12- Run (Einaudi)

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Siamo fuori. L'aria fredda di Dicembre mi entra nel naso, scende fino allo stomaco e mi fa rabbrividire. Gia c'è buio e sono solo le sei, e alcune nuvole grigie occupano una buona parte di cielo. - Qualcuno ha una sigaretta?
I suoi occhi riempiono uno spazio illimitato, sono luminosi anche se scuri e sorridono.
Nessuno risponde.
- Vorrà dire che dovrò fare da solo - Mi lancia uno sguardo e mi fa un occhiolino mentre tira fuori dalla borsa una scatola di sigarette piena di tabacco. Lo osservo. Le mani gli tremano lievemente e un ciuffo riccio gli è caduto sulla fronte. Mette la lingua tra i denti coprendo il labbro inferiore come facevo io da bambina quando mi impegnavo a colorare dentro i margini. Sospira e si gratta la barba corta. Alla fine accende il suo lavoro con la sigaretta di Francesca. La fiamma rimane per qualche secondo accesa finché lui non aspira il fumo lentamente. Ho continuato a fissarlo e non me ne sono accorta. Solo che mi sto ricordando di tutte le volte in cui il suo viso dovevo provare a ricordarlo senza averlo difronte ed era difficile. Allora sto cercando di guardarlo il più possibile, di tenere presente ogni più piccolo gesto : quando si tocca l'occhio con il dorso dell'indice, quando si abbassa le maniche trascinandole verso il basso con le mani, quando cammina tenendo le mani in tasca e le braccia semi aperte.
- Tutto ok, bambola? -
Lo guardo di traverso, poi gli sorrido debolmente
- si, tutto regolare-
Dopo avermi guardata alza gli occhi. Le stelle sono nascoste dalle nuvole ma è come se si potesse percepire la loro magia nell'aria fredda.

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