Capitolo 7

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Le tenebre che mi avevano avvolta si diradarono come una nebbia scura.

Questo piccolo particolare mi fece ricordare Nico di Angelo, un personaggio della saga di Percy Jackson. Sorrisi alla somiglianza dei congnomi di Lorenzo e Nico.

Mi venne immediatamente in mente il passato tormentato di Nico e pensai che forse anche Lorenzo aveva qualche segreto oscuro... Mi tornò davanti agli occhi l'immagine della lacrima che aveva solcato il volto perfetto di Lorenzo, quando gli avevo raccontato di mia madre.

Quando la luce di un sole caldo e accecante mi investì, i miei occhi scuri, che si erano abituati al buio delle tenebre, cominciarono a lacrimare.

Mi passai l'avambraccio nudo sugli occhi e mi asciugai le lacrime.

Una volta che i miei occhi si furono abituati alla luce accecante, potei mettere a fuoco il paesaggio attorno a me.

Mi trovavo nella stessa identica radura della sera prima, quando avevo sognato il bacio tra me e Lorenzo.

Respirai a fondo l'aria pulita e fresca del prato.

Cominciai a camminare verso il salice dell'ultima volta. Ero a piedi nudi.

Quando mi feci un varco tra le fronde del salice, rimasi senza fiato.

Era ancora più bello dell'ultima volta.

Sembra una fiaba... pensai io facendo una giravolta su me stessa. Risi spensierata e girai ancora, facendo volare la gonna attorno come una ruota.

Mi sentivo libera. Libera di fare qualsiasi cosa. Di volare, di correre, di ballare...

Corsi verso il tronco imponente dell'albero e feci un piccolo balzo all'insù, per cercare di arrivare al ramo e arrampicarmici.

Ma quando i miei piedi si staccarono da terra, lo slancio che avevo preso mi fece arrivare direttamente sul ramo.

Mi aggrappai a quello sopra di me per non cadere.

Feci una risata liberatoria, che si sparse tutta intorno nell'aria cristallina di quel posto.

Mi aggrappai con tutte e due le mani al ramo sopra di me e dondolai, avanti e indietro, come su di un'altalena.

Quando cominciarono a farmi male le mani, tornai con i piedi sul ramo.

Ad un tratto una risata, che decisamente non apparteneva a me, arrivò da sotto di me.

Sobbalzai così tanto dalla paura che scivolai e caddi di sotto.

Vidi il mondo girare come una trottola, finché non finii la mia corsa fra un paio di braccia forti e sottili.

Sentii quella persona cominciare a ridere sguaiatamente, e quando misi a fuoco il suo viso, diventai paonazza.

"L-orenzo... c-cosa ci fai qua?" balbettai io dall'imbarazzo, abbassando la testa.

"Sono venuto a salvarti di nuovo, principessa." disse lui con un sorriso.

Lo stomaco mi si attorcigliò e le farfalle cominciarono a sbattere dappertutto.

Mi ha chiamata principessa! Oddio oddio oddio oddioooooo!

"Non ho bisogno di essere salvata..." ribattei io, però con un grande sorriso sul volto.

"Ah no?" disse lui con un piccolo ghigno sul viso, prima di lasciarmi quasi cadere a terra per poi riprendermi subito. In quel piccolo intervallo di tempo in cui credevo di cadere gli lanciai un urletto proprio nell'orecchio.

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