CAP.21

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-"E ripensava a volte al suo pomeriggio con Sarah; quel lungo, lento pomeriggio.
Era un ricordo che non si concedeva troppo spesso per timore che il continuo rivivere luminose esperienze le facesse appassire e scolorire per troppa esposizione alla luce, come le vecchie fotografie..."

-"«Ciao, Johnny», mormorò e il vento corse leggero tra gli alberi di porpora. Una foglia rossa ondeggiò nell'aria azzurra e le si posò tra i capelli.
«Sono qui.
Sono venuta finalmente.»
Parlare ad alta voce le sarebbe sembrato inopportuno.
Parlare a un morto era un'azione stupida.
Così avrebbe pensato una volta.
Ma ora si sentiva presa da un'emozione talmente intensa da farle dolere la gola e stringere i pugni. Forse era giusto parlargli."

-"DIO...
FATO...
PROVVIDENZA...
DESTINO...
chiamalo come vuoi, sembra
sia sempre lì in agguato, tempestivo
e inflessibile, per rimettere
in equilibrio i piatti della bilancia."

-""Ma volevo che tu sapessi che ti penso, Sarah.
Davvero, per me non c'è mai stata qualcun'altra e quella notte fu
la nostra notte più bella e quella notte fu la nostra notte più bella, anche se a volte mi è difficile credere che vi sia mai stato un anno 1970
e le dimostrazioni nei campus e Nixon presidente.
Senza calcolatori tascabili,
senza videocassette, senza orchestre punk e rock.
E altre volte mi sembra che quel tempo sia tutt'ora vicinissimo,
da poterlo quasi toccare.
Mi sembra che se potessi tenerti tra le braccia, o toccare la tua guancia,
o la tua nuca, potrei portarti con me in un futuro diverso senza dolore
o tenebre o scelte amare.
Bene, tutti facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci.
Spero soltanto che tu mi penserai
nel modo migliore che ti riesce,
Sarah cara.
Con tutto il cuore e tutto il mio amore. Johnny."
Le si mozzò il respiro di colpo e restò con la schiena rigida e gli occhi sbarrati.
"Johnny...?"
Era andato.
Si alzò, si girò e naturalmente
non c'era nulla.
Ma poteva vederlo, ritto lì accanto,
le mani sprofondate nelle tasche,
il caldo sorriso un po' obliquo sul volto più attraente che bello
che si appoggiava snello e disinvolto ad una tomba o ad un pilastro dell'ingresso o forse contro un albero rosseggiante d'autunno.
Bella roba, Sarah, annusi ancora quella dannata cocaina?
Niente intorno se non Johnny,
lì vicino.
Forse ovunque.
Tutti noi facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci.
Niente è perduto per sempre, Sarah. Niente che non possa esser ritrovato. "Sempre il vecchio Johnny",
sussurrò Sarah.
Uscì dal cimitero e attraversò la strada.
Indugiò un attimo, voltandosi a guardare.
Il tiepido vento d'ottobre alitava robusto e grandi cortine di
luce e d'ombra sembravano attraversare il mondo.
Gli alberi frusciavano misteriosamente.
Sarah salì in macchina e si allontanò."

-"Sei già stato qui SÌ CHE ci sei stato. Sicuro.
Io non dimentico mai una faccia. Vieni, vieni, qua la mano!
Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto
da come camminavi prima ancora di vederti in faccia.
Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou?
Manca poco all'apertura della caccia
e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello
che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo,
a suo tempo.
Adesso è ottobre, e alla Rocca ce
lo teniamo buono, l'ottobre, che resti pure quanto vuole.
Ma il vero motivo per cui era andato era quello che hanno in comune
tutte le decisioni sbagliate: lì per lì gli era sembrata una buona idea."

-"Per me, il terrore - il vero terrore, ben diverso da tutti i demoni e
gli orchi che avrebbero potuto vivere nella mia mente - cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957.
Avevo appena compiuto dieci anni.
E, come era giusto che fosse,
mi trovavo al cinema:
lo Stratford Theater, nel centro di Stratford, Connecticut.
Il film che davano quel giorno
era ed è uno dei miei preferiti di ogni tempo, e anche il fatto che proprio quel film - invece che un western con Randolph Scott o un film di guerra con John Wayne - fosse in programmazione era certamente appropriato."

-"«Oh! Oh, Gesù! Ma che schifo!» «Cosa, Mary, cosa?»
«Non l'hai visto?»
«Visto che cosa?»
Mary si girò e nella luce cruda del deserto lui vide che il colorito le si era spento sul viso lasciandole solo le bruciature sulle guance e sulla fronte, dove non riuscivano a difenderla nemmeno le creme a più alto fattore protettivo.
Era di carnagione molto chiara e si scottava con facilità.
«Su quel cartello.
Quello del limite di velocità.»
«E allora?»"

-"Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette? Se «capisco i diritti che mi hai spiegato»?
Miseria!
Com'è che certi uomini sono così gnucchi?
No, una bella calmata te la dai tu. Mettiti la lingua in saccoccia e dai retta tu a me per un po'.
Ho idea che avrai da ascoltarmi per quasi tutta la notte, perciò ti consiglio di metterti il cuore in pace.
Sicuro che capisco quello che mi
hai letto!
Credi che mi sono fatta fuori
tutto il cervello da quando ti ho visto giù al mercato?
È stato lunedì pomeriggio, nel caso che hai perso il conto dei giorni.
Ti ho avvertito che tua moglie te ne diceva di cotte e di crude per
quel pane vecchio che hai comprato. Sperperare i dollari per risparmiare i centesimi, come si suol dire. Scommetto che ci ho visto giusto, eh?"

-"Oltre i monti e oltre i mari, in un regno che si chiamava Delain,
c'era una volta un re con due figli. Delain era un regno antico che aveva avuto centinaia di re, se non addirittura migliaia: quando è davvero molto il tempo trascorso, nemmeno gli storici riescono
a ricordare tutto.
Roland il Buono non era né il migliore né il peggiore fra i re che avevano governato quel paese.
Nell'evitare eccessi di malvagità metteva un grande impegno e in questo riusciva quasi sempre.
Uguale buona volontà dedicava alle grandi opere, che purtroppo non gli riuscivano altrettanto bene.
Ne risultava un re decisamente mediocre, tanto che lui stesso dubitava che sarebbe stato ricordato a lungo dopo la sua morte.
La quale morte sarebbe potuta giungere da un momento all'altro, ormai, perché era diventato vecchio e il suo cuore era affaticato.
Gli restava forse un anno, a dir molto gliene restavano tre.
Tutti coloro che lo conoscevano e coloro che notavano il grigiore del suo volto e il tremito delle sue mani quando dava udienza, erano d'accordo nel pronosticare che di lì a cinque anni al massimo nella
grande piazza dominata dall'Obelisco si sarebbe incoronato un nuovo re...
e volendo Iddio mancavano non più di cinque anni a quel momento. Perciò dal più ricco barona e dalla
più leziosa cortigiana al più povero servo della gleba e alla più umile contadina, tutti nel regno pensavano e parlavano del re prossimo venturo, Peter, figlio primogenito di Roland.
E uno solo fra tanti pensava e architettava e rimuginava su come fare in modo che venisse incoronato in sua vece Thomas, secondogenito di Roland.
Costui era Flagg, il mago di corte."

-"Burt accese la radio.
Il volume era troppo alto, ma non
lo abbassò perché erano lì lì per litigare di nuovo e lui non voleva
che accadesse.
Disperatamente desiderava che non accadesse.
Vicky disse qualcosa.
«Come?» gridò lui.
«Abbassala!
Hai deciso di rompermi i timpani?» Lui fece uno sforzo per trattenere quello che poteva uscire dalle sue labbra e abbassò il volume."

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