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Stavo tranquillamente camminando per il corridoio della scuola, cercando di raggiungere il mio armadietto più in fretta possibile per poter posare la pesantissima borsa piena di libri, quando mi imbattei in due occhi azzurri, un perfetto naso e una bocca colorata con un rossetto rosso provocante, il tutto incorniciato da una lunga e folta chioma bionda: Grace Banks, la ragazza più bella e popolare che avessi mai conosciuto -e la più antipatica, sfacciata e viziata-.
Mi guardò e si rivolse a me: -Ehy Betty! Ma non lo sai che i jeans strappati sono passati di moda da qualche secolo?- disse sorridendo con aria cattiva, scoppiai a ridere per quanto fosse ridicola e conclusi: -Il mio nome è Bethany, e poi, jeans strappati? Andiamo, puoi fare di meglio!-
Chiusi l' armadietto e le feci un cenno con la mano in segno di saluto e me ne andai, contenta per quella piccola vittoria. Non ho mai odiato nessuno in vita mia, ma quella ragazza sembrava essere nata con l' intenzione di far uscire fuori il peggio di me; non eravamo mai state amiche, di certo non per mio volere: quando eravamo più piccole cercavo ogni giorno di capire perchè non volesse avere nulla a che fare con me, smisi di interessarmi solo quando capii che semplicemente non c'era feeling e non sarebbe mai potuto esserci.
Non mi accorsi di dove stavo andando -intenta a ricordare tutti i momenti in cui, da bambina, avevo tanto desiderato giocare alle bambole con Grace- finchè non colpii con la faccia quello che sembrava un.. petto? Mi caddero i pochi libri che non avevo lasciato nell' armadietto insieme alla borsa e un secondo dopo mi ritrovai sul freddo pavimento della scuola, quando una voce familiare attirò la mia attenzione: -Bethany? Stai bene?-
Oh no, non lui.
Alzai lo sguardo e incrociai degli occhi verdi che corrispondevano proprio all'unica persona che non avrei voluto avere davanti, non risposi e mi preoccupai di raccogliere i libri e i quaderni su cui prendevo appunti; Christopher si accovacciò e mi raccolse le penne che erano cadute e me le restituì, aiutandomi ad alzarmi. Lo guardai e sentii le guance infuocarsi: -Grazie. E scusa, non guardavo dove stavo andando.-
Mi sorrise accomodante e mi chiese dolcemente: -Ti sei fatta male?-
Lo tranquillizzai: -No, sto bene. Grazie per le penne, ora devo andare.-
Mi ero incamminata verso l' aula 307 -filosofia- quando sentii la voce di Christopher chiamarmi: -Bethany! Aspetta.-
Mi voltai e aspettai che mi raggiungesse, infine parlò: -Ti vedrò domani sera?-
Non capii di cosa stesse parlando, si accorse della mia espressione dubbiosa, quindi continuò: -La partita, domani è venerdì.-
Notai una lieve espressione di imbarazzo sul suo volto, ma sparì così velocemente che per un momento pensai di averla immaginata, lasciando il posto a quell' espressione profonda che aveva quasi sempre, escludendo i momenti in cui sorrideva.
Mi decisi a rispondere: -Oh, giusto. Mi era passato di mente.-
Mi guardò negli occhi e continuai: -Ci sarò.- Sorrisi, ma cambiai subito espressione quando mi accorsi di essere troppo in ritardo per entrare nell' aula di filosofia, infine mi rassegnai.
Christopher sorrise ed evidentemente notò il mio rapido cambio di espressione, perchè mi chiese se fosse successo qualcosa: -Tutto bene? Sembri preoccupata.-
Gli spiegai: -Sono in ritardo, avevo lezione di filosofia, ma non mi sono accorta dell' orario.-
Mi guardò dispiaciuto: -Mi dispiace, cos'hai dopo filosofia?-
Feci un' espressione disgustata: -Chimica, avrei preferito saltare quella.-
Rise, poi si fece serio: -Non sembra essere la tua materia preferita.-
Rise di nuovo e io annuii: -Credimi, ci ho provato a farmela piacere, ma proprio non ci riesco.-
Risi anche io e infine propose: -Restano circa cinquanta minuti e ho sentito che il laboratorio di chimica è libero, andiamo.-
Mi pietrificai.
Quando si accorse che stava camminando da solo si fermò e si girò nella mia direzione: -Forza! Non avrai mica intenzione di perdere una fantastica occasione per ripetere la chimica con un affascinante giocatore di football?-
Scossi la testa ridendo: -Sei il primo che ha così tanta voglia di fare chimica anche quando non ha lezione.-
Rise: -Mi appassiona.-
Finalmente arrivammo nel laboratorio di chimica, ci sedemmo infondo all' aula e non potei credere a quanto fossi stupida: avevo lasciato il libro di chimica con il quaderno nella borsa. Christopher mi guardò cercando di capire: -Cosa succede?-
Mi voltai nella sua direzione e sentii le guance infuocare per la seconda volta, mi sentivo così stupida: -Non ho portato il libro, è nel mio armadietto. Oramai è tardi, Christopher.-
Ma cosa mi era passato per la mente? Dovevo andarmene da quell' aula il più presto possibile, dovevo concentrarmi sullo studio e su mio fratello, dovevo aiutarlo e non avevo tempo per pensare anche ai ragazzi, tanto meno a lui. Sarei stata solo male, era risaputo che i ragazzi erano tutti uguali; dopo William nessun altro avrebbe potuto ferirmi. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, mi alzai di scatto e corsi via.
Arrivai nel bagno delle ragazze e iniziai a piangere; mi sentivo così maledettamente male e nel posto sbagliato. Non sapevo come avrei potuto fermare mio fratello, farlo ritornare in sè, in più sentivo che qualcos'altro stava per succedere e questa cosa mi rendeva troppo vulnerabile.
Sentii bussare alla porta e in seguito la voce di Christopher che mi chiamava preoccupato: -Bethany? Cosa è successo?-
Non risposi e continuò: -Bethany? Non farmi preoccupare.-
Mi feci forza e risposi: -Vattene, Christopher.-

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