Capitolo 3

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Garreth si svegliò il mattino seguente.

Non si era neanche accorto di essersi addormentato e non si era reso conto neppure di essere così stanco.

Evidentemente l'allenamento con Axel e la discussione con Danise l'avevano stancato più del previsto.

Si cambiò in fretta e si affacciò alla finestra.

Era una bellissima giornata primaverile, perfetta per una battuta di caccia al falcone.

Sorrise tra sé e scese in cucina.

Appena ebbe attraversato la porta però quasi venne investito da Rosette, la grassa cuoca della villa.

La donna girovagava per la cucina agitando un mestolo e lanciando imprecazioni a destra e a manca.

<<Buongiorno>>la salutò Garreth con un sorriso ma lei si girò nella sua direzione e gli puntò contro l'attrezzo da cucina che impugnava.

<<Buongiorno un corno>>sbottò lei<<Sei stato tu a rubare il pane dalla dispensa, non è vero, piccolo delinquente?>>lo accusò socchiudendo gli occhi.

Garreth mise la mani davanti al volto cercando di ripararsi dalla furia omicida di quella donna.

<<Io...no...non ho fatto niente...>>balbettò mentre Rosette tornava a vagare per la cucina come un tornado.

<<Allora è stato tuo fratello? O quella tua stupida servetta?>>continuò la cuoca.

Nel sentire l'allusione a Danise, Garreth s'irrigidì.

<<Posso garantire per la mia serva.>>la difese senza neanche sapere il perché<<Ieri non si sentiva bene e non penso avesse le forze di venir fin nelle cucine.>>continuò senza però essere più molto convinto<<A proposito, l'hai vista?>>chiese circospetto, sapendo di essersi appena contraddetto.

Rosette parve non farci caso e lo liquidò con un gesto.

<<L'ho vista uscire dal retro, sarà nelle stalle.>>gli disse ma Garreth non le lasciò neanche finire la frase che era già uscito, diretto alle voliere.

Non sapeva spiegarsi il perché ma aveva come l'impressione che Danise fosse da Axel.

E infatti la trovò proprio seduta davanti alla gabbia del falcone, anche se si teneva ad una certa distanza.

Ad un tratto gli balenò nella mente il litigio della sera precedente e una strana rabbia si impossessò di lui.

L'odio per se stesso e per aver fallito nel suo compito di padrone, si sommò a quello che già provava per la ragazza e quello che fece gli venne quasi spontaneo.

Non si era accorta del suo arrivo così ne approfittò per coglierla alla sprovvista.

Appena le fu accanto la prese malamente per un braccio e la fece alzare, spingendola contro il muro della stalla.

Danise era concentratissima.

Quella mattina, approfittando della confusione che si era creata in cucina per ragioni a lei sconosciute, era sgattaiolata alle voliere, decisa a far luce sul mistero Axel.

Appena le si era avvicinata aveva subito percepito quella strana energia del giorno precedente.

Aveva schermato la mente e si era avvicinata al falcone ma il suo incantesimo non era durato a lungo perché le voci nella sua mente si erano fatte sempre più alte fino a diventare insopportabili.

Così era stata costretta a mantenere una certa distanza dall'animale.

Si era seduta sul pavimento di pietra della stalla e aveva iniziato a cercare con la mente quella del falcone.

L'eredità di Turak_Il falcoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora