CAPITOLO 22 IL MONDO DEGL'INCUBI

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Violet aveva freddo. Era un freddo terribilmente doloroso, e accanto a se non sentiva più le braccia forti di Lux che la proteggevano, ma piuttosto le sembrava di essere distesa su delle lame affilate che continuavano a lacerarle la pelle, aprì gli occhi e vide tutto bianco.

Batté un paio di volte le palpebre per cercare di mettere meglio a fuoco ciò che vedeva, ma il paesaggio non cambiava, si mise a sedere e cominciò a guardarsi attorno.

Una distesa di ghiaccio e neve si estendeva davanti a lei a perdita d'occhio, sembrava lo stesso paesaggio del suo sogno e si rese conto di trovarsi nel mondo degli incubi; Lux aveva mantenuto la sua parola facendola arrivare lì.

Quando cercò di sollevarsi in piedi, le sue mani si dilaniarono al contatto con il ghiaccio tagliente, trattenne a stento un urlo di dolore e le guardò, vide le ferite che si rimarginavano immediatamente, ma le lame di ghiaccio trasportate dal forte vento continuavano a ferirla, le graffiavano il viso e le laceravano i vestiti.

Violet si alzò e s'incamminò in quella desolazione in cerca di Damon, urlando il suo nome contro la tempesta.

Con la testa bassa e un braccio sollevato a proteggersi il viso per evitare quelle lame taglienti, continuò a camminare senza sosta per ore e ore, senza incontrare nessun essere vivente sulla sua strada.

Il tempo passava lento e lei si sentiva disperata, non riusciva a vedere niente in quella tormenta perenne e i suoi poteri servivano a ben poco, perché non percepiva la presenza di nessuno in quel luogo.

Camminò senza sosta, arrancando tra la neve ed il ghiaccio, per quelli che le sembrarono lunghi giorni e lunghe notti, perlustrando con estrema attenzione ogni anfratto ed ogni centimetro di quel posto orribile e desolato.

La sua pelle si era ormai ridotta ad un ammasso di ferite sanguinanti, e i suoi vestiti erano solo dei brandelli di stoffa che a malapena la tenevano riparata dal gelo, ma la speranza di trovare Damon non l'abbandonava mai, la sua mente restava ostinatamente legata a lui.

Quando la notte si fermava per riposarsi un po', nascosta nella neve o magari riparata dietro un masso, la sua mente si riempiva di ricordi e ritornava ai giorni passati con lui.

Ricordava la sera che aveva passato alla pensione, quando per la prima volta aveva fatto l'amore, il suo incontro nel giardino d'inverno dopo averlo cercato allungo, anche quella volta aveva fatto l'amore con lui in maniera sublime, ed il tango sensuale fatto insieme nel grande salone delle feste, ricordava la melodia della sua voce, il suo profumo e il colore dei suoi occhi, e con quelle immagini ben salde nella sua mente riposava poche ore.

Di giorno, quando camminava imperterrita nella bufera con lo sguardo all'orizzonte e le gelide lame aguzze che le incidevano la pelle, i ricordi diventavano incubi materializzandosi davanti ai suoi occhi e con essi ritornavano anche le voci.

Vedere Damon e ascoltare all'infinito le sue parole, mentre sanguinante e sferzato dal ghiaccio tagliente era inginocchio davanti a Celia, era diventato il suo incubo peggiore.

<<No, io non amo Violet. Non è lei la donna che amo>>.

<<A no? E chi sarebbe, dimmelo!>>.

<<Ho amato solo te, Celia>>.

<<È vero, tu mi ami>>.

Le loro parole si rincorrevano nella sua testa e man mano che andava avanti quelle frasi le distorcevano la realtà, procurandole nuovi incubi e creandole un senso di vuoto che la opprimeva.

"Mi ha amato...ma adesso...non mi ama più".

Il tempo continuava a scorrere lento e il paesaggio non cambiava mai, le sembrava che stesse girando in circolo come i suoi pensieri, ostinatamente fissi, ossessivi e distruttivi per la sua mente.

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