capitolo 5

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Scoppiai a piangere,non poteva averlo fatto davvero,lui era il ragazzo giusto.
Speravo ardentemente che da un secondo all'altro rientrasse in casa e si scusasse,volevo che mi dicesse che era tutto uno scherzo e che mi abbracciasse forte.
Mi appoggiai alla porta.
Ancora non riuscivo a crederci.
Regnava un silenzio perfetto,rotto solamente dai miei singhiozzi.
Mi accarezzai istintivamente la pancia
-Non voglio immaginare le mie giornate senza di lui,non può finire così, non può lasciarci, non adesso.
Il pavimento gelido mi faceva venire i brividi.
Camminai lentamente fino al bagno.
Mi guardai allo specchio,il trucco era colato,avevo delle righe nere fino al mento.
Mi spogliai e mi guardai la pancia leggermente accentata.
-E così siamo solo io e te eh?
Fino a un anno fa non avrei mai pensato di parlare con la mia pancia,o meglio dire,con il mio bambino.
Avevo ancora il magone,mi sembrava quasi di far fatica a respirare.
Aspettai che la vasca fosse piena poi ci entrai dentro.
L'acqua calda mi rilassava ma non scioglieva del tutto quel nodo che avevo in gola, é come avere le costole rotte,faceva male ogni volta che respiravo.
-Comincio a pensare che l'amore abbia più effetti negativi che positivi.
Dissi a me stessa.
Chissà chi era la ragazza che aveva messo incinta,per un secondo temetti di finire come lei,anzi ero già come lei.
Ripensai a come mi aveva trattata,ma attribuì un tale comportamento all'arrabbiatura.
Chissà cosa stava facendo.
Mi torturai a pensare a lui finché l'acqua non diventò fredda.
Uscii e mi avvolsi in un asciugamano.
Non mi sarei abbattuta,sarebbe tornato certamente.
Mi asciugai i capelli in fretta e mi andai a vestire.
Controllai il telefono,nessun messaggio.
Preparai la cena cercando di tenere i pensieri altrove, ma tutto mi riconduceva a lui.
Apparecchiai per due e mi sedetti a tavola ad aspettarlo,aspettai,il cibo diventò freddo.
Mi alzai dalla sedia,presi il giubbotto e uscii di casa,appena respirai l'aria fresca della sera mi sentii meglio,scesi gli scalini e imboccai la via con più lampioni.
Mi fermai davanti a un tabaccaio, entrai,un'uomo sulla cinquantina mi guardò in un modo da essere quasi scortese.
-Vorrei un pacco di Marlboro rosse da dieci.
Lui mi sorrise,intravidi i suoi denti gialli,uno spettacolo che avrei preferito evitare.
Pagai e gli lasciai il resto.
-Hei come ti chiami?
Azzardò il vecchietto.
Uscii da li ridendo.
Infilai il pacchetto in tasca e camminai in fretta verso casa,iniziava a fare freddo.
Sperai di trovare qualche luce accesa, di trovarlo in casa ad aspettarmi ma entrando la speranza diventò vana.
Salii le scale ed entrai nella nostra stanza,guardai la nostra foto incorniciata,non volevo ricominciare a piangere così smisi in fretta,scostai le lunghe tende color panna ed aprii la porta finestra che si affacciava sul balcone.
Accesi la sigaretta,pensai a cosa fare con Cristian,guardando le luci delle case.
Mi vibrò il telefono in tasca,per prenderlo quasi mi scottai con la sigaretta.
Il mio entusiasmo si spense,non era Cristian,sul display c'era scritto 'Scott' e sorrisi leggendolo

-Da Scott ad Aurora
Sono tornato dall'Australia,non vedo l'ora di rivederti!

Io e Scott ci conoscevamo da quando eravamo bambini,eravamo cresciuti insieme ed eravamo sempre stati molto uniti,era il mio migliore amico prima che si trasferisse due anni in Australia per studiare,non ci sentivamo da una vita,ero felice che mi avesse scritto.

-Da Aurora a Scott
Come stai? Anche io!Scusami se non mi sono fatta più sentire,sono successe tante di quelle cose..

Lui sarebbe certamente riuscito a capire,era una di quelle persone che non si aspettavano niente ma davano tutto.
Mi sentivo in colpa per non essermi più fatto sentire, improvvisamente mi reso conto quanto mi mancava parlare con lui,era stata sempre presente per me e io non l'avevo neanche più minimamente pensato.

-Da Scott ad Aurora
Tranquilla fa niente,anche io potevo scriverti ma con la scuola e il trasloco non ho avuto un attimo.
Dimmi quando ci sei che vengo da te :)

Sorrisi involontariamente.
Ecco che ora si prendeva tutta la colpa,come al solito.

Da Aurora a Scott
Io mi sono trasferita a Brighton,ci sono quando vuoi,ci vediamo alla caffetteria solita?

Rispose immediatamente.
-Vengo io a Brighton tranquilla! Vediamoci alle alle quattro in una caffetteria del posto,dimmi tu.

Gli risposi.
Ci saremo visti al Marks & Spencer alle quattro in punto.
La sigaretta era ormai spenta,giocherellai con il pacchetto,attirò la mia attenzione la scritta FUMARE IN GRAVIDANZA..
Non finii la frase che buttai il pacchetto dal balcone e mi accarezzai il ventre.
-Come ho potuto scordarmi di te?
Mi sentii una sciocca per la reazione spropositata,ma era una cattiva abitudine quella di fumare in queste situazioni.
Entrai ,chiusi la porta finestra,presi una coperta dall'armadio e andai di sotto,non avrei dormito nella nostra stanza da sola.
Controllai i messaggi e le chiamate perse quasi ossessivamente,ma niente,non mi aveva cercata.
Mi ranicchiai sul divano candido con la coperta fino al mento e chiusi gli occhi.

***

Non dormii bene quella notte e non per il fatto di aver dormito sul divano,c'era un gran vento e a ogni rumore mi svegliavo credendo che fosse tornato.
Mi alzai dal divano e ripiegai la coperta.
Controllai il telefono,a parte Scott nessun messaggio.
Era sorprendente di come si fossero dimenticati in fretta di me Cristian ed Amy.
Infilai un giubbotto mi legai i capelli e uscii di casa.
Salii sull'auto e andai nel supermercato più vicino,era strano fare spesa da sola,di solito la facevamo sempre insieme.
Presi della frutta e tornai a casa.
Mandai un messaggio a mia madre,era da tanto tempo che non la vedevo,mi mancava,dovevo ancora dirgli del bambino ma continuavo a rimandare.
Ripromisi a me stessa di dirglielo il prima possibile.
Rientrai in casa,poggiai la busta sul tavolo,presi una mela e l'addentai.
Tutto questo silenzio mi metteva tristezza,presi il telefono e scrissi a Cristian
Da Aurora a Cristian: Torna a casa.

Era banale ma non mi veniva in mente di meglio.
Non mi riconoscevo, ero sempre stata forte,e poi eccomi qui depressa,con una tuta a rimpiangere i bei momenti.
Rimasi ranicchiata sul divano fino alle tre del pomeriggio e poi mi alzai.
Aprii l'armadio,non mi sarei certamente messa un abito corto,quindi optai per un jeans chiaro,un maglione grigio e dei tacchi color cipria non troppo alti.
Non mi truccai molto,solo un filo di eyeliner e infine mi arricciai i capelli.
Mi faceva bene distrarmi,da quando avevo scritto a Cristian non facevo altro che controllare il telefono ogni dieci minuti,ma lui ovviamente non rispondeva.
Salii in auto con poco entusiasmo.
Sentivo un pesante vuoto nel petto da quando se n'era andato.

Scusate se vi ho fatto aspettare!
Spero questo capitolo vi piaccia, scusate per gli errori se ce ne sono, aggiornerò il prima possibile.
Che ne pensate di Cristian?
E dell'amico di Aurora?
Commentate!

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