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 Aspettai qualche minuto finchè non fui certa di essere rimasta sola, così decisi di uscire per sistemarmi, fissai il mio volto nello specchio e vidi una sagoma riflessa nello specchio. Sobbalzai quando misi a fuoco ciò che prima era offuscato dalle lacrime: Christopher era ancora lì e mi stava osservando con la testa leggermente chinata e lo sguardo cupo. Mi aggiustai i capelli fingendo che non ci fosse nessuno dietro di me.
Poi parlò: -Bethany.- La voce era profonda e triste, come se gli fosse appena successo qualcosa di grave.
Mi voltai: -Cosa c'è?- Cercai di non incrociare il suo sguardo, finchè non mi prese il mento tra il pollice e l' indice e non mi fece sollevare delicatamente il volto, fissando i suoi occhi nei miei; poi disse: -Se ho fatto qualcosa che può averti in qualche modo ferita, mi dispiace.-
Gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime e lo rassicurai: -No, non è colpa tua.- Cercai di controllarmi prendendo fiato: -Sono io il problema, e ciò che ha a che fare con me.-
Mi sistemò una ciocca di capelli che cadeva sul volto dietro l' orecchio e mi sorrise gentilmente: -Tutti abbiamo dei problemi, l' importante è avere qualcuno accanto che ci aiuti a superarli.- Abbassò lo sguardo e notai una nota di tristezza nella sua voce e lo guardai: -Tu ce l' hai?- Chiesi. Sorrise con amarezza e concluse: -Forza, o perderai anche la tua lezione di chimica.-
Annuii, avevo toccato un tasto dolente? Probabilmente si. Cosa lo turbava? Lo guardai di sottecchi e notai l' espressione corrucciata: anche lui aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto.
Dopo lunghi minuti di silenzio passati a percorrere il corridoio fino all' aula di chimica suonò la campanella che segnava la fine della lezione e dopo essere arrivata mi voltai verso Christopher, che automaticamente si voltò verso di me; non sapevo cosa dire, mi ero messa in ridicolo con lui e dovevo chiudere quell' amicizia: -Grazie, Christopher. Spero davvero che tu possa trovare qualcuno che ti aiuti a superare i tuoi momenti bui, buona fortuna per domani sera.-  
Strinse la mascella e disse: -Non ringraziarmi. Pensa alla tua lezione di chimica ora, e stai attenta, dovrai riferirmi ogni singola parola pronunciata da Miss. Smith.- Rise, ma quella strana espressione mista a rabbia era ancora presente sul suo volto, non mi ero espressa bene forse? Riprovai: -Christopher-
Mi interruppe e sorrise: -Farai tardi. Ci vediamo alla fine della tua lezione, ti accompagno a casa.-
Cercai di recuperare un po' di dignità e scivolai in classe, cercando di capire il più possibile la nuova lezione di Miss. Smith. Dopo circa mezz'ora dall' inizio della lezione notai lo schermo del mio telefono illuminarsi, comparve un nuovo messaggio da Brook: "Ti sei persa il papillion rosa a pois bianchi di Mr. Bowen! Che fine hai fatto?"
Trattenni una risata e digitai: "Piccolo incidente di percorso, è stata una mattinata piuttosto movimentata." Infine inviai il messaggio e ricopiai le formule che Miss. Smith aveva scritto alla lavagna, aggiungendo qualche piccola spiegazione qua e là per ricordami meglio.
L' ora trascorse molto lentamente, ma finalmente dopo un' altra pagina di appunti e formule suonò la campanella. Uscii dalla classe e vidi Christopher parlare con un ragazzo, subito dopo alzò la testa nella mia direzione e mi sorrise, facendo cenno con la mano di raggiungerlo; mi sentii in imbarazzo, ma infine lo raggiunsi. Mi salutò: -Ciao! Come è andata?-
Feci un cenno con la mano, come a snobbare ogni mio tentativo di capirci qualcosa durante la lezione e conclusi: -Come al solito.-
Rise e annunciò: -Rimedieremo.- Rise di nuovo, risi anche io e in fine il ragazzo che gli stava affianco si presentò: -Chris sembra troppo distratto per presentarmi. Io sono James, bambolina.-
Alzai gli occhi al cielo per quel soprannome e poi feci lo stesso: -Io sono Bethany.- Dissi gentilmente.
Finite le presentazioni scambiammo qualche battuta e infine ci salutammo, io e Christopher ci dirigemmo verso il mio armadietto e dopo aver preso la borsa e averlo chiuso uscimmo dalla scuola. Fui scossa da un brivido, c' era un' aria gelida che pizzicava la pelle, mi maledissi per non aver portato una giacca. Sembrò quasi che Christopher sentì i miei pensieri, si tolse la sua felpa della squadra di football e me la posò sulle spalle, poi aggiunse: -Fa freddo oggi, non trovi?- E infine sorrise, quasi come se non volesse farmi notare il suo gesto.
Lo guardai e annuii: -Chi era quel ragazzo con cui parlavi?- Domandai. Lui sorrise leggermente: -James? Oh, lui è il mio migliore amico. Ci conosciamo da quando abbiamo circa sei anni, ci siamo conosciuti per la prima volta in prima elementare, ricordo ancora la sua faccia!- Rise, poi continuò: -Arrivò tardi il primo giorno di scuola, ma io gli riservai il posto vicino al mio. Non lo conoscevo, ma sapevo che qualcuno sarebbe arrivato in ritardo, così decisi di tenere a quel qualcuno il posto affianco al mio, per evitare che potesse capitare vicino a qualche scaccolatore. Ovviamente se poi lo scaccolatore fosse stato anche il ritardatario sarebbe stato un grande problema.- Scoppiai a ridere e aggiunse: -Fortunatamente non era James lo scaccolatore.- Rise: -James è da sempre stato maturo, sono cresciuto molto grazie a lui.- Si incupì: -Circa un anno fa litigammo e mi ripromisi che non gli avrei mai più rivolto la parola, ma si sa- Continuai la frase, sapendo per certo cosa avrebbe detto: -I maschi fanno presto a chiarire.-
Rise e continuò: -Sicuramente prima delle ragazze, ma non parlammo per tre mesi. Poi un giorno prima di una partita parlammo e chiarimmo tutto; credimi, non ho mai giocato una partita più bella di quella.-
Sorrisi: -Ti credo.-
Poco dopo svoltammo nel vialetto di casa e una volta arrivati mi voltai verso di lui e chiesi: -Vuoi entrare? Mamma sta preparando le crêpes, puoi fermarti a cena se ti va. Oggi è giovedì, la serata delle schifezze.- Mi illuminai pensando alle patatine fritte e al milkshake fatti in casa.
La sua risposta mi riportò alla realtà: -Volentieri, solo se non è un impegno in più per tua madre.-
Mi illuminai e aprii la porta di casa, infine lo invitai ad entrare. Cercai mia madre con lo sguardo, che sbucò fuori dalla cucina: -Ehy Beth! Tuo padre e tuo fratello- Si fermò non appena vide Christopher e gli sorrise: -Ciao! Sei un amico di Bethany?-
Christopher abbassò lo sguardo e poi si presentò: -Buonasera signora Mills, sono Christopher.- Le porse la mano in segno di presentazione e lei l' afferrò: -Piacere, Christopher! Chiamami Abigail.-
Infine mi rivolsi a mia madre: -Chistopher resta a cena.-
Sorrise: -Davvero? Non sembri un tipo da pizza e milkshake.- Ridemmo, in effetti l' imponente e muscoloso fisico di Christopher si sarebbe potuto notare anche sotto una felpa. E io avevo la sua. Sicuramente mia madre mi avrebbe riempita di domande, e non sarebbe mancata quella sulla felpa.
-Beth, prima ti stavo per dire che tuo padre e tuo fratello sono andati al cinema per una serata "solo maschi"- mimò con le dita le virgolette -quindi siamo solo noi tre.- Sorrise e le dissi che andava benissimo, così feci vedere a Christopher la casa e infine salimmo in camera. Passò circa un' ora, in cui mi raccontò altri simpatici aneddoti di quando era più piccolo, infine propose: -Perchè non aiutiamo tua madre a preparare da mangiare?-
Mi stupii: -Sai cucinare?- Risi -Vada per l' aiuto alla mamma!-
Rise anche lui e raggiungemmo la mamma in cucina, sbiancai.
Non potevo credere a ciò che stavo guardando.


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