CATENE

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Rakev

Cammino veloce per i corridoi scuri, gli occhi che non hanno problemi a scalfire le tenebre. Infondo la mia natura di mezzo demone può essere molto utile quando il luogo in cui dimori non ha luci che ti illuminino la strada. Senza perdere troppo tempo mi dirigo verso la sua stanza. Sempre che stanza si possa definire certo. Mi ritrovo davanti alla porta fatta in legno e ferro e senza darmi il disturbo di bussare la apro. Non mi stupisco nel vedere che l'interno è ancora più tetro dei corridoi che ho appena attraversato, ma non ho problemi ad individuare la sua figura. Osservo la creatura che sta a pochi metri di distanza dall'entrata e noto che è seduta a terra, la schiena contro il muro a cercare sostegno, le braccia abbandonate lungo i fianchi, con le mani che toccano il pavimento e le gambe distese in avanti. Prendo un profondo respiro e mi avvicino, abbassandomi poi piegando le ginocchia e restando in equilibrio sulle punte dei piedi.

-Fratello..-

E' un sussurro appena il mio, ma colui che mi sta davanti alza la testa di scatto, quasi ringhiandomi contro. Dietro di lui la coda inizia a muoversi agitata, elegante e incantatrice, quasi fosse un serpente che dondola prima di attaccare. Le sue iridi dorate mi colpiscono e il rammarico sale in me non scorgendoci la solita saggezza. Ma ormai è così da parecchio tempo. Ho perso un fratello per guadagnarne uno nuovo che, benché possegga i suoi stessi lineamenti, non ha memoria di ciò che è stato in un lontano passato, né ha traccia delle conoscenze che prima possedeva. Cerco di ingoiare la punta di disagio e nostalgia e mi costringo ad assumere un volto neutro e una voce altrettanta piatta.

-E' l'ora.-

E detto questo mi allungo nella sua direzione, l'intenzione è quella di sciogliere le catene che lo legano al muro. Questo pur continuando a ringhiare sommessamente non azzarda un solo movimento e quasi mi sfugge un mezzo sorriso. Un tempo non avrebbe esitato ad azzannarmi.. e un tempo ancora più antico non avrebbe approvato un trattamento così poco dignitoso. Ma ormai non posso continuare a paragonare colui che ho davanti con chi fu un tempo. Me lo ripeto spesso ma non riesco a smettere di pensare a come fosse quando ancora la sua mente era quella di un elfo e non quello della bestia che è adesso. Non appena è libero mi alzo e lui fa di conseguenza, superandomi di un paio di decine di centimetri. Sembra ancora più grosso di quanto non fosse nella sua forma originale. Non gli dico altro e mi limito a voltarmi ed incamminarmi di nuovo per quei vicoli bui che costituiscono la nostra casa. Sento il rumore dei suoi passi scalzi, non più eleganti come un tempo, ma che possono essere silenziosi abbastanza da risultare fatali. All'inizio mai e poi mai avrei dato le spalle a quella creatura, ma dopo il tempo trascorso insieme e le battaglie combattute arduamente, sono riuscito a strappare quel poco di rispetto che mi permette di non temere costantemente per la mia vita. Percorriamo la strada in silenzio e questo mi pesa più di una qualsiasi noiosissima conversazione passata. Per mia fortuna arriviamo presto nella sala del trono, dove la figura diafana di Leraje ci aspetta, comodamente sistemata sul suo scranno. Non appena ci vede il suo volto si distende in uno dei suoi sorrisi dolci quanto un veleno mortale.

-Eccoti qui, mio diletto. Vieni, vieni qui da me.-

E allunga la mano nella mia direzione, ma so che quell'invito non è per me. Infatti osservo quella figura avvicinarsi alla donna, il passo sicuro e fiero, ma privo di tutta l'eleganza che aveva un tempo. Guardo mio fratello "accucciarsi" ai piedi del trono, posando poi la testa in grembo alla demone, che in tutta risposta inizia ad accarezzare i lunghi capelli argentei di quello che si potrebbe benissimo definire suo figlio. Perché è lei che ha dato vita a quella nuova bestia, cancellando per sempre ciò che l'elfo fu in questo mondo. E quanto dolore e rabbia ho provato. Quanta disperazione per aver condannato quel fratello che avevo scelto.. con cui avevo condiviso tutto, perfino.. Blocco i miei pensieri. Se mi inoltrerò su quel sentiero di ricordi non ne uscirò più. O meglio non ne vorrò più uscire. Il sorriso velenoso sulle labbra di Leraje è rivolto a me adesso e come di consueto, mi piego poggiando il ginocchio sinistro sul pavimento e portando una mano al petto chinando anche il capo. E' questo il prezzo che ho dovuto pagare per la vita del mio compagno. Compagno che poi è scomparso lasciando dietro di sé un involucro pieno di un'anima che non è più la sua.

She Fights With Demons (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora