Capitolo 11

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La prima cosa che colpì Garreth al suo risveglio fu il penetrante odore di muffa che gli invase le narici con prepotenza facendo reprimere a stento un connotato di vomito.

Il ragazzo non aveva idea di dove si trovasse ma dall'oscurità, dall'umidità e dalle catene che gli fasciavano polsi e caviglie poté dedurre di essere stato rinchiuso in un cella.

Il che gli fece sorgere qualche domanda a proposito della vera natura del suo aguzzino.

Ma non fece a tempo a soffermarsi su quel particolare che un rumore di passi lo fece sobbalzare.

Provò a mettersi diritto, quel tanto che le catene gli consentivano, ma dovette presto desistere perché non appena fece leva sul braccio sinistro un dolore lancinante gli si propagò dalla spalla in tutto l'arto, facendogli stringere i denti per non urlare.

Un rumore di chiavi che girano nella toppa gli fece alzare la testa e lo spiraglio di luce che entrò nella cella dalla porta semichiusa illuminò il volto del suo visitatore.

Un omone pelato con una barba ispida e rada, nera come la pece, lo osservava con un ghigno divertito.

<<Allora, spero che il soggiorno sia di tuo gradimento.>>lo canzonò appoggiandosi allo stipite con le braccia incrociate<<Non che rimarrà così piacevole a lungo se non collaborerai.>>continuò alzando le spalle enormi.

Garreth puntò i suoi occhi eterocromi conto il carceriere.

<<Che diavolo volete da me?>>sputò tra i denti.

<<Dov'è la strega?>>chiese l'altro senza troppi preamboli.

<<Non ho idea di cosa tu stia parlando.>>rispose Garreth alzando le spalle e questa volta l'uomo si mosse verso di lui, prendendolo per il collo della camicia logora e posizionandolo alla sua altezza, per fissarlo in faccia.

<<Non ci provare.>>lo ammonì l'omone<<Tu ora mi dici dov'è quella sgualdrina che pensi di proteggere eroicamente così che la possa far bruciare sul rogo così come lei a fatto bruciare quei poveri disgraziati.>>sibilò con gli occhi che mandavano fuoco e lampi.

<<Non parlare così di lei.>>cercò di non urlare Garreth<<E Danise non ha fatto bruciare nessuno.>>concluse sfidandolo con un'occhiataccia.

Il carceriere digrignò i denti e si preparò a colpirlo con un pugno quando una voce alla sue spalle lo fece fermare.

<<Basta così.>>ordinò una voce che Garreth conosceva bene.

<<Padre?>>chiese sconvolto.

Il falconiere fece un passo avanti permettendo all'unico raggio di sole di illuminarlo.

<<Garreth>>lo salutò lui con un sorriso stanco, come se soffrisse nel vedere il figlio in quello stato.

<<Che sta succedendo?>>lo assalì il ragazzo<<E perché pensano che Danise sia una strega? Diglielo che si stanno sbagliando.>>lo implorò.

<<Non posso fare niente Garreth.>>mormorò sconfitto Alexander<<Gli ordini arrivano direttamente dal re e io non ho voce in capitolo.>>gli spiegò.

<<Ma sei il suo falconiere personale nonché suo amico fidato, le tue parole devono pur valere qualcosa. Non puoi permettere che uccidano Danise. E' innocente e lo sai. Padre, ti prego.>>lo supplicò ma l'uomo lo bloccò con un cenno della mano.

<<Basta Garreth. E' inutile che insisti. Lascia da parte il tuo orgoglio e aiutaci a trovare la strega. Poi potrai uscire di qui.>>disse risoluto ma il ragazzo scosse la testa.

L'eredità di Turak_Il falcoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora