Capitolo 6

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<< Dorotea è in casa? Ho bisogno di un'aspirina! >> quasi urlo mentre varco di corsa la porta di casa e mi dirigo verso la cucina.

<< Christine. >> una voce però mi interrompe e mi volto, notando solo ora due teste curatissime sbucare dal sofà in salotto. Deglutisco e mi sistemo freneticamente i capelli. Dannazione, non dovevano essere via? Mi avvicino al divano e noto mia madre che mi sta fissando con aria di rimprovero, sicuramente per la mia poco elegante entrata di poco fa, e la signora Miggly seduta all'altro capo, con le gambe accavallate e una tazzina di thè tra le mani. Indossa un'orribile blusa marrone e paio di stivaletti beige. Io mi fermo imbarazzata di fianco al divano e cerco d evitare lo sguardo di mia madre. In quel momento, entra Dorotea con una teiera su un vassoio di argento, si avvicina al tavolino e, dopo avermi lanciato una breve occhiata, ve lo appoggia sopra.

<< Scusate l'attesa, signore. Ecco il vostro thè. Signorina Swaight, ne gradisce un pò anche lei? >> capisco che si sta rivolgendo a me per il signorina, allora la guardo ed è un sollievo. La sua occhiata finalmente mi riscuote ed entro in tutto e per tutto nel mio personaggio. Non ci voleva proprio questo incontro!

<< Grazie, Dorotea, lo accetto molto volentieri. >> dicendo cos', sorrido debolmente alle due donne sul divano e mi accomodo sulla poltrona affianco, mettendomi sul bordo, accavallo appena le bambe e incrocio le caviglie, mantenendo la schiena dritta. Lo sguardo di mia madre mi fa capir che va bene, la posizione almeno. Dato che sicuramente i capelli saranno un po' in disordine per la corsa che ho fatto fino a casa e le guance mi saranno tornate pallide per l'assurdo mal di testa che non mi è passato.

<< Cara, cosa racconti di nuovo! >> mi chiede la signore Miggly, Margareth credo si chiami, portandosi la tazzina alle labbra e fissandomi oltre il bordo. Ha uno sguardo strano, come se sapesse che ho appena ricevuto l'offerta di entrare in una rock band. Effettivamente, non mi sorprenderebbe, data la sua innata capacità di farsi gli affari altrui di chiunque. Il panico inizia a montarmi dentro ma ho il tempo di far finta di nulla grazie al ritorno di Dorotea con la mia tazzina. Quando me la passa, mi fa l'occhiolino. Io guardo nella tazzina e capisco il motivo. In fondo vi è una piccola pastiglia, di sicuro l'aspirina. Che donna d'oro! Trattenendo l'enorme sorriso di gratitudine che stava per affiorarmi, mi sporgo a prendere il thè e a versarmene un po', bevendo poi un grande sorso per includere e deglutire anche la pastiglia. Al leggero tossicchiare di mia madre capisco che è passato troppo tempo dalla domanda della Signora Miggly e che non posso più aspettare a rispondere.

<< La scuola va molto bene, se le interessa signora. >> mia madre mi lancia una fugace occhiata di rimprovero. Ha ragione, persino io ho colto il mio tono di sarcasmo sull'ultima frase. Ovvio che le interessa, anzi probabilmente conosce tutti i miei voti, ma non volevo mi uscisse ironico!

<< Che brava ragazza, diventerai proprio un ottimo medico, ne sono certa! >> esclama orgogliosa la signora Miggly e mia madre le sorride che un luccichio negli occhi. Improvvisamente il thè ha un sapore amaro e non posso sopportare di berlo. Ho bisogno di andarmene. Si è già sviluppata troppa aspettativa nei miei confronti in pochi minuti.

Ho bisogno di andarmene.

Delicatamente, appoggio la tazzina sul tavolo e mi sporgo leggermente verso le due donne che stanno ancora parlandi di una qualche famiglia perfetta, di medici, di grandi carriere, e mantengo la mia espressione più cordiale, cercando di non dare a vedere quanto questa breve conversazione mi abbia turbata.

<< Se volete scusarmi, mi ero dimenticata di dover andare al ricovero ad assistere le signore. Grazie della compagnia, signora Miggly. >> lei si alza a salutarmi con tre bacetto sulla guancia, ma il suo sguardo è furbo. Vado davvero al ricovero, vecchia bisbetica!

<< Ma certo, cara. Sei così bella ed altruista a prenderti cura di noi più anziani! >> mi accarezza una guancia mentre il suo tono diventa mieloso. Mica mi prendo cura di te, mummia! Poi rivolgo l'attenzione a mia madre, che mi sta guardando che un sopracciglio leggermente alzato. Sa che non avevo in programma di andarci oggi, ma la verità è che il ricovero è il mio rifugio. Mi avvicino e le lascio un breve bacio sulla fronte.

<< Ci vediamo più tardi, madre. >> e senza prendere borsetta ne giacca, mi dirigo alla porta, lasciando un breve cenno di saluto a Dorotea.

Quando sono in strada, è inevitabile ed inizio a rimuginare.

Non è colpa mia.

Stranamente però ora, questa frase, non la collego più all'occasione sfumata della band. La collego alla medicina. All'università. La indirizzo ai miei genitori. Il mal di testa è passato ma rimango comunque frustrata. Che accidenti sta succedendo dentro la mia testa? Ma la vera domanda, forse, è:

che accidenti sta succedendo dentro il mio cuore?  


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