Mi risvegliai in un luogo sconosciuto.
Ero in un letto matrimoniale, con la trapunta blu cobalto.
Quando mi tolsi le coperte di dosso, mi resi conto di avere addosso una maglietta maschile, che mi arrivava alle ginocchia tanto era lunga. Mi controllai sotto la maglietta, ma per fortuna avevo ancora il reggiseno addosso.
Arrossii, capendo di chi era quella maglia.. e di come aveva fatto quella persona a cambiarmi.
Ero bagnata fradicia... mi avrà cambiato per non farmi congelare... pensai io.
I miei piedi nudi, quando toccarono il pavimento, avvertirono la morbidezza della moquette.
Mi alzai e uscii dalla camera.
Un lungo corridoio di parquet mi gelò subito i piedi, ma non ci badai e andai avanti.
Scesi le scale che portavano al piano terra.
Ma quanto è grande la casa di Lorenzo? pensai io sbigottita.
Ma soprattutto... dov'era lui?
Quando raggiunsi il salotto non potei fare a meno di lanciare un sospiro dalla tenerezza della scena che mi si presentò davanti.
Lorenzo, con i capelli spettinatissimi, indossava un pigiama blu, ed era raggomitolato su se stesso con la coperta ai suoi piedi. Probabilmente l'avrà calciata via nel sonno.
Sembrava un bambino, un dolcissimo pupattolo.
Sorrisi e andai da lui.
Aveva la fronte corrucciata e sembrava che avesse freddo, quindi presi la coperta e gliela rimboccai.
Mi sentivo una mamma in quel momento.
Subito mi tornò alla mente quando mia madre, mentre facevo finta di dormire, mi rimboccava le coperte come avevo appena fatto io con Lorenzo.
Al ricordo mi scese una piccola lacrima, che mi affrettai ad asciugare.
Mi guardai un po' attorno.
Non sapevo cosa fare.
I miei vestiti erano spariti, non sapevo dove fosse la mia borsa e l'unica persona che poteva dirmelo stava dormendo beatamente.
L'unica cosa che potevo fare, anche se a malincuore, era svegliarlo.
"Lorenzo?" gli sussurrai nell'orecchio scuotendolo un po'.
"Mamma?" biascicò nel sonno lui. Risi leggermente e ricominciai a scuoterlo.
"Forza, devi andare a scuola..." gli dissi io stando al gioco.
"Ma io non ho voglia!" disse lui lamentandosi come un bambino.
Non ce la feci a trattenere una risata fragorosa, che mi uscì dalle labbra con prepotenza.
Il chiasso lo svegliò del tutto. Il suo sguardo, dapprima confuso e perplesso, si trasformò in divertito.
"Ah, e così mi fai gli scherzi eh? Ti faccio vedere io!" disse un attimo prima di buttarsi sopra di me facendomi il solletico.
Io, che non lo posso soffrire, gli tirai un calcio sulla gamba e lui si sdraiò per terra tenendosi lo stinco.
"Non provarci mai più, sappilo!" gli dissi io ridacchiando.
Lui si tirò a sedere e, proprio come un bambino capriccioso, si girò di spalle con le braccia incrociate.
"Ehi scusami!" dissi io con voce dolce.
"Mi hai fatto male!" disse prima di voltarsi verso di me facendomi la linguaccia, per poi girarsi di nuovo.

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La Rosa Blu
Teen FictionTutti gioirebbero nel ricevere una rosa rossa, ma credo che un esemplare blu, per le sue rarità e stranezza che lo rendono addirittura innaturale, lusingherebbe il doppio qualsiasi animo. E allora, se chiunque preferirebbe una rosa blu ad una...