CAPITOLO 14

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"Ho paura di amare,perché amare significa perdere il respiro."

Mi sveglio mentre piango,il cuscino è fradicio e gli occhi mi fanno male. Non è la prima volta che succede. Il mio corpo vuole soffrire anche di notte e penso che anche i sogni mi vogliano far soffrire. Ho paure di altre sensazioni oltre a quella del dolore. Fa male,non fisicamente. Dio se fame. Apro la finestra del balcone di camera mia e guardo giù. Mi immagino me distesa li sotto su quel prato umido. Mio padre in ginocchio e mia mamma,quella che io ho sempre chiamato mamma e che ha sempre ricoperto quel ruolo per me ma che non mi ha partorito,urlare dal dolore. Mio fratello non piangerebbe,si chiuderebbe in se stesso più di quanto non faccia già. Non potrei mai procurare mai tanto dolore alla mia famiglia,sarei un egoista. Ripensando a mamma,mi viene in mente quella sconosciuta che mi ha portato in grembo per nove mesi. Sono ormai sei anni che me ne sono andata. Dopo 12 anni di sofferenza per il fatto di essere nata,mio padre e la mia nuova mamma hanno lottato con le unghie e coi denti via da quello schifo. Perciò non potrei mai farlo soffrire più di quanto non abbia gia fatto vedendomi cosi tutti i giorni. Mi chiedo quando vedrò la luce in fondo a quel tunnel,quando finalmente non inciamperò più in ogni cosa mi so para davanti. Perché ho le ginocchia piene di tagli, i piedi mi fanno male e le mani e gli occhi stanchi di asciugare lacrime che non finiscono mai di scendere. Mi chiedo per quanto ancora dovrò rinchiudermi in camera seduta per terra a tremare.
*messaggio da Laurent*
Interrompe il flusso di pensieri e in un certo senso ne sono grata.
Ei Debbie come stai? Dormito bene?
Certo,come no. Non rispondo,non ne ho voglia.

-Ti amo come si amano le cose oscure.-

Oggi è domenica e mio fratello mi chiama per ricordarmi che devo iniziare a studiare per prendere la patente, è già la seconda lezione e domani sarà la terza ma ho studiato molto e i test su internet li faccio tutti giusti quindi penso che domani andrò ad anticipare l'esame. Passo la giornata a studiare e mi faccio aiutare da mio padre per qualche quiz che faccio tranquillamente senza errori,papà mi fa i complimenti e così prendiamo la macchina,andiamo in un parcheggio e mi fa guidare.

No,no fermo non andare. Aspetta. Gli sto correndo dietro e lui non si gira. Quando lo raggiungo la sua faccia è cambiata.
"Non puoi capire Debbie." Cosa,cosa non posso capire? Ma la sua immagine inizia a svanire.
No,no fermo non andare.

Sta notte,è la prima notte che sogno Jackson. Non so per quale motivo,odio quel ragazzo,si crede un dio sceso in terra. Mi preparo in fretta e vado a scuola,non voglio ripensare a quel sogno. Non voglio dare peso a quel...quel...mmm...come mi fa incazzare. Lo odio,lo odio,lo odio. Chi si crede di essere.
«Debbie vieni alla lavagna.» che?cosa? «Vieni alla lavagna.» ripete la prof. Stiamo scherzando? Ci mancava solo questa. Svolgo l'esercizio troppo velocemente e prima di andare a posto mi fermo davanti alla cattedra e faccio un inchino. Dio,voglio solo andare a casa e leggere,leggere qualsiasi cosa. Leggere parole che ha scritto qualcuno che non mi conosce ma che sa tutto di me. Sa come arrivarmi al cuore. Sa come sono fatta. Voglio leggere parole non mie,e pensare che la mia vita è come un romanzo,che prima o poi ci sarà un lieto fine anche per me.

Mai dire Mai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora