(Ricordo 1) 9- Cinque giorni

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Eravamo stati a Vietri. Avevamo preso due granite per uno perché stavamo morendo di caldo e mia nonna ci aveva lasciato passeggiare da soli sul lungo mare. Io camminavo in bilico sulla striscia bianca del marciapiede con le braccia allargate pronta a cadere, lui era affianco a me pronto a prendermi. Avevamo cominciato a ricordare come due adulti i mesi precedenti, quelli in cui eravamo stati vicini di banco, i mesi in cui scarabocchiavamo ognuno sul diario dell'altra senza che l'altro se la prendesse sul serio. Ci eravamo guardati tre o quattro volte e io avevo appoggiato la mia mano sulla sua spalla
-Quei pantaloncini sono troppo corti- non faceva altro che ripeterlo da giorni.
Poi ci eravamo avviati al pulman. Eravamo nelle file più dietro, quelle dove , nelle gite, c'erano i ragazzi fighi che giocavano al gioco della bottiglia. Nessuno di noi due si era mai seduto lì infondo fino a quel giorno. Faceva caldissimo e lui era rosso in faccia ma continuava a sorridermi. Mi aveva detto METTI LE GAMBE QUI e io avevo incastrato l'incavo dei miei gionocchi con i suoi ginocchi. Aveva preso ad asciugarsi la fronte con foga mentre commentava la musica vecchia che aveva messo l'autista. Poi eravamo partiti. Lui si è addormentato subito dopo avermi sventolato un po di fresco con un foglio, io dopo aver fatto lo stesso mi ero addormentata sulla sua spalla e sentivo il suo profumo più forte che mai. Quando mi svegliai lui era ancora addormentato, sudato fradicio. Mentre gli raccoglievo il sudore con la giacca canticchiavo la canzone che stavano facendo in quel momento alla radio
Troppa gente che mi chiede, scava dentro la ferita ma in me non cicatrizzi mai.
Lo dovetti svegliare dopo poco perché eravamo arrivati. Lui aveva gli occhi stropicciati dal sonno. Ed era bellissimo. Quando scendemmo un signore che aveva viaggiato con noi ci si avvicinò
- Ragazzi siete davvero una bella coppia-
Guardai lui per qualche secondo ancora troppo scosso dal sonno per replicare
- No guardi che siamo solo migliori amici - pensai che era dura dirlo ad alta voce, sbandierare al mondo il mio fallimento, allora aggiunsi
- lui mi vede come una sorella... -
Il signore prese a sorridere
- Non fa differenza, insieme state comunque bene-
Lui sbuffò e ci allontanammo dal pulman e le stelle già stavano per spuntare fuori come fiori brillanti di rugiada.

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