Capitolo 3

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Jimmy se n'era andato, continuando a supplicarmi di andare all'incontro di domani sera. Alla fine gli dissi che ci sarei stata, ma di non aspettarsi niente da me.

Dopo aver spazzolato, pettinato e medicato Red, lo portai nel suo box. Come sempre dopo essere entrato, stava fermo a fissare il vuoto.

"Guarda come ti ho ridotto" pensai.

Red aveva solo sei anni, ma ne dimostrava molti di più. Capitava a volte che delle scuole venissero a far visita al maneggio. I bambini indicavano i cavalli dicendo "Guarda che bello" oppure "Guarda che grande", poi quando arrivavano a lui smettevano di sorridere, era come se il mio cavallo rilasciasse tristezza, sofferenza, e gli unici commenti che riceveva erano "quello è vecchio" o "guarda quanto è brutto".

No Red, tu non sei né brutto né vecchio. Se solo sapessero quello che ti è successo, forse la smetterebbero di prenderti in giro o di torturarti con le parole.

Rimasi un po' con lui, accarezzandogli il muso, ma niente. Ultimamente vedevo Red come una lampadina: qualcosa si era rotto e la luce si era spenta. Sì, qualcosa dentro di lui non funzionava più e la sua energia, il suo carattere esplosivo, la sua voglia di vivere erano spariti.

"Ci vediamo domani" gli dissi prima di chiudere la porta del box e dirigermi verso la macchina.

 ***

Tornata a casa trovai mia madre seduta sul divano intenta a leggere un libro. Aveva i capelli legati ma una piccola ciocca le ricadeva sulla fronte. Appena mi sentì arrivare alzò la testa di scatto e appoggiò lentamente il libro sul tavolino che aveva di fronte, non staccando mai lo sguardo dal mio.

"Hayley.." cominciò lei alzandosi in piedi e venendo verso di me con occhi lucidi

"No mamma, scusa. Non dovevo reagire così"

"no no scusa io, non dovevo tirare fuori l'argomento"

"Abbiamo sbagliato entrambe..mi dispiace" dissi infine.

Sapevo che mia madre voleva solo aiutarmi, proteggermi, ma credo che nessuno avrebbe potuto darmi una mano, a meno che qualcuno non sapesse fare i miracoli e curasse il mio cavallo.

"Oggi è venuto Jimmy.." dissi abbassando gli occhi

"Cosa? E me lo dici così?" chiese lei, stupita dalla mia freddezza nel pronunciare il nome dell'uomo

"Mi ha chiesto di andare ad un incontro domani sera..gli ho detto che ci andrò"

Avrei dovuto fare una foto a mia madre in quel momento e immortalare la sua espressione stupita, con gli occhi pieni di speranza di nuovo lucidi. Era come se si fosse appena accorta che non tutto era perso per me, avevo ancora una chance. La domanda è: io volevo una nuova chance?

***

Il viaggio verso il maneggio di Jimmy sembrava senza fine. La strada era buia e non potevo vedere i paddock con le giumente. Avevo cercato di pensare ad altro accendendo la radio, ma mi fece solo venire un tremendo mal di testa.

I miei pensieri tornarono alle parole del mio istruttore: forse Red non riesce ad andare avanti perché prima devi farlo tu.

E se avesse ragione? Non ho la forza per risalire dall'abisso in cui sono caduta, figuriamoci se ne ho per tirar fuori anche lui.

Ok forse Jimmy aveva ragione. Come sempre.

L'insegna del maneggio era incisa su un'asse di legno, era leggermente crepata viste le piogge e gli anni che passavano. Parcheggiai nel solito posto. La stanza delle riunioni stava alla mia sinistra.

Era molto carina: fuori c'era un piccolo soppalco con un tavolo e due sedie mentre dentro c'erano cinque o sei tavoli lunghi in legno con delle panchine. Sulla parete destra erano attaccati dei cartelloni fatti dai bambini del maneggio durante l'estate mentre su quella sinistra le foto di ogni allievo durante la lezione o passeggiate e molto altro. Infine c'era un piccolo palco dove Jimmy intratteneva i bambini con piccoli spettacoli a cui avevo assistito parecchie volte quando ero piccola.

Senza rendermene conto mi ritrovai fuori dalla porta leggermente socchiusa, riuscivo ad intravedere un piccolo fascio di luce e sentivo delle voci. Le persone lì dentro erano felici, ridevano, scherzavano, sarei stata di troppo, ne ero sicura.

Ero pronta per andarmene quando qualcuno aprì la porta.

"Hayley?" chiese una voce familiare

Alzai lo sguardo e "James?" sorrisi.

"Hayley!" urlò lui sollevandomi da terra con un abbraccio che mi lasciò senza fiato.

"Ragazzi c'è Hayley!" gridò mettendomi giù e facendomi segno di entrare.

Nella stanza calò il silenzio, avevo tutti gli sguardi puntati addosso.

Tra la gente incontrai lo sguardo di Jimmy: soddisfatto e colmo di speranza.

"Sono venuta" gli sussurrai con un sorriso imbarazzato.

"Hayley!!" urlarono tutti e alzandosi in piedi per venirmi a salutare.

"Ciao!" mi salutò la moglie di Jimmy, stringendomi la mano.

Poi vennero Michael, Sam, Luke e molti altri. Erano tutti contenti di vedermi e io rimasi sorpresa dalla loro reazione. Avevo paura di essere giudicata da tutti, invece mi ero dimenticata con che genere di persone avevo a che fare. Non per niente le consideravo come una famiglia, persone comprensive che ti supportano in ogni momento, in ogni difficoltà.

Mi sono allontanata da loro, scordandomi di queste cose, sono stata stupida. Loro ci tenevano a me e io li ho delusi, tutti.

L'ultimo a venire da me fu Jimmy che mi abbracciò e mi sussurrò un "Grazie" che mi riempì per qualche istante il cuore di gioia.

"Bene direi che possiamo iniziare! Per favore sedetevi tutti!" disse l'uomo al mio fianco, facendomi segno di sedermi accanto a lui.

Lui rimase in piedi e "Vi presento il signor Thomas!" concluse prima di accomodarsi e applaudire insieme a tutti gli altri.

Il mio sguardo era puntato dritto sul piccolo palco e nella stanza calò il silenzio. Si sentiva solo un qualcosa che batteva sul pavimento in legno. Poco dopo vidi un uomo sulla sessantina, una camicia blu, un cappello da cowboy nero, capelli corti quasi bianchi e degli occhi verdi. Poi i miei occhi finirono sulle gambe, anzi, sulla gamba. L'uomo si aiutava con un bastone a causa di gamba sana e una artificiale che a ogni passo batteva sul legno.

Guardai di scatto Jimmy, ma lui era troppo intento a fissare meravigliato quella che a me sembrava una scena terrificante. Ma qualcosa mi tenne lì seduta, pronta ad ascoltare ogni singola parola che quell'uomo avrebbe detto.


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