Tredicesimo capitolo.

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Un raggio di sole filtrava imprudente dalla finestra, facendomi coprire gli occhi con il cuscino che avevo di fianco.
Mi alzai controvoglia dal letto e mi feci una rapida doccia, per poi vestirmi e scendere in cucina.

La mia pancia stava brontolando rumorosamente, chiedendo di essere subito riempita.

Ancora una volta, mia madre non era a casa e questa volta non lasciò nemmeno un biglietto d'avviso.

Iniziai a chiedermi che diavolo di fine facesse tutte quelle mattine, anzi intere giornate in cui non era a casa.
Insomma, non aveva un impiego che potesse tenerla così occupata, quindi non potei darmi una risposta sul perché di quelle lunghe assenze.

I miei dubbi e le mie domande furono subito scacciate via dai miei pensieri, quando notai dalla finestra soffici fiocchi bianchi cadere interrottamente sull'asfalto. Mi affacciai alla finestra ad osservare compiaciuta quello scenario; non nevicava mai così, se non raramente, ma quella volta i fiocchi di neve erano davvero irrefrenabili.

Feci colazione e mi vestì con dei capi più spessi, dato che nevicava in continuazione. Appena uscii di casa, i miei piedi sprofondarono in quell'ammasso bianco.

Non vidi la macchina parcheggiata, segno che mia madre l'avesse presa per andare chissà dove e per chissà quanto tempo, quindi mi incamminai a passo feltro, per raggiungere poco dopo la Hill Hospital.

Raggiunsi il reparto in cui ormai stavo la maggior parte del tempo e mi diressi nella stanza 9.

Jessica stava dormendo beatamente, assumendo quasi le sembianze di un angelo.

Per tutta la giornata non vidi né Harry né Richard. Poco dopo però, ricordai che Harry aveva la giornata libera così i miei pensieri si spostarono sulla fine che avesse fatto Richard; non mancava mai dal lavoro, ci teneva troppo.

I miei pensieri vennero placati quando un paio di occhi color nocciola entrarono nel reparto.

Il respiro prese ad accelerare.

Si girò varie volte ad osservare il posto per po incontrare i miei occhi. Era fermo su due piedi, restante solo a scrutarmi.

Dopo un tempo che sembrò infinito, si avvicinò a me, con uno sguardo che trasmetteva emozioni indecifrabili.

-Che ci fai qui?- Restai a fissarlo mentre lui non proferiva alcuna parola.

-Devi venire con me.- Più autoritario che mai, mi afferrò per un braccio, ma io mi dimenai dalla sua presa.

-C-cosa? No, non lo farò.- Sul viso non tramutava nessuna emozione, fino ad ora.

-Non accetto storie.- E senza lasciarmi replicare, mi riacchiappò il braccio per poi trascinarmi, letteralmente, via dal posto.

-Zayn lascia..- E venni interrotta dalla vicinanza, troppo poca, del suo viso, e dal suo ruvido indice sulle mie labbra.

-Sta' zitta. Devi solo stare zitta.- La presa troppo forte sul mio polso, il passo troppo rapido per potergli stare dietro.

Aprì lo sportello e mi fece salire nella sua auto.

Zayn impugnò feroce il volante ed accelerò quasi come se dovesse scappare da qualcosa.

-Mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?- Esclamai, attenta ad osservare il suo profilo mentre fissava la strada, andando chissà dove.

Non parlò, non mi degnò di alcuno sguardo e tutto ciò era terribilmente frustrante.

Harry's Pov.

"Farete quello che vi dico, con o senza il vostro consenso." La voce di Alan era sobria, intramontabile e altamente irritante.

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