"Vorrei essere capace di odiarti ma non posso
e pure se mi sforzo, e ti odio solo a tratti
ci sentivamo grandi
però ogni giorno che passa ci fa più piccoli e codardi."
- Dimenticare (mai), Annalisa
***
L'acqua scorreva sulla pelle chiara di Hermione, mentre chiudeva gli occhi e assaporava quel piccolo arco di tempo per rilassarsi. Era arrabbiata e si sa, quando Hermione Granger è arrabbiata, è meglio che si calmi, prima di scatenare una tempesta.
Si massaggiò la testa con lo shampoo alla pesca e cercò di non pensare a quell'odioso giovane uomo che le aveva rovinato la vita. Odiava condividere la casa con lui, il cibo con lui, l'aria con lui. E ovviamente il sentimento era ricambiato.
Si sciacquò nuovamente i capelli e uscì dalla doccia, coprendosi con un accappatoio.
Dopo essersi asciugata i capelli, si vestì rapidamente e scrisse un biglietto per Draco, che sembrava sparito.
Sono fuori. Torno verso le 19,00.
Hermione Jean Granger
Prese la sua borsa e uscì, dirigendosi verso la casa di Ben.
***
Sono fuori. Torno verso le 19,00.
Hermione Jean Granger
La odiava.
Draco uscì dalla sua stanza solo dopo aver riflettuto molto sul da farsi.
Era deciso a lasciar perdere la ragazza e le sue parole, era deciso a far finta di nulla.
Era deciso ad essere Malfoy, non Draco.
Un forte profumo di pesca lo pervase. Erano lei e il suo maledetto shampoo.
Quell'odore lo intontiva, lo faceva esplodere. Era buonissimo, ma il problema era che lui non avrebbe mai dovuto pensare una cosa del genere della Mezzosangue.
Ora probabilmente era fra le braccia di quel coglione. Che schifo.
Basta.
Basta.
Basta.
Cosa stava succedendo? Perché Parigi lo rendeva così vulnerabile, debole?
Perché lei lo rendeva così?
Era giunto il momento di finirla. Doveva distrarsi.
Una strana cassa nera era posta nel soggiorno, ma Draco non aveva la minima idea di cosa fosse. Ipotizzò che fosse uno strumento babbano, non essendo di sua conoscenza. Premette l'unico pulsante presente e lo strano oggetto si accese, proiettando video e suoni.
«New York invasa, paura e terrore ovunque. Ieri mattina, nella città di New York, alcuni cittadini hanno affermato di aver visto strane nuvole nere avvicinarsi a loro. Non si sanno le loro origini, si ipotizza che siano le origini di una tempesta imminente. Tuttavia, alcune persone sono rimaste ferite, troppo sconvolte per parlare. Per adesso, non abbiamo ulteriori notizie. L'unica testimonianza certa è quella di tutti gli abitanti, che dicono di aver visto in cielo un simbolo alquanto curioso. Altre notizie fra poco» disse la donna nel televisore. Quando fu proiettato il segno di Voldemort nel cielo di New York, Draco perse un battito.
Era impossibile. Tutti i Mangiamorte erano a Hogwarts o nelle vicinanze, cosa ci facevano a New York?
Oh. Lo sapeva benissimo. Era lui che stavano cercando. Ma perché in America?
Cercò di pensare ad un buon motivo per cui fossero andati a cercarlo là.
L'unico buon motivo che gli veniva in mente non era affatto un buon motivo.
Quella sera.
Era terrorizzata.
Tremava.
Il vestito strappato.
Non è stato Ben.
E lei non è inciampata.
Era stato un Mangiamorte.
E lei aveva mentito.
Per lui.
Spense la televisione, cercando di scacciare via quel pensiero.
Era possibile che un Mangiamorte fosse stato lì a Parigi e Hermione l'avesse ingannato solo per salvarlo? No, decisamente impossibile.
La porta si aprì, di nuovo quel profumo di pesca.
«Ben non era in casa, resto qui» disse Hermione.
«Granger..»
«No, non ho voglia di litigare con te Malfoy, sono stanca» lo interruppe lei.
«Hai incontrato un Mangiamorte?»
A quelle parole, la ragazza si bloccò.
No, no, no, no, no.
«C-cosa?»
«Tu hai incontrato un Mangiamorte che ti ha chiesto se sapessi dove mi trovavo, non è vero? Lo sai in quale casino mi hai messo?! Se mi trovano mi uccidono, primo per essermi nascosto e secondo per essere stato protetto da una Mezzosangue! E uccideranno anche te!» esclamò lui.
«I-io cosa avrei dovuto fare?! È la prima cosa che mi è venuta in mente, era convinto che fossi qui a Parigi e ho dovuto dirgli una città abbastanza lontana, come New York!» si giustificò Hermione, le guance arrossate.
«Oh Salazar...» mormorò Draco, massaggiandosi le tempie.
«Ascoltami, Granger, siamo in pericolo. Più io che te. Non possiamo uscire, né tu né io. Sai che preferirei morire piuttosto che passare i miei giorni con te, ma è necessario per la mia salvezza. Siamo chiari?»
«Scherzi, vero? La tua prepotenza e il tuo egoismo di certo non mi impediranno di uscire! Sei tu che devi restare qui, secondo l'ordine di Silente!» disse Hermione, avvicinandosi a lui. Solo allora notò che la sua bacchetta era fra le mani di Draco.
«Non provare ad usarla contro di me, Malfoy, ti avverto» lo minacciò.
Il biondo non vi badò e subito eliminò le finestre e la porta, sostituendole con il muro.
«CHE DIAMINE HAI FATTO?! Malfoy, ridammi subito...No!» urlò, quando la sua bacchetta venne spezzata dal ragazzo.
«Ora siamo pari, Granger. O moriamo in due o non muore nessuno. Il destino è lo stesso».
Le guance di Hermione erano bagnate e arrossate, lei respirava a fatica.
«Non...Non mi puoi chiudere qui. Tu non puoi averlo fatto. Moriremo qui lo stesso, abbiamo troppo poco cibo! Non c'è aria, i-io...» la ragazza deglutì e cercò di calmarsi. La claustrofobia stava arrivando, lo sentiva, ma non avrebbe dovuto arrendersi.
«C-come..f-faremo?!»
Draco si rese conto solo dopo del danno che aveva causato. L'unica finestra presente era quella nella sua stanza, che però era stata chiusa con un incantesimo da Hermione.
Fantastico.
«Non avresti dovuto provocarmi! Come ti è saltato in mente di non dirmi nulla riguardo al Mangiamorte?! Sei pazza?» urlò lui.
«Io ti ho salvato la vita! Cosa avrei dovuto dirgli?! Oh, vieni, ti porto da Draco così lo puoi uccidere tranquillamente!» esclamò lei.
Draco era su tutte le furie, Hermione era sul punto di scoppiare.
Entrambi si sedettero a terra, appoggiandosi alla parete e cercando di respirare a fondo.
«Cosa sta succedendo? I-io non ci capisco più nulla, Granger. Come faceva il Mangiamorte a sapere che ero qui? Perché tu non gli hai detto la verità? Perché sei così diversa qui a Parigi?»
Hermione girò la testa verso di lui. La fronte sudata, i capelli scompigliati, il petto che si alzava e si abbassava in fretta.
«Diversa?»
«Sì, diversa. O forse sto impazzendo...» rispose lui.
«Sono diversa perché non passò tutto il tempo con Harry e Ron?»
«No, non in quel senso. Sei diversa perché la notte ti sento piangere, cosa che non avrei mai immaginato a Hogwarts. Sei diversa perché parli con me. Sei diversa perché sto vivendo con te al di fuori di scuola. Perché sei così diversa, Granger?»
Hermione non lo sapeva il perché.
«Forse sei tu che sei diverso» disse, asciugandosi le lacrime e chiudendo gli occhi.
«O forse sei tu che mi stai facendo andare in tilt» rispose Draco, poggiando le sue labbra su quelle di Hermione e sfogandosi, finalmente.
In quel bacio c'era rabbia, c'era odio, c'era frustrazione, c'era ira, c'era stanchezza, c'era bisogno, c'era richiesta d'aiuto, c'era passione.
La ragazza fece per respingerlo, ma qualcosa la bloccò.
Perché era così diverso lì a Parigi?
Perché era così diversa lei lì a Parigi?
O forse erano impazziti.
Tutti e due.
Insieme.
Da soli.
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I'll be good//Dramione
FanficTutti dicono che baciare è come stare in paradiso, sentirsi leggeri e spensierati. Per Hermione non era affatto così: lei, al contrario, si sentiva all'inferno. Era accaldata e sentiva nel petto una fiamma crescere a dismisura; il calore le raggiung...