Capitolo 8

197 21 3
                                    

You only stay with me in the morning, you only hold me when I sleep.


Odore di cornetto.

Sensazioni positive pervadono la mia mente.

Questa mattina di metà ottobre, nonostante sia autunno, ha un sapore primaverile, quasi di cambiamento. Dagli auricolari proviene quella melodia deep che accompagna ogni mio movimento, quasi come se mi precedesse in alcuni momenti. Respiro a pieni polmoni. Sono felice, queste mattine scolastiche mi rendono così, ed ho una gran voglia di esplodere in un vorticoso vento di petali, uno di quei venti che staresti a guardare per ore.

Mutazione. Ecco la parola giusta.

Spengo l'iPod e raggomitolo le povere cuffiette che sopportano i miei pensieri mattutini. Vi lascio, ho scuola, ci ascoltiamo dopo.

Storia, o la spiegazione di essa, è per me kryptonite: annulla tutto e rende i miei occhi pesanti, carichi di un sonno creato appositamente per confondermi e distogliermi da quello che sto facendo. Non fraintendetemi; Storia la ritengo una materia importante, ma è più forte di me, non riesco a tenere gli occhi aperti. Poi la giornata è bella, ti vien voglia di uscire e restare sotto al sole, come quelle lucertole a cui davo la caccia da piccolo. Penso, la mia mente viaggia. Mi piace, mi fa sentire libero.

Il bus 49, quello che prendo per tornare a casa, è uno di quei mezzi pubblici sempre affollati, visto che collega il centro con la periferia. Mi capita spesso di incrociare lo sguardo con volti sconosciuti, volti che immagino scalfiti da una storia ben precisa. Immaginare queste storie mi ha sempre aiutato a distogliere il pensiero dai problemi quotidiani, creando un mondo effimero ma perfetto, dove ognuno ha il suo lieto fine, il suo nirvana.

Ma oggi sono felice, i volti per me sono solo fini a se stessi. In un attimo sento un tonfo ed un gran mal di testa. Ho un libro di letteratura italiana sul grembo, blu e rosso, con l'immagine del "Tuffatore" in copertina. In un momento mi balena davanti una ragazza, mora e con gli occhi castani. Sono confuso, forse ho le visioni.

<<Oh mio Dio scusami, il libro mi è scivolato. Spero di non averti fatto male>>

La bocca si raggomitola nell'angolo destro, è visibilmente imbarazzata.

<<Nah tranquilla, il peso della cultura!>>. Ironizzo. Di merda, ma ci provo. <<Se vuoi puoi sederti qui, così puoi appoggiare i libri per terra>>

<<Ti ringrazio, così evito di far male a qualcun altro>>. Sorride. Si siede in maniera delicata, come se volesse incastrare alla perfezione il suo sedere sul seggiolino.

Il silenzio tra di noi crea un imbarazzo pesante, quasi da poter tagliare con un coltello.

Prende la palla al balzo. <<Mi sembra di averti visto al Manzoni. Sbaglio?>>

<<No, non sbagli. Ma adesso non frequento più lì>>

<<Posso chiederti come mai?>>

<<Problemi, ma niente di grave>>

<<Capisco>>. Silenzio. Assordante, ma silenzio. Il pullman sfreccia fra le vie cittadine quando lei ad un certo punto si alza, prende velocemente i libri e tenta di sorpassare il vecchietto aggrappato alla sporgenza del suo seggiolino per arrivare alla prima uscita. Prima di scendere urla: <<Comunque io sono Chiara, è stato un piacere!>>, salutandomi in maniera vistosa. Tutti sul pullman si girano verso di me.

Piacere mio, ci rivediamo al prossimo imbarazzo.    


La Teoria Del TuffoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora