"George...io ho finito per oggi, ti serve altro prima che vada?", in cuor suo, sperava che il sous chef non gli chiedesse nulla di più. Aveva riapparecchiato i tavoli e già spazzato in quella parte del ristorante. Era esausto, e soprattutto, voleva uscirsene dal quel posto. Forse per vedere Louis. Che era lì per lui.
"Si, per favore, Harry...", come non detto, pensò Harry.
"Dimmi tutto...", gli disse, sospirando internamente.
"Chi è quel bel fighetto con cui stavi parlando prima sulla porta?", oddio, ma stava scherzando? Era quello di cui aveva bisogno, sul serio?
"Ah, quello? E' un amico, ci siamo conosciuti in un locale...", mentì, ma non del tutto. In effetti si erano davvero conosciuti in un locale. Il fatto è che non era proprio un amico. Non sapeva nemmeno lui come definirlo. Ma d'altronde, cosa avrebbe dovuto dire a George?
Sai, George, quello è il ragazzo a cui ho fatto un pompino da orgasmo fulmineo ieri sera, e oggi si è venuto a scusare per essersi comportato di merda e per non essersi ricordato nulla a causa dell'alcool!
No, non poteva assolutamente dire quelle cose al suo capo, nonostante potesse considerarlo come un padre.
"Mmm, tu non me la racconti giusta...comunque, chiunque fosse, è strafigo! Fattelo dire da un omosessuale da quasi quarant'anni e pure sposato!"
"Bé, si, non posso negare che sia bello..."
"BELLO? Uuh ragazzo, quello è molto più che bello...direi quasi angelico! Bè, ora vai...sei libero per oggi!"
"Grazie George!", lo salutò, appese la divisa al suo attaccapanni, poi si rinfilò il giubbotto e girò i tacchi per avviarsi davanti a Harrods, dove lo aspettava Louis. Si sentì richiamare poco dopo, da un George che si asciugava le mani, sbucando col capo dalla porta della cucina.
"Oh, e Harry?"
"Si?"
"Non lasciartelo scappare!", gli disse il sous chef, facendogli l'occhiolino, prima che una Zoe tutta eccitata sbucò da dietro di lui applaudendo il povero Harry. Il capo che era quasi come un padre e la sua migliore amica idiota. Si sentiva sotto esame. Insomma, doveva solo andare a sentire quali scuse si era inventato.
Finalmente fu libero, e due minuti dopo, con le mani nelle tasche del giubbotto, girò l'angolo verso l'entrata principale della mecca dorata del consumismo moderno, ovvero quel grande magazzino dove tutti sembravano volerci entrare per effettivamente comprare qualcosa, quando in realtà volevano solo essere fieri di aver camminato su quel pavimento.
Lo vide, appoggiato al muro, con il cellulare in mano, anzi all'orecchio, che probabilmente stava facendo una chiamata di lavoro. Almeno è ciò che sperò Harry, non poteva essere nessun altro uomo a chiamarlo! Ma a cosa stava pensando? Stava già provando della gelosia, ancora prima di sentire le sue scuse e quindi, ancora prima di perdonarlo? In ogni caso, non poté fare altrimenti che fermarsi a debita distanza e osservarlo ancora una volta. Era la bellezza fatta persona, probabilmente non era nemmeno un umano. Siamo sinceri, nessun umano poteva essere così bello! Si avvicinò camminando lentamente, mentre Louis era ancora al telefono.
"Cosa dici? Guarda che ti ammazzo...ma lo faccio sul serio!", stava dicendo al suo interlocutore al di là della cornetta.
"Se non lo faccio prima io...", azzardò a rispondere, più per farsi notare che per effettivamente intendere ciò che aveva detto. Quella frase bastò per attirare l'attenzione dell'architetto dagli occhi di ghiaccio, che alzò lo sguardo e, per poco, non perse la mascella per la forza di gravità.
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The House of Love (slash) #Wattys2016
FanfictionLouis è un architetto rinomato e professionale. Ha aperto uno studio in centro a Londra assieme al suo migliore amico Niall ed è richiesto dai più potenti della megalopoli per realizzare qualsiasi tipo di progetto. Harry è capo cameriere in un rist...