto e le feci segno di venire vicino a me, e così fece.
-Parliamo prima, no?-
-Parlare?! Da quando vuoi parlare?!-
-Da oggi-dissi sfoggiando un sorriso finto.
-Ok, va bene, parliamo. Cosa vuoi sapere?-
-Non mi avevi detto che avevi un fratello, parlami un po' di lui-
-Non te l'ho detto perché non lo ritenevo importante e poi cosa dovrei dirti?-
-Potresti dirmi quando è nato, per esempio-
-Perché?-mi chiese alzando un sopracciglio.
-Per curiosità--A Maggio del duemilatredici-
Mi alzai dal letto, iniziavo ad agitarmi. I ragazzi avevano ragione.
-Quindi è stato concepito ad Agosto, giusto?-
-Igna, che ne so io, penso di sì!-
-Ma tua madre non era divorziata?!-
Sospirò e disse-Igna, che devi dirmi?-
-E' tuo figlio, vero?-
Abbassò lo sguardo e passò una mano sul volto, poi rivolse nuovamente lo sguardo su di me per qualche secondo senza dire niente, fece un altro sospiro e infine disse-Sì, è mio figlio-
Chiusi per un attimo gli occhi. Non volevo credere a quelle parole, non avevo il coraggio di fargli l'altra domanda, ma dovevo, dovevo sapere la verità.
-E...-mi bloccai, le parole non riuscivano ad uscire-Il padre chi è?-
-Un ragazzo-
-Irene-dissi serio-Chi è il padre?-
-Un tipo che ho conosciuto a una festa-
-Irene, non mi prendere in giro, cazzo!-dissi alzando il tono della voce-Dimmi chi è il padre del bambino!-urlai.
-Sei tu, cazzo!-urlò per poi scoppiare in un pianto.
Mi sentii nuovamente gelare.
Era tutto vero. Io ero il padre di quel bambino con cui avevo giocato qualche minuto prima.
Io avevo un figlio.
Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare, non sapevo cosa dire. Mi sentivo inerme a tutto ciò.
Mi guardavo intorno confuso, passandomi una mano tra i capelli e cercando un appiglio in qualche parte della stanza inutilmente.
Ma perché non me l'aveva detto? Ma perché me l'aveva tenuto nascosto? Cosa voleva da me quella ragazza?-Perché non me l'hai detto?! Per caso volevi approfittarti della mia notorietà per guadagnare quattro soldi in più eh?-sbottai.
-Se avessi voluto farlo, me ne sarei approfittata due anni fa, non credi?!-
-Non l'hai fatto per qualche motivo, è ovvio!-
-Igna, ma che stai dicendo?!-
-Adesso ho capito tutto-dissi facendo una risata nervosa e camminando avanti e indietro per la stanza-Tu, brutta sporca puttana che non sei altro, non l'hai fatto perché non avevi prove per confermare la tua tesi, ma adesso che mi hai rincontrato, hai fatto di tutto pur di venire a letto con me per poi ricattarmi col bambino e guadagnare notorietà e soldi. Sei solo una...-
Non finii la frase che mi arrivò un forte schiaffo sul volto.
-Questa brutta sporca puttana ti aveva detto di lasciarla in pace da un po', ma questo stronzo ha insistito così tanto da farla innamorare di lui-
Si diresse verso la porta, ma prima di aprirla si voltò verso di me e disse con disprezzo-Mi fai schifo!-
Uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta.
Questa volta era finita per davvero._________________________________________________________________
Ce l'ho fatta a scrivere il capitolo! Consideratelo come mio regalo di Natale in ritardo oppure come regalo per il 2016 in anticipo, scegliete voi :P
Ignazio ci è andato giù pesante! Secondo voi sarà finita per davvero?
Vi annuncio che la fan fiction sta per finire, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e come vi piacerebbe finisse questa storia.
Un bacio fanciulle :*
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La stanza dell'opera || Il Volo || Ignazio Boschetto
FanfictionQuella dannata stanza era diventata la mia insaziabile droga.