Capitolo 12

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#Arwen's Pov



Finalmente arrivò il tanto atteso momento delle vacanze di Natale.

In treno io e Helen andammo nella cabina di Luna, dato che non l'avremmo vista per un po'. Durante l'intero tragitto non parlai molto, troppo presa a pensare a cosa avrebbero pensato i miei di Fred. Il viaggio tuttavia mi sembrò durare poco.

Una volta scese dal treno salutammo Luna e aspettammo i ragazzi che ci raggiunsero praticamente subito. Mentre camminavamo in silenzio nella confusione della stazione Fred mi prese la mano e quando mi voltai verso mia sorella notai che George le aveva messo un braccio intorno alla vita.

Strinsi forte la mano di Fred e sentii ricambiare la stretta.

"Eccoli!"- esclamai vedendo i nostri genitori. Lasciai la mano di Fred e mi precipitai al collo di mio padre; ne fu molto felice e mi abbracciò con forza. Diedi un bacio sulla guancia a mia madre e dopo che anche Helen li ebbe salutati entrambe passammo alle presentazioni.

"Mamma, papà, loro sono Fred e George"- disse Helen indicando rispettivamente prima uno e poi l'altro.

"Ragazzi, loro sono i nostri genitori: nostro padre James e nostra madre Narcissa."- aggiunsi io.

"Finalmente ci conosciamo."- esordì mio padre, mostrando un sorriso che non gli avevo mai visto prima.

"É un piacere avervi ospiti presso casa nostra, sono sicura che andremmo molto d'accordo"- aggiunse mia madre sorridente.

"Signori Phelps, il piacere è nostro."- risposero i ragazzi all'unisono. Io e Helen ci scambiammo uno sguardo pieno di gioia e poi ci avviammo tutti insieme verso la macchina.

Abitavamo in una villetta in periferia di Londra, in un quartiere molto tranquillo isolato dal resto del mondo. Beh, di certo non mi lamentavo di casa mia.

Era piuttosto carina e articolata su tre piani più quello della mansarda. Il piano più basso era la cantina con il garage. ma lo usavamo solo per la macchina babbana, le biciclette e i vecchi armadi, pieni zeppi di utensili e cianfrusaglie inutilizzate da anni. Al piano terra c'erano la cucina, la sala e un bagno, mentre al piano di sopra c'erano un bagno e tre camere da letto: una per i miei, una mia e di Helen e un'altra che utilizzavamo unicamente nel caso di ospiti. La nostra camera aveva le pareti verdi, una grande scrivania sulla quale c'erano i nostri libri e il nostro materiale scolastico e sotto la scrivania due cassettiere di media grandezza, una mia e una di Helen. Sul lato opposto della stanza c'erano il letto a castello: le coperte avevano disegnate delle scope da corsa e decori argentati sul mio letto e boccini, pluffe, bolidi e decori azzurri sul letto di Helen. In camera c'era anche una finestra che si affacciava sul giardino di casa nostra: quel piccolo cortile era un'esplosione di colori anche in inverno era ben tenuto, con l'evidente accuratezza della mano esperta di mia madre; inoltre si poteva accedere alla mansarda tramite un buco quadrato fatto apposta sul soffitto e una scala che tenevamo sotto al letto.

Lasciammo sistemare i ragazzi nella loro camera e io e Helen ne approfittammo per riordinare i nostri vestiti nell'armadio. Dopo pochi minuti la voce squillante di mia madre ci annunciò che il pranzo era quasi pronto e io andai a controllare se nella camera di Fred e George andasse tutto bene. Avevano la porta socchiusa e riuscii a udire uno strano bisbigliare.

Non capivo le parole che stavano dicendo e tantomeno l'argomento. Concentrai tutte le mie forze unicamente nell'udito e riuscii a realizzare un'idea sensata; per poco non svenni per lo spavento.

Quella non era la voce di Fred, e nemmeno quella di George.

Quella era una voce completamente estranea, che non avrebbe nemmeno dovuto esserci.

Non lì,

non ora.


Aprii la porta.



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