Every breath you take

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Siamo all'abito numero dieci e Miranda ancora non decide quale scegliere. Ha un appuntamento al buio con un ragazzo, stasera, organizzato da una sua collega di lavoro. Non l'ho mai vista così agitata. Scatta da una parte all'altra ed impreca verso la povera commessa che la sta seguendo. Mi sono apertamente chiamata fuori dalla situazione, evitando di subire mille domande ed insulti. Ammetto che vederle il viso raccolto in un cipiglio di rabbia mi fa morire dalle risate, molto meno quando la sua voce tocca note musicali degne di un soprano. 

-Siete sempre stati il mio negozio preferito, ma con oggi mi avete delusa! Non c'è nulla!- urla ancora, impastando le mani nella chioma scura ed ordinata. Alzo gli occhi al cielo e sprofondo ancora di più nel divanetto in pelle rossa. 

-Jess, andiamocene!- chiude violentemente la tendina bianca del camerino e con passo svelto si dirige verso di me. Mi tira un braccio, alzandomi di forza all'impiedi. Caccia un ultimo sguardo fulminate alla figura minuta della commessa, riassunta in un tubino nero elegante ed una chioma di ricci ribelli castani.

Non lascia il mio braccio e ad ogni passo sbatte il sottile tacco a spillo sul pavimento laminato. So che lo fa apposta per esprimere la sua rabbia ed il suo disappunto.

-Certo che arrabbiarsi per un vestito non trovato è divertente.- ridacchio io, quando arriviamo ai parcheggi.

-Stai zitta! Voglio il meglio per me e quel negozio non me ne da più. Getterò tutti i completi che ho comprato qui.- sbuffa, aprendo la portiera della sua macchina.

-Ansiosa per stasera?- domando accomodandomi sul sedile. Un brivido la percorre e si scuote infastidita. Un giacchino imbottito bianco a coprirla ed un paio di jeans striminziti a stringerle le gambe toniche. 

-Sì, dannazione. Non esco con un uomo da così tanto e non voglio fare figuracce.- sbuffa, infilando la chiave e facendo rombare il motore.

-Abbiamo girato ogni negozio, vuoi per caso uscire dallo Stato?- chiedo preoccupata, sapendo che ne sarebbe capace. Se Miranda vuole qualcosa la ottiene, senza troppi drammi. Forse, in questo caso, con qualche dramma.

-Mi arrendo, indosserò qualcosa che ho nell'armadio. Sono piena di abiti che avrò indossato due volte in tutta la mia vita, ma che ho pagato una piccola fortuna.- ammette, facendo spallucce. La guardo incredula, aggiustandomi distrattamente la cintura di sicurezza.

-Wow...questa non me l'aspettavo proprio.- ghigno, beccandomi un'occhiata torva a cui alzo le mani fingendomi non colpevole.

La mattina è passata velocemente ed il mio stomaco brontola, essendo orario di pranzo. 

Sono due giorni o poco più che non vedo Gabriel o lo sento. Mi ha riempito di chiamate e messaggi. Ha provato varie volte a presentarsi a casa di Miranda, ma prontamente mi sono nascosta.

Non ho spiegato bene la situazione alla mia amica, mi sono solo raccomandata di farlo restare il più lontano possibile da me. Non ha chiesto molto, si è solo limitata ad ascoltare ciò che le ho chiesto e di questo mi sorprendo. 

Mille messaggi inutili e pieni di false scuse. Mancano 9 giorni e tutto sarà finito, verrà pagato e potrà definitivamente uscire fuori dalla mia vita. 

Cosa mi ha detto la testa? Dovevo proprio farmi piacere un cretino del genere? Mi sento così immatura ed idiota, ma è stato proprio durante il tragitto di quella sera da casa sua a quella di Randa a farmi capire quanto malsana è la situazione che si è venuta a creare. Se non l'avessi mai conosciuto, non sarebbe mai successo quello spiacevole evento con Derek, non mi avrebbe mai rapita e legata, non avrei mai conosciuto questi sentimenti così forti ed incontrollabili. Odio che sia così. Mi sarei risparmiata qualche delusione.

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