-"Svegliati stracciona!" una voce a dir poco squillante fa capolinea nella mia stanza da letto, accompagnata dalla porta ben sbattuta sul muro. So già chi è l'essere non umano ad aver emesso tale non melodia.
-"Miranda, vai via, ti prego." tento di parlare, con la voce ancora impastata dal sonno. Non può svegliarmi in questa maniera, potrei rischiare di morire d'infarto.
Le sue mani si appigliano saldamente alla fine del piumone caldo che mi sta avvolgendo e lo tira verso di lei, scoprendo totalmente me. Cerco riparo simulando un involtino primavera nelle lenzuola, sbattendomi poco delicatamente anche un cuscino in faccia.
-"Non fare la bambina! Sono le 7 di mattina ed hai il giorno libero!" urla con una voce mista tra il divertito e la scazzata.
Giorno libero? Non ricordo di avere il giorno libero.
Spalanco gli occhi e mi tolgo lenzuola e cuscino di dosso, piantando lo sguardo assonnato, ma arrabbiato, sugli occhi di Randa che ricambia con un sorrisino finto e tirato.
-"Dimmi che non hai chiamato Roland chiedendogli il giorno libero." affermo decisa, incrociando le braccia. Lei annuisce e fa qualche passo indietro.
Vado su tutte le furie e mi carico di tutti i cuscini e cuscinetti poggiati sul letto e sul pavimento ed inizio a lanciarglieli a raffica facendola spalmare per terra.
-"Mi stai uccidendo Jess! Posso spiegarti tutto, te lo giuro!" dice con tono teatrale, mentre si copre la testa con le mani. Non l'ascolto e continuo a lanciarle qualunque cosa sia morbida. Sì, vorrei ucciderla, ma non aspiro alla galera, quindi qualche cuscinata lanciata con potenza è più che sufficente.
-"Porca troia! Ora spiegami perché lo hai chiamato. Sono soldi in meno, lurida stronza!" urlo, mentre lei si alza in piedi, scrollandosi tutto di dosso ed iniziando a correre.
Riprendo dal suolo qualche pezzo di stoffa morbido e la rincorro in giro per tutta casa, lanciandoglieli. Lei arraccatta i cuscini del divano e li lancia di conseguenza verso di me, che li schivo tutti.
Passiamo almeno 10 minuti a giocare a guardia e ladri per poi sederci sfinite e con il fiatone sul parquet del soggiorno.
-"Pace?" domanda lei porgendomi il mignolo, come i bambini piccoli. Aggrotto le sopracciglia.
-"Prima spiegami che cosa passa per l'anticamera del tuo cervello pieno di segatura." lei sbuffa e si sdraia completamente, guardando per aria.
-"Volevo passare una giornata con la mia amica dal pigiama rosa con le scimmiette." ascolto attentamente l'ultima parte per poi sbarrare gli occhi e guardarmi addosso. Dannazione, ho il pigiama rosa con le scimmiette per davvero. Dio, grazie che lo abbia visto solo lei.
Arrosisco un po' e deglutisco.
-"Ok, la passi, solo perché non ci vedevamo da 3 giorni. Dove vuoi andare?" chiedo in fine, rimettendomi in piedi e dirigendomi in cucina a preparare il caffè.
-"Pensavo a Central Park a fare una passeggiata, poi un pic-nic. Ho già pronto tutto il cibo in macchina, compreso di cestino e tovaglia a quadri bianchi e rossi" alza il tono di voce
-"Ho visto ieri il meteo e non prometteva un buon tempo per oggi." le rispondo poco dopo.
Metto sul fuoco la macchinetta del caffè preparata e torno in soggiorno. Lei è seduta ora sul divano, intenta a cercare il telecomando.
Oggi è vestita così anni '90. Jeans chiaro a vita alta, All Star ed una maglia a maniche lunghe con scollo rotondo e una giacca di jeans. Chissà dove ha lanciato il suo solito borsone nero.
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Affittami per un giorno
عاطفيةJessica Day ha abbandonato la vita da ragazza ricca e mondana. All'età di 18 anni decise di gettare nella spazzatura tutto ciò che sentiva non appartenerle più, lanciandosi in uno stile di vita a lei completamente sconosciuto. In questa nuova avvent...