CAPITOLO 2

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•E tu sei viva o sopravvivi? Sopravvivo.•

Sono dentro a un tunnel buio,cammino e cammino cercando l uscita ma non si vede nemmeno un raggio di luce. Il panico arriva lentamente e poi ti assale e ti rapisce e chiude il tuo cuore in una piccola stanza stretta buia e soffocante.
Probabilmente non sento più niente,gli insulti dei miei compagni sul mio aspetto mi scivolano addosso. Loro non mi fanno male. Penso di avere toccato il fondo. La mattina non mi guardo nemmeno più allo specchio,penso di avere delle occhiaie da paura,sarà un mese che non dormo.  Quelle poche volte che dormo non sogno e non faccio nemmeno incubi. Mi sveglio come se mi fosse passato sopra un camion. Le giornate passano lentamente e sempre nello stesso modo. Vorrei trovare qualcosa da fare. Qualsiasi cosa.

-In giro dicono che ti sei ripresa,come dopo aver inserito due dita dentro una presa: in piedi,ma stesa.-

«Debbie!» mi urla la mia vicina di banco «mi stai ascoltando?» mi giro verso di lei cercando di ricordare cosa mi stava dicendo «No.» rispondo. 
La mia vicina di banco si chiama Bethany.
È simpatica,quanto basta. È l'unica con cui ho legato in questo schifo di classe perciò mi sforzo di essere gentile.
«Scusami Beth.»
«Che ti passa per la testa? Sono mesi che stai così,c'è qualcosa che non va?»
Si,cazzo si.  Voglio morire sprofondare un un abisso.
«No,tutto okay.»mento «Cosa mi stavi dicendo?» e rincomincia a parlare di un gioco strano di cui sinceramente non mi interessa molto ma lei sembra euforica,perciò mi sforzo di ascoltarla. La prof. entra in classe ma il rumore non cessa finché non sbatte il libro sulla cattedra. Inizia a spiegare e al solito scarabocchio qualcosa mentre prendo appunti. Va tutto bene a scuola,nessuno mi calcola e io non calcolo nessuno,un equilibrio perfetto. 
«Debbie Black!» Cazzo. «Vieni a fare l'esercizio alla lavagna.» Ecco va tutto bene finché qualche prof. non decide di interrompere quella quiete. Mi alzo vado alla lavagna,mi detta l'esercizio e lo svolgo senza intoppi. Torno a posto senza che la prof. mi dica niente.
«Brava.» si congratula Beth,la ignoro. Finalmente la campanella. Quarantacinque minuti e sono a casa. Che palle.

Mai dire Mai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora