Non mi ero mai resa conto di quanto fosse rumoroso il mio respiro. Non avevo mai percepito la violenza con cui migliaia di atomi di ossigeno si riversavano al di fuori delle mie narici, con la prepotenza di chi vuole mostrarsi a tutti i costi. Allora provai a respirare più lentamente, sperando che tutte quelle particelle non litigassero tra loro per ottenere la libertà. Dosai la velocità dell'espirazione e fui felice nel constatare che erano diventate più educate e rispettose. Riuscivo quasi a percepire un "prego, vai prima tu" e questo mi faceva sorridere. Qualche minuto dopo, però, l'aria cominciava a mancarmi e fui costretta a richiamare repentinamente verso di me tutti quei piccoli esseri inanimati che ricominciarono a farsi guerra. Pertanto mi arresi all'evidenza che è impossibile cambiare la natura delle cose.
Mentre riflettevo sul mio respiro, percepivo con veemenza quello degli altri. Venti fiati singhiozzanti di donne e uomini. Alcuni tremavano mentre altri recitavano quelle preghiere che mia madre mi diceva sempre di pronunciare quando avevo paura. Chissà se anche quella gente pregava per paura.
Due uomini cattivi, vestiti di nero e con un fucile in mano, ci avevano lasciati in quella stanza sporca e sgradevole da molte ore. Io cominciavo ad avere fame e non desideravo altro che tornare a casa per poter assaporare il purè di patate che mia madre preparava il sabato a pranzo. Quasi riuscivo a percepirne l'odore. Accanto a me era seduto un uomo anziano, con la barba folta e bianca e degli occhi profondi. Due lacrime erano posizionate sulle sue gote da molto tempo e non si decidevano a scendere. Pertanto mi accostai al suo viso e con una mano sporca di polvere levai quelle due gocce intrappolate nella barba. Quell'uomo indirizzò le sue pupille nelle mie e cominciò a fissarmi con la stessa intensità che usava mia madre quando mi mostrava il suo amore. Poco dopo un'altra lacrima comparve sul suo viso, ma questa volta crollò sul pavimento realizzando una piccola macchia rotonda.
"Perchè piangi?" chiesi all'uomo con la barba folta e bianca.
"Perchè quando non è la vita stessa a strapparti dal mondo, tutto ciò che provi è delusione e impotenza."
Decisi di non bagnarmi più le mani con le sue lacrime, il suo dolore proveniva da un antro profondo e irraggiungibile.
Poco dopo entrarono i due uomini cattivi che ci avevano portati in quella stanza. Le loro mani tenevano ben strette un fucile lungo e pesante. Riuscivo a vedere soltanto i loro occhi, scuri e contratti da una rabbia che non aveva cause. Era nata con loro e con loro sarebbe rimasta fin oltre la morte.
L'uomo seduto accanto a me smise di piangere e cominciò a tremare. Le sue mani battevano convulsamente sui mattoni consumati dalle suole delle numerose scarpe giunte in quel luogo.
Afferrai la sua mano destra e cominciai a carezzarla dolcemente. Sulla bocca di quell'uomo spuntò un sorriso.
Poco dopo una pallottola gli trapassò il cranio e finalmente quell'uomo smise di tremare. Per sempre.
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Come un'arma da fuoco
Genç Kız EdebiyatıNel silenzio di un covo per ostaggi, tra i cadaveri dissanguati e i volti inanimati di folli esponenti dello Stato Islamico c'era Sara. Gli occhi di quelle povere vittime si chiedevano perchè una bambina di soli nove anni fosse lì e lei rispondeva l...