EPILOGO

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15 anni dopo

Il cancello di ferro battuto dell'agriturismo era socchiuso, per permettere il continuo passaggio agli organizzatori e a chi aveva il compito di addobbare la sala principale e il giardino. Nella sala da pranzo erano stati disposti venti tavoli rotondi, ognuno dei quali avrebbe accolto almeno dieci ospiti. Il centrotavola era un vaso basso e tondo, di cristallo di Boemia, con dei tulipani bianchi a gambo corto al suo interno. Intorno giacevano delle cialde di cera profumata agli agrumi e sul lato c'era una Polaroid istantanea che sarebbe servita agli ospiti per scattare foto ricordo degli ospiti presenti in ogni tavolo, in modo che gli sposi le avrebbero potute tenere di ricordo. I piatti erano disposti in base all'ordine dell'uscita delle pietanze, con tre forchette alla sinistra e tre coltelli alla destra. Un cucchiaino per il dolce era posizionato davanti ai piatti, quasi nascosto dai quattro bicchieri di vetro soffiato, ma abbastanza visibile per permettere a Liam di spaventarsi. Chissà perché poi aveva questa fobia irreale per i cucchiai.

Nel giardino c'erano già le panche sistemate per gli invitati, adornati con dei nastri d'organza bianchi e arancioni, in ogni sua sfumatura, e dei narcisi sulle stesse tonalità. Quello che avrebbe dovuto essere l'altare era praticamente un arco di tulipani e narcisi, posizionato proprio al centro della fine del percorso tra le panche. Davanti a esso due piccoli sgabelli addobbati anch'essi con dei nastri dello stesso colore, che avrebbero dovuto essere i posti a sedere degli sposi.

L'appariscente Nick, il wedding planner, sempre pettinato con un ciuffo alla Elvis Presley dei poveri e rigorosamente tinto di nero corvino, si destreggiava tra i tavoli e il giardino per controllare che tutto fosse al posto giusto, perché, coi soldi che gli avevano sganciato per quel matrimonio, non poteva permettersi di sbagliare nemmeno una virgola. E gli urletti che lanciava erano impagabili. Nel suo repertorio c'erano i migliori "Ehi tu! Quel fiore raddrizzalo!", oppure "non si apparecchia la tavola in quella maniera poco consona, per piacere" – enfatizzando la c – o ancora "Oh mon dieu! Ma ti prego...vattene guarda, vattene dalla mia vista!". Niall, che lo seguiva in ogni sua mossa, scuoteva il capo, essendosi arreso dopo il primo minuto. Lo lasciava fare, tanto erano più le volte che gli piantava una mano davanti al viso per dirgli di non immischiarsi in cose che non lo riguardavano e che non lo competevano.

Harry si stava specchiando da due ore, sistemandosi il papillon nero e continuando a scrollare la giacca. Ma quel papillon non ne voleva sapere di starsene dritto. Non aveva voglia di collaborare, forse per l'agitazione, forse per l'ansia.

"Sei bellissimo, amore", Louis richiamò Harry, appoggiato allo stipite della porta, con le mani nelle tasche dei pantaloni del completo e il doppiopetto aperto. Harry si girò e sbuffò, "Questo fottuto papillon non ne vuole sapere di starsene al suo posto", quasi mise il broncio, lasciando cadere le braccia lungo il corpo e abbassando il capo. Erano ormai quindici anni che Louis e Harry stavano assieme, e in quindici anni era sempre Louis che cercava di tirare su il morale del riccio quando c'era qualcosa che non andava. Sembrava di consolare un bambino, sebbene avesse ormai quarantuno anni. Si avvicinò al suo compagno e gli alzò delicatamente il mento con due dita, "Ehi...sei agitato?", gli chiese. Harry annuì, mentre Louis portava le mani a sistemargli decentemente il papillon e il colletto della camicia, "sarai perfetto, come sempre". Gli lasciò un bacio a fior di labbra, per tirargli su completamente il morale e per ribadirgli che si fidava di lui, ciecamente, come mai si era fidato di nessuno. Zayn li osservava affettuosamente dalla stessa posizione in cui era Louis poco prima, sorridendo dolcemente. Poi bussò sullo stipite cautamente, "Ragazzi, scusate il disturbo...Ashlee vi aspetta di là...", disse attirando la loro attenzione. I due ragazzi annuirono, "Dove sono Liam e Niall?", chiese Louis, mentre intersecava le dita con quelle di Harry, per avviarsi verso la camera della figlia. Zayn si portò la mano sul viso, "Stanno arrivando...sono stato fino ad adesso a consolare Liam e a dirgli che i cucchiai non mordono, ma non penso mi abbia creduto", sbuffò e poi ridacchiò, provocando la stessa reazione in Harry e Louis.

The House of Love (slash) #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora