Capitolo 2

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Le giornate in maneggio erano molto monotone. Prendi il cavallo, lo pulisci, lo metti in box. Andava avanti così dall'incidente e ormai ci avevo fatto l'abitudine. Tuttavia oggi c'era qualcosa di diverso, provavo una sensazione strana, come se dovesse succedere qualcosa. Infatti, pochi istanti dopo averlo pensato arrivò la piccola Sophia che "Hayley c'è un signore che ti vuole!" disse.

"Un signore?" chiesi alzando un sopracciglio

"Sì! Mi ha chiesto dov'eri e sono corsa qui a chiamarti! Dai muoviti ti sta aspettando!" disse con fare autoritario spingendomi verso il parcheggio sassoso.

Non ci misi molto a riconoscere quel volto, il cappello rosso con frontino, la maglietta bianca sporca di terra, i jeans scoloriti, la barbetta nera, occhi marroni e capelli neri.

Jimmy, il mio istruttore, era sempre stato come un padre per me. Grazie a lui la mia passione per l'equitazione è cresciuta giorno dopo giorno. Jimmy sapeva andare oltre la tecnica, oltre quel confine che c'è tra uomo e cavallo. Molta gente infatti lo prendeva quasi in giro dicendo che i suoi non erano cavalli, ma sembravano più dei cagnolini.

In quel momento mi ricordai della prima volta che lo vidi, mi venne quasi da ridere nel ricordare la scena.

"Mamma non voglio cambiare maneggio!"

"Hayley almeno provalo prima di criticare" ripose mia madre continuando a fissare la strada

"Ma a me piaceva! Perché a te no? Sono io quella che va a cavallo non tu!" riposi incrociando le braccia al petto

"quanto sei testarda!" sbuffò

"Non è vero!" dissi facendole la linguaccia

Tornai a guardare fuori dal finestrino e.. erano cavalli liberi quelli?

Misi le mani attaccate al vetro del finestrino e spalancai gli occhi, meravigliata dalla scena che mi si stava presentando davanti. C'erano più o meno dieci cavalle, tutte accompagnate da dei piccoli puledrini in un grande pascolo verde circondato da una staccionata bianca. Alcuni correvano, altri mangiavano l'erba, altri ancora giocavano tra loro.

"Allora... se vuoi possiamo tornare a cas-"

"No!" dissi bloccando la frase a mia madre che soddisfatta sussurrò un "immaginavo".

Arrivammo in un piccolo parcheggio erboso dove fummo accolte da due cani, uno nero e uno marrone.

Alla mia destra c'era un'immensa scuderia. I box erano grandi con una porticina in cui il cavallo poteva mettere fuori la testa. Le sbarre erano bianche e su ogni box c'era una targhetta di ferro con inciso il nome del cavallo.

La mia mente aveva già cominciato a fantasticare quando sentii delle urla.

Io e mia madre ci guardammo un po' perplesse e andammo verso il campo per le lezioni.

Un uomo con un cappellino rosso stava letteralmente correndo dietro a un cavallo grassoccio, con il manto grigio chiaro e una criniera nera folta e ribelle.

"Guarda che se ti prendo!!" urlò l'uomo

Mi misi a ridere, così forte che l'uomo si girò e venne verso di noi con il fiatone

"Tu...dovresti essere Hayley... giusto?" chiese tra un respiro e l'altro

"Sì" risposi cercando di trattenere le risate

"Bene, io sono Jimmy" cominciò porgendomi la mano che strinsi "E lui" riprese indicando il cavallo "è Twister. Mi aiuteresti a prenderlo? Oggi ha proprio voglia di giocare"

"Va bene!" risposi scavalcando la staccionata e ritrovandomi a fianco a lui

"Bene io direi di iniziar-"

"Twiiiiisterrr!" urlai cominciando a correre dietro il cavallo che appena mi vide drizzò le orecchie e cominciò a correre più veloce di prima

"Hayley!" sentì urlare

Mi girai e vidi Jimmy che mi stava fissando, quindi andai da lui preparandomi psicologicamente alla mia prima sgridata.

"Non si fa così..dobbiamo avere un piano prima" mi sussurrò all'orecchio porgendomi dei biscotti per cavalli nella mano

Fischiò e il cavallo guardò nella nostra direzione cominciando a camminare con cautela.

"allunga la mano" disse

Feci come aveva detto e Twister cominciò a trottare verso di me. In pochi istanti me lo ritrovai di fronte a mangiare i biscotti e con Jimmy a fianco che sorridente mi diceva "Bene, ora siete amici! Direi di iniziare!"

Mi vennero quasi le lacrime agli occhi vedendolo ora. Era da mesi che non lo sentivo perché avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi, del suo giudizio. Invece l'unica cosa che fece appena mi vide fu sorridere e spalancare le braccia.

Non resistetti.

Corsi verso di lui e mi buttai fra le sue braccia, che cominciarono a stringermi affettuosamente.

In quel momento mi senti protetta da tutto e da tutti, un semplice abbraccio riuscì a farmi dimenticare per qualche istante ciò che era la mia vita e ciò che restava di me: un mucchio di brandelli che non riuscivano più a mettersi insieme, a ricomporsi, per dare vita ad una cosa sola.

"Scusa" fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di iniziare a singhiozzare.

"Tutti commettiamo degli errori Hayley, nessuno è perfetto"

No invece, lui non avrebbe fatto ciò che ho fatto io. Lui avrebbe pensato alle conseguenze prima di agire. Io invece, ho dato ragione all'istinto, all'egoismo, al fatto che avere un pezzo di metallo dorato tra le mani mi avrebbe reso felice.

Mi staccai da lui, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano e "Come mai sei venuto qui?" chiesi guardandomi i piedi

"Mi mancavi, ci mancavi. Dopo l'accaduto avrei dovuto starti vicino, ma ho pensato che forse era meglio lasciarti un po' di spazio. Ma ora è passato un anno, è tempo di andare avanti"

"No. Ho sentito troppe volte questa frase ormai"

"può essere, ma ora a dirtelo sono io. Ne hai passate tante e sei sempre riuscita ad affrontare le difficoltà a testa alta."

"il resto non è niente in confronto a questo. Non hai visto in che condizioni è Red, non hai visto come l'ho rovinato" dissi cercando di trattenere le lacrime

"forse Red non riesce ad andare avanti perché prima devi farlo tu. Torna con me Hayley. Torna nel nostro maneggio, nella tua seconda casa e ricominciamo insieme, da zero."

"Non credo di averne la forza"

Lo sentii sospirare e poi "Domani sera c'è un incontro dove verrà un signore a parlare della sua esperienza a cavallo. Mi piacerebbe che tu venissi"

"Non aspettarti che un paio di frasi motivazionali mi spingano a ricominciare."

"Non ti ho detto questo. Ti chiedo solo di esserci."

E per la prima volta da quando era arrivato alzai lo sguardo per incontrare il suo. I suoi occhi lucidi, colmi di speranza mi fecero pensare. Alla fine non ho più niente da perdere.

E dopo qualche istante di silenzio risposi "Va bene. cercherò di esserci."

E dopo avermi sorriso mi travolse di nuovo in un caldo abbraccio.


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